Salvaguardia della biodiversità vitivinicola e attenzione a cogliere l’essenza più autentica del territorio è stato il tema della masterclass organizzata da ONAV Catania guidata da Danilo Trapanotto all’interno della kermesse enologica di successo ViniMilo. Un momento di approfondimento con chi come l’associazione G.R.A.S.P.O. da anni lavora ed effettua ricerca per la salvaguardia di quelli che vengono definiti “vitigni reliquia”.
L’Italia rappresenta nel panorama vinicolo mondiale uno dei Paesi con maggiore diversità viticola, con 610 vitigni di uva da vino iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. A questi si aggiungono una grande e interessante quantità di biotipi, a volte presenti solo in alcuni esemplari e a forte rischio di estinzione, custoditi e valorizzati da viticoltori e ricercatori che con dedizione e numerosi tentativi cercano di portare in auge.
Un processo per nulla semplice ma fondamentale visto l’importante e reale opportunità che queste varietà possono rappresentare per permettere una maggiore valorizzazione delle produzioni locali e del territorio ospitante.
Conosce bene questo aspetto Milo, uno dei più piccoli comuni della DOC Etna, che ospita ogni anno la manifestazione dedicata alla viticoltura siciliana etnea. Territorio che per posizione geografica e caratteristiche morfologiche oggi è oggetto di ricerca e approfondimento da parte di numerosi studiosi ed enologi. Infatti, a sostenere l’attività di ricerca per la salvaguardia dei cosiddetti “Gioielli dell’Etna” è possibile menzionare Edoardo Ventimiglia,produttore che ha rilanciato il “Nocchianello” e titolare della cantina toscana Sassotondo,con il progetto “Ritorno – Un Etna Bianco Superiore per la Biodiversità Viticola”. Ventimiglia insieme ad un gruppo di produttori ha dato vita alla produzione, l’imbottigliamento e la commercializzazione di 200 bottiglie numerate formato magnum di DOC Etna Bianco Superiore, selezionando uve provenienti dai vigneti di Contrada Caselle di Eredi Di Maio.
Un progetto dal grande valore naturalistico che poggia sulle solide basi dall’azione quotidiana di recupero dei ricercatori ed enologi di G.R.A.S.P.O., acronimo di Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e la biodiversità viticola. I fondatori sono Aldo Lorenzoni, accademico della Vite e del Vino, enologo e direttore fino al 2020 del Consorzio Tutela Vino Lessini Durello, del Consorzio di Tutela Vini Soave e Recioto e dei Consorzi Arcole DOC e Merlara DOC e Luigino Bertolazzi enologo, esperto degustatore e divulgatore attuale vice presidente di G.R.A.S.P.O. ed Accademico della Vite e del Vino.
Un’associazione nata vent’anni fa con l’intento di riscoprire una varietà a bacca rossa in alta Lessinia, conosciuta oggi con il nome di Saccola, un vitigno con un’altissima acidità e un profilo aromatico intenso e assolutamente identitario del territorio in cui si trova. A questa scoperta si è affiancata quella di un’altra varietà: il Gouais blanc, il progenitore dello chardonnay e tantissime altre varietà all’interno di un progetto di ricerca che si è esteso dalle Alpi fino in Sicilia.
Un lavoro minuzioso che ha visto una precedente ricerca bibliografica, una validazione ampelografica e genetica delle varietà compreso lo studio del territorio e l’identificazione dei produttori custodi. Un’attività dunque articolata resa pubblica in due testi dall’alto valore scientifico: la prima pubblicazione dal titolo “La biodiversità viticola, i custodi, i vitigni, i vini” e l’ultima opera pubblicata a marzo del 2024 “100 Custodi per 100 vitigni, la biodiversità viticola in Italia”.Un’opera monumentale di 315 pagine curata da Aldo Lorenzoni con i testi di Luigino Bertolazzi, Giuseppe Carcereri de Prati, Gianmarco Guarise, Ivano Asperti, Giacomo Eccheli, Elia Quarzago, Marta De Toni, Theresa Balaara.
