L’iniziativa di Proposta Vini va alla scoperta delle coltivazioni a piede franco sparse per l’Italia dal sapore quasi primordiale di vini “sopravvissuti”.
Siamo nella seconda metà dell’Ottocento quando la viticultura mondiale cambiò radicalmente il modo di vivere la vita in vigna. Nel giro di pochi anni un parassita, la fillossera decimò, la viticoltura del Vecchio Continente che si ritrovò indifesa contro il nuovo nemico presente nelle viti, portatrici sane, provenienti dal Nuovo Mondo in grado di attaccare ed infestare le radici e di conseguenza uccidere la vite.
Solo con svariati tentativi – dall’allagamento delle vigne all’insabbiamento delle radici – si riuscì a trovare la soluzione a questa piaga: il portainnesto. Si tratta di una fusione di due tipologie di piante, una europea e una americana, in quanto quest’ultima resistente all’attacco di questo insetto su cui viene saldato il nesto e che fornisce alla nuova pianta l’apparato radicale.
Tra i pochi superstiti si contano vigneti sparsi in alcuni terreni vulcanici, sabbiosi o argillosi, in terreni invasi periodicamente dall’acqua o in zone molto nevose, in cui la fillossera non attecchisce e pochi altri resistettero perché capaci di vivere sul loro piede originario, la cosiddetta vite a piede franco e quindi non innestato con un’altra vite americana.
Durante la serata sono stati approfonditi proprio tutte le sfaccettature attinenti alla coltivazione in questione grazie al progetto ideato dal fondatore di Proposta Vini , Gianpaolo Girardi, all’interno del teatro dell’ormai consolidato partner Piazza Scammacca. “L’illuminazione su questa coltivazione straordinaria la devo ad un esponente di spicco della viticultura etnea, Salvo Foti, perché quando sono andato a trovarlo in cantina ho scoperto un mondo tanto affascinante quanto faticoso”.
L’evento in questione ha visto un’esaustiva quanto minuziosa narrazione degli eventi fino ai giorni nostri, narrando di come la viticultura è cambiata nel corso dei decenni e le differenze principali tra vini prodotti da viti a piede franco e viti innestate. Attraverso una masterclass creata ad hoc e condotta del sommelier di Piazza Scammacca Aldio Sofia, ci si è potuti addentrare in mondo tanto affascinante quanto complicato, come testimoniato proprio dal padrino della serata Salvo Foti, esponente di lustro del piede franco alle pendici dell’Etna.
Narrando dei vari interventi e delle grandi differenze gustative di questa tipologia di vini, Salvo racconta “Abbiamo la necessità di curare ogni singolo centimetro di terreno vitato, perché se la terra cambia di palmo palmo, le pietre nascondono insidie dito per dito”. E ancora “Con il Prof. Di Lorenzo, professore ordinario di scienze agrarie presso l’Università di Palermo, abbiamo condotto un esperimento: impiantare la stessa tipologia di uva in due ettari contigui ma con entrambe le tipologie di coltura. Il risultato è stato sorprendente specialmente per la qualità di frutto che abbiamo ottenuto dal piede franco e sperimenteremo ulteriormenteper scoprire sempre più proprietà capaci di ottenere un vino il più naturale possibile”.
La degustazione si apre con un Abbatia brut nature 2017 da uve 100 % fortana, di Mariotti, varietà a bacca nera autoctona emiliana della Pianura Padana, realizzata con un affinamento sui lieviti di 72 mesi. Dal colore aranciato brillante, questo metodo classico mescola tannini leggerissimi e lieviti donando un’esplosione in bocca equilibrata da un’acidità leggera e setosa dovuta all’esposizione nord/sud, altitudine 0 m slm, superficie 5 ettari, ceppi/ha 2500 su un terreno sabbioso. A colpire risulta sicuramente la facilità di beva, per un vino ricco ma allo stesso tempo semplice, capace di farsi apprezzare le sue mutevoli sfaccettature di un perlage fine con un ben bilanciato fin di bocca.
Segue un’etichetta molto simile al territorio etneo perché realizzate nella zona di un altro vulcano italiano, il Vesuvio. Il Bianco ‘Pompei’ Bosco de Medici 2021 anche in questo caso rappresenta un uvaggio autoctono della zona, il caprettone, chiamato così per la particolare forma che assume il grappolo una volta maturato simile alla barba del capretto. I vigneti sono coltivati a un’altitudine compresa tra i 250 e i 350 metri sul livello del mare, con soleggiata esposizione sud-ovest e su terreni prevalentemente composti da sabbie vulcaniche. Al temine della vendemmia, che si svolge manualmente verso la metà settembre, i migliori grappoli sono sottoposti a una pressatura soffice. Il 70% della massa fermenta in serbatoi d’acciaio a temperatura controllata, mentre il restante 30% fermenta con macerazione sui raspi per 3 settimane in dolium di terracotta dell’Impruneta. Freschezza e sapidità sono le principali caratteristiche di un vino che, come ogni suolo vulcanico, necessita qualche anno di bottiglia per farsi apprezzare al meglio.
Come terzo vino è stato proposto un Soave Classico I Rasoli della cantina Le Battistelle 2022, vignaioli indipendenti della zona di Monforte d’Alpone, in provincia di Verona. Realizzato da Garganega 100%, non si fa fatica a definire questa viticoltura come eroica visti i terreni ripidi e difficili, ma con una particolare esposizione permette alle uve di raggiungere una maturazione perfetta, che si riflette nelle note fruttate e minerali del vino provenienti dal terreno principalmente basaltico e tufaceo. Un vino complesso e strutturato sia al naso che all’assaggio, risultato di una pressatura manuale con antico torchio, fermentazione in acciaio a temperatura controllata seguito da un affinamento in anfora di terracotta leggermente smaltata. Segue ulteriore affinamento in bottiglia.
Dulcis in fundo termina la degustazione con Salvo Foti e il suo Palmento Caselle, etichetta di assoluto pregio realizzata solo da uve carricante tipiche del territorio etneo, nello specifico del versante est del vulcano zona Milo. Il vigneto del “Palmento Caselle” 2020 de I Vigneri, è stato impiantato totalmente con l’antichissima tecnica etnea dei “magliuoli”, trattandosi dunque di produzione diretta di circa 2400 viti in una superficie della parcella di circa 0,30 ettari e pertanto una piena e virtuosa espressione di quello che la serata evento vuole raccontare. Pressatura diretta delle uve intere con decantazione statica e naturale del mosto per circa 30 ore per poi affinare in serbatoio in acciaio per 6 mesi per passare successivamente alle botti di legno. Il risultato è inevitalbilmente un successo: una pulizia di naso perfetta accompagna una grande complessità del bicchiere di eleganti sensazioni burrose sorrette da una bella acidità, contornate da sentori di erbe officinali e spezie delicate, con lievi rimandi minerali e sulfurei contornati da una notevole struttura al palato che regala un bel finale sapido.
La masterclass è risultata pertanto molto apprezzata dai presenti non solo per i vini in degustazione quanto anche per le tematiche trattate, di cui si conosce ancora relativamente poco. Viticulture eroiche sotto tutti gli aspetti, ma in molti casi preistoriche, considerata la loro capacità di resistere al tempo che vuole essere preservato e diffuso attraverso il progetto come quello di Vini Franchi realizzato da Proposta Vini alla ricerca di eccellenze in tutto il territorio italiano.