C’era una volta l’Italia dei campanili, quella di provincia, che sembrava anche la più adatta a raccontare e descrivere il nostro Paese. Un territorio fatto di un fitto tessuto di piccoli centri la cui economia era caratterizzata da altrettanto piccole produzioni artigianali che faticavano, però, a produrre reddito al passo coi tempi.
C’è adesso, invece, un Paese che sempre più, di anno in anno, ha conquistato alcuni mercati mondiali (segnatamente quelli dell’agroalimentare) basandosi su prodotti che sanno di territorio e ne esprimono le sue peculiarità specifiche, la sua storia.
E’ quello del cibo lo scenario che sta portando l’Italia a essere sempre più considerata scrigno senza pari di gioielli inestimabili, testimoni di cultura millenaria e (ove possibile) anche preziosi moltiplicatori di un reddito che può diffondersi anche in quelle campagne che venivano sino a poco tempo fa viste, nel migliore dei casi, come improduttive e teatro di sforzi pressoché inutili. Ecco perché lo Stivale oggi è guardato nel mondo con un’attenzione di cui nessun’altra Nazione ha sinora goduto.
Un prodotto tipico, non è solo frutto del territorio, ma è storia e cultura. Racconta spesso non solo di generazioni ma addirittura di popoli che si sono succeduti nella stessa zona per continuare a far vivere una tradizione, a dispetto delle difficoltà di ogni genere.
Un ennesimo esempio di tutela delle tradizioni e della cultura di un territorio nascerà sabato 8 febbraio in Calabria, ad Altomonte, dove avrà il battesimo la “Confraternita dei Zafarani cruschi del Pollino”, zona la cui catena montuosa è adagiata fra Calabria e Basilicata alle quali fa da meraviglioso sfondo.
Le Confraternite basate sulle tradizioni culinarie e sulle eccellenze della terra e del territorio in Italia sono circa un centinaio. Vivono grazie all’entusiasmo di persone che dedicano la propria vita a qualcosa da curare e far sopravvivere a dispetto della globalizzazione. E questo è proprio il caso dei zafarani cruschi, testimonianza di cibo povero tano usto dalle famiglie contadine.
“La Confraternita dei Zafarani cruschi è nata – si legge nel programma dell’evento – con l’obiettivo di preservare, valorizzare e promuovere la cultura e le tradizioni legate ai celebri peperoni cruschi del Pollino, un prodotto simbolo della nostra terra. Ci proponiamo di diffondere la conoscenza di questa eccellenza gastronomica, sia a livello nazionale che internazionale, attraverso attività di degustazione, eventi culturali e collaborazioni con altre confraternite”.
<Abbiamo voluto costituire questa Confraternita – spiega il priore, Enzo Barbieri (nella foto), insostituibile e infaticabile custode e perno di tutte le attività e della storia enogastronomica della Calabria, di cui è testimonial, e che ama definirsi “agrichef” per sottolineare la sua vocazione a valorizzare i prodotti della terra – perché crediamo che possa essere lo strumento giusto per custodire una tradizione meravigliosa che nacque in questa zona di cui è diventata una delle “fotografie” e dei simboli più belli e apprezzati. I peperoni cruschi ricordano abitudini e usanze genuine che pescano nel nostro passato e per questo costituiscono un valore culturale che va tutelato>.
<Si è creato un grande entusiasmo attorno a questa iniziativa – aggiunge Michele Barbieri, direttore della Confraternita – è scattato già da tempo il tesseramento ma la Confraternita nascerà ufficialmente durante l’evento dell’8 febbraio denominato “Una tradizione croccante nella Fice” (Federazione italiana circoli enogastronomici) che si svolgerà nel centro storico di Altomonte a sancire il valore di un prodotto che è storia e cultura. Al convegno parteciperanno eminenti personalità come antropologi, rappresentanti dell’Accademia della cucina italiana, dell’Associazione italiana coltivatori. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, si svolgerà anche il gemellaggio con la Confraternita della Frittola calabrese “La Quadara” a testimonianza anche della nostra volontà di creare sempre più una “rete” sul territorio e per il territorio, basata su tutela e promozione delle tradizioni e dell’identità culinaria della nostra terra>.
Appuntamento, quindi, per i cultori delle tradizioni enogastronomiche e della cultura popolare per l’8 febbraio ad Altomonte, fra l’Hotel Barbieri, il Salone Razetti e il Chiostro dei Monaci Domenicani, nel cuore di quella incredibile “isola” che è Altomonte.