Un interessante e approfondito viaggio all’interno di territori e piccole realtà che hanno contribuito in modo significativo alla riscoperta di vitigni dal valore inestimabile. Uomini e donne che con tenacia e sfidando il tempo hanno investito la loro vita alla promozione e soprattutto alla valorizzazione dell’arte vitivinicola in tutti i suoi aspetti in modo particolare, esaltando attraverso la produzione in uvaggio monovarietale rari gioielli enologici.
Storie, territori e vitigni raccontati dettagliatamente in ogni capitolo permettendo così la conoscenza per ogni vitigno la persona e l’azienda che ne è custode. Non manca la parte dedicata alla testimonianza di sindaci, associazioni, esperti ed aziende che sostengono e condividono concretamente questo progetto. Un esempio è Monica Larner firma italiana di Robert Parker – The Wine Advocate – giornalista e profonda narratrice del vino italiano nel mondo che scrive: «100 Custodi X 100 Vitigni punta i riflettori sugli uomini e sulle donne che piantano, potano, raccolgono e producono vino da queste varietà. Ogni custode presente propone storie personali legate alla sua esperienza in vigna. Insieme, queste testimonianze creano una tabella di marcia della biodiversità dell’uva italiana raccontata dalla voce dei viticoltori».
A proposito di biodiversità, Attilio Scienza professore ordinario di viticoltura presso l’Università degli Studi di Milano ed esperto internazionale del settore dichiara: «Conservare la biodiversità non significa mantenere le varietà di vite in una collezione ex situ, dove raccogliere come in un museo i genotipi a rischio di scomparsa, ma per le profonde connessioni tra vitigno antico e cultura del luogo che lo ha selezionato e coltivato fino ad ora, queste varietà devono ritornare ad essere protagoniste dello sviluppo agricolo ed economico di quelle popolazioni».
Dalla voglia di raccontare queste straordinarie varietà nasce all’interno della ViniMilo la masterclass e la presentazione del libro ad esse dedicate, realizzata da ONAV Catania. Presenti Aldo Lorenzoni, Luigino Bertolazzi, Ivano Asperti assaggiatore per guide nazionali e riviste specializzate di settore, autore della pluripremiata pubblicazione “Vitigni Vini Rari e Antichi”. Insieme a Danilo Trapanotto hanno guidato i numerosi wine lovers e professionisti del settore alla scoperta e all’assaggio di 12 vini da vitigni rari:
Alfio Nicolodi ed il Lagarino Bianco (Cembra – TN)
Tra le aziende più antiche della valle, creata dal nonno Alfio e oggi nelle mani del nipote. In collaborazione con diverse cantine del Trentino e con il distributore “Proposta Vini”, Alfio Nicolodi si impegna da anni nel recupero e nella valorizzazione del territorio della Val di Cembra e dei suoi vitigni storici e autoctoni, tra cui il “Lagarino Bianco”, che Nicolodi spumantizza dal 1985. Iscritto dal 2007 nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite è un vitigno che sopporta bene i freddi invernali, di grande personalità e longevità nell’assaggio.
Oggi presente in commercio con il nome di Cimbrus Bianco, è uno spumante Brut caratterizzato da un affinamento sui lieviti di ben 82 mesi. Sentori agrumati di pompelmo e ancora aromi di frutta a polpa bianca, pepe bianco, delicate tracce di erbe aromatiche integrate da una buona nota minerale si susseguono in un olfatto sapiente. Cremoso il palato, dai tratti fresco-sapidi gustosi che si fanno preludio di una persistenza giocata sulle erbe aromatiche.
Emilio Bulfon e lo Sciaglìn (Valeriano – PN)
Emilio è il produttore che ha contribuito in modo concreto alla valorizzazione degli antichi vitigni storici del Friuli, oggi insieme ai figli Lorenzo e Alberta racconta e valorizza i vitigni a bacca bianca più rappresentativi dell’azienda: il Cividin e lo Sciaglìn. Quest’ultimo, autoctono del Friuli-Venezia Giulia, è in grado di dare vita a un vino bianco dai profumi intensi e distintivi come fiore di sambuco, acacia e peperone giallo. Calibrato e fresco al palato, ha ottima persistenza e un finale appagante, tratteggiato su echi di frutta fresca e fiori bianchi proprio come lo Sciaglin IGP Venezia Giulia 2023 di Emilio Bulfon.
La Pinella Bianca di Franco Zanovello (Cinto Euganeo – PD)
Fondatore della Cantina Cà Lustra, Zanovello è stato uno dei protagonisti della viticoltura d’eccellenza dei Colli Euganei (Veneto); viticoltore che ha saputo con grande intuizione valorizzare un vitigno dalle incredibili potenzialità: la Pinella Bianca. Nel comprensorio di origine vulcanica che, fin dai tempi dei romani, ha visto la vigna come protagonista quasi assoluta delle coltivazioni si trovano ancora piante di Pinella che superano i 100 anni, un’uva dai sentori marcatamente floreali, con una buona spalla acida che ben si presta alla presa di spuma ma la cui produzione è ancora marginale. Gli studi sulle sue origini hanno confermato che mostra familiarità genetica con il Gouais Blanc uno dei vitigni storici in Europa, padre anche dello Chardonnay. Il vino bianco, delle Selezioni Zanovello, da cui ne deriva è frutto di ricerca e sperimentazione. Al naso l’annata 2023 sorprende per un raffinato scrigno di note fruttate di mela, pesca bianca e un ventaglio di agrumi affiancate da note di erbe aromatiche. Al palato è evidente la freschezza che dona bevibilità e gusto su un finale lievemente ammandorlato.
Piero Cella e il Semidano (Terralba – OR)
Patron dell’azienda Quartomoro, Piero Cella, sceglie la zona di Terralba ad Oristano in Sardegna per studiare la viticoltura secondo un’ottica sperimentale. La vigna si distingue per la presenza di ben 50 varietà di vite in 250 metri quadri dove, grazie ad accorgimenti e cure, ogni grappolo cresce in modo del tutto naturale.
Note sono le sue collezioni “La vigna dei Bambini” e “Memorie di vite” di cui fa parte una produzione di nicchia incentrata su vitigni antichi come il “Semidano”. Si tratta quest’ultimo di un vitigno a bacca bianca caratterizzato da una produzione incostante e scarsa ma capace di restituire vini dal bouquet olfattivo elegante e articolato su fresche note floreali e sentori di frutti appena dolci. Soffice la carbonica per un palato imperniato di freschezza e avvolgenza come il suo spumante SMD 2021.
La Chimera Viticoltura Eroica e l’Avanà (Chiomonte – TO)
Azienda sita in Piemonte, nata nel 2005, oggi consta di circa 3 ettari e mezzo di vigneto ricavato su antichi terrazzamenti rivolti verso sud. L’obiettivo di Stefano e Mariangela, patron della cantina, è il recupero di piccoli vigneti e preservare gli antichi vitigni del territorio proprio come l’Avanà, varietàbacca rossa diffusa anche nella Côtes du Rhône. Vitigno tipico della media ed alta Val di Susa coltivato utilizzando il metodo della controspalliera o ad alberello, storicamente era vinificato insieme ad altre varietà oggi, invece, è vinificato principalmente in purezza trovando la giusta espressione per la produzione di spumanti come l’“AE” Rosé Brut Nature Metodo Classico 2021.
Nel bicchiere si presenta brillante, dal perlage fine e persistente. Esordio olfattivo con note fruttate di melograno e lampone, seguiti da fiori di ibisco e ribes rosso. Accattivante il sorso, che ripropone i medesimi descrittori olfattivi.
Tenuta la Marchesa e il Pelaverga (Novi Ligure – AL)
Originario del Piemonte, le sue uve vengono raccolte alla piena maturazione e vinificate separatamente con estrazione a freddo degli aromi, mediante la pratica della criomacerazione. Durante la fermentazione un’accurata gestione dell’ossigeno permette di evitare deviazioni aromatiche a vantaggio dello sviluppo di aromi varietali delle uve. Interessante in degustazione Marchesa Monferrato DOC Rosso Pelvaro proveniente dalla zona del Gavi della Marchesa Prevale. Al naso la nota speziata accompagna tocchi fruttati e floreali; il sorso è pieno, carnoso con un tannino vivace ma ben integrato.
Sassotondo ed il Nocchianello (Sovana – GR)
In Toscana, Carla ed Edoardo, sono custodi di un territorio unico proprio come il vitigno in questione: il Nocchianello. Sassotondo, di cui sono proprietari, è un’azienda che detiene 72 ettari di cui 13 coltivati a vite collocati tra i comuni di Sorano e Pitigliano, gestiti con i metodi dell’agricoltura biologica. Ed esattamente a Pitigliano che Edoardo, sostenitore di una viticoltura d’eccellenza e soprattutto di riscoperta, è custode di un vitigno autoctono unico nel suo genere: il Nocchianello, dalla foglia spessa che ricorda quella del fico, la cui uva matura tardivamente almeno 10 giorni dopo il Sangiovese.
Un’opera di valorizzazione espressa dall’etichetta Monte Rosso Toscana IGT 2022 dal luminoso manto rubino. Netti incastri di melagrana, marasca su uno sfondo di note speziate di pepe bianco e noce moscata. Al sorso la viva freschezza è ben bilanciata dal tannino gustoso e avvolgente. Finale persistente dai ricordi speziati.
Vittorio Giulini ed il Lecinaro di Tenuta di Pietra Porzia (Frascati – RM)
Vittorio Giulini arrivato da Milano dove ha lasciato un segno importante nel mondo della moda e della finanza, oggi a Roma si dedica con costanza e passione alle sue due aziende.
Due realtà importanti e fortemente identitarie distanti 500 km ma accomunate da alcuni fattori quali: attenzione alla sostenibilità ed all’accoglienza, produzione di vini fortemente territoriali e una grande attenzione alla biodiversità viticola dei due territori. Se in Tenuta la Marchesa il Pelaverga ètestimonianza concreta di questo concept, a Tenuta di Pietra Porzia il Lecinaro antico vitigno a bacca nera, trova la sua massima espressione e nello specifico
nella zona del Frusinate e di Cassino dove nel corso degli anni è stato conosciuto anche con il nome di Rosaiola e di Pentellino. Il Lecinaro Lazio Rosso IGT 2022 di Vittorio Giulini mostra alla vista un carminio vivo e luminoso. Progressione di liquirizia, cacao e frutti di bosco colpiscono all’olfatto e lo rendono assolutamente riconoscibile. Il gusto è intenso e corposo, con ottimi tannini supportati da freschezza vivace.
Domenico Cuneo e la Mornasca di Cascina Gnocco (Mornico Losana – PV)
Azienda nata nel 1923 per opera di Carlo Cuneo che acquistò alcuni terreni siti in località “Gnocco”, poi negli anni ‘80 Domenico prese in mano le redini dell’azienda e insieme al figlio riuscirono a recuperare la Mornesca, l’Uva di Mornico (dal nome dialettale “Ügòn ad Murnig” ossia la grossa uva di Mornico) presente sul territorio prima dell’arrivo della fillossera per poi cadere nell’oblio. Nel 2005 Domenico avviò il progetto di recupero di questo vitigno dall’anima versatile da cui nasce un rosso dalla forte identità territoriale e di struttura: “Orione” Mornasca 2018 – IGT Rosso. Lucentezza e profondità per il calice rubino. Olfatto sfaccettato, una bella progressione costituita da frutti rossi tra cui ciliegia e prugna, spezie, erbe aromatiche e liquirizia. Il sorso è dinamico con tannini in fase di integrazione e spalleggiati da una freschezza fruttata.
Azienda Agricola Montelio e Cassina (Codevilla – PV)
Nel cuore dell’Oltrepò Pavese occidentale si trova l’azienda gestita da Caterina e Giovanna Brazzola, pronipoti dell’ingegnere Angelo Domenico Mazza. Un paesaggio rurale pittoresco dove si trova l’antica varietà autoctona a bacca rossa chiamata Cassina. Scoperta casualmente grazie al lavoro del professore Attilio Scienza che insieme al suo team stava conducendo uno studio sul territorio e sulle varietà antiche dell’Oltrepò Pavese.
Gaìna 2022 è il vino rosso ottenuto dalla vinificazione in purezza dell’Uva della Cascina, con vinificazione in cemento, affinamento in acciaio e almeno 4 mesi di bottiglia. Rubino impenetrabile. Quadro olfattivo nitido incentrato su note fruttate di mora e ribes rosso, rosa tea, timo e note speziate. Ha corpo pieno e gusto intenso, sostenuto da tannini in evoluzione in un finale persistente. Particolare e significativa l’etichetta che ritrae una gallina seduta sull’erba, circondata da tre piccoli anatroccoli gialli. La gallina non è una semplice gallina ma una saggia chioccia che non si è lasciata intimorire né dal nuovo, né dall’imprevisto ma applicando l’esperienza alla passione, la conoscenza all’amore, la tenacia all’inventiva. Senza mai aver paura.
Claudio Cipressi e la Tintilia (San Felice del Molise – CB)
La storia più significativa del Molise è quella della Tintilia e di Claudio Cipressi, iniziata negli anni ’90 con una ricerca sull’antico patrimonio genetico della viticoltura molisana.
Vitigno arrivato in Molise all’epoca dei Borboni, è stato il più diffuso nella regione nell’ottocento, e ha poi rischiato di sparire completamente nel secondo dopoguerra, a causa della ricerca di vitigni più produttivi e dello spostamento delle zone coltivate verso le aree pianeggianti. Il suo recupero è recente grazie a produttori come Claudio precisamente nella zona di San Felice del Molise nei suoi 15 ettari vitati, su terreni prevalentemente calcareo argillosi, in una viticoltura d’altura.
Inebriante il suo Molise DOC Tintilia Macchiarossa 2017 dal pregevole manto rubino. Elargisce eleganti profumi di fragoline e ribes rosso, iris, pepe nero e noce moscata lasciando spazi a echi balsamici di liquirizia. Al palato la morbidezza incrocia tannini garbati in un sorso preciso, che si dissolve lentamente lasciando ricorsi di frutta e spezie già percepiti all’olfatto.
Sacramundi e la Saccola Rossa (San Biagio di Chiampo – VI)
Un racconto che nasce dalla passione e l’amore per la propria terra, quella di Gianantonio Brandellero, tanto da spingerlo nel 2015 ad avviare l’attività che da sempre è stata nelle sue corde, produrre vino. Dopo la scelta della sede e dei collaboratori, importante è stato l’acquisto dei terreni da destinare ad una viticoltura nuova, fatta di varietà autoctone come la Durella e la Saccola. Oggi i suoi vigneti si sviluppano tra i 250 e i 300 metri sul livello del mare nei pressi di San Biagio di Chiampo (VI). Qui, la Saccola uno dei vitigni storici o meglio addirittura “ancestrali” dei Monti Lessini trova il suo ambiente ideale dimostrando di avere le giuste caratteristicheper la vinificazione in rosso di vini a lungo affinamento che per vini spumante rosati. Inedito l’assaggio dell’azienda Sacramundi “Saccola” 2022 dal vivido manto carminio. Naso che si svela lentamente tra note floreali e fruttate di mora e mirtillo. La freschezza detta il ritmo gustativo corredata da tannini ancora scalpitanti. Lunga capacità di evoluzione.
Ciò che caratterizza queste varietà sono le inedite peculiarità organolettiche tali da renderle riconoscibili e uniche per la lunga storia che hanno da raccontare; quest’ultima profondamente legata alla terra e agli uomini che la abitano.