Un vino unico, raro, prezioso e irripetibile, grazie alla situazione geografica, al clima, al terreno ed al regolamento particolari se non unici. Di metode champenoise e’ noto, si può unicamente parlare per lo champagne (gli altri devono accontentarsi del più borghese appellativo di metodo classico). Roberto Beneventano della Corte esordisce così, proponendoci un suadente itinerario nella Regione della Champagne, 150 km a nord est di Parigi, in occasione della Masterclass voluta da Bibenda e Fondazione Italiana Sommelier, con il Presidente regionale Sicilia Paolo Di Caro che affianca Roberto, insieme a Francesco Seminara, giornalista enogastronomico. Clima oceanico quello della Regione della Champagne, con buona insolazione e modesta piovosità che consentono alle uve una perfetta maturazione ed un tenore in esteri elevatissimo.I tannini molto contenuti, contribuiscono a vini di grande finezza ed eleganza.
Grazie ai cambiamenti climatici l’areale più a sud sta emergendo per importanza. Il terreno è di origine marina, dove l’oceano, ritirandosi progressivamente ha lasciato diversi strati gessosi. Questo ha due funzioni straordinarie, accumulatrice e di drenaggio.
La montagna di Reims è famosa per i grandi crus di Pinot Noir, nella Vallee della Marne c’e’ soprattutto il Meunier, nella Cote de Blanc soprattutto lo chardonnay. A differenza degli altri vitigni il Meunier ( caratterizzato dal manto pruinoso) è la classica uva champenoise. Solo lo 0,28% della superficie è vitata invece a Petite Meslier , Pinot blanc, Arbanne, e Fromentau (Pino Grigio).
Queste uve tollerate dal Regolamento, sono sotto osservazione, proprio perchè reagiscono bene ai cambiamenti climatici. Come l’Arbanne per il suo acino resistente, o il Pinot blanc che regge l’acidità anche in presenza di estati molto caldi. Il Petit Meslier riesce a fornire un buon equilibrio alle Cuvèe.
Tra i vitigni principali dello Champagne invece,
- E’ lo Chardonnay il vitigno che dona la finezza agli champagne, evolvendo lentamente dalle giovani note floreali e minerali, senza scemare nel tempo da quella eleganza che lo contraddistingue.
- Il Pinot noir non solo conferisce i tipici aromi di frutti rossi ma gli dona gran corpo.
- Il Pinot meunier, dal ricco bouquet fruttato, è capace di donargli morbidezza.
E’ qui che la famiglia Steinbrück, proprietaria di alberghi in Costa Azzurra, decise nel 1880 di selezionare alcuni Champagne da proporre alla propria clientela.
Famoso fu il menù servito al Kaiser Guglielmo II nel 1889 nel quale venne proposta la Cuvée Brut Premier Cru S.a.
Oggi , questa attività è stata ripresa dai discendenti come Marque Auxiliare (Acheter) che seleziona le proprie qualità ricercandole nella produzione migliore esistente in Champagne.
La degustazione si snoda tra cinque prestigiose etichette, con ben due Grand Cru.
Per comprendere l’importanza dei vari crus dello champagne – sottolinea Beneventano – è necessario conoscere le differenze del suolo. Così nella Cote de Blanc, Cote de Sezanne e Vitry i vigneti poggiano su strati affioranti di gesso. Queste sono le zone vocate per i migliori chardonnay, dove le radici delle viti, dopo il terreno coltivabile trovano il gesso (craie) e poi la belemnite. Nella Montagna di Reims prevale il gesso ricoperto, nella Vallèe della Marne, appunto marna ed argilla e scendendo a sud, la composizione del suolo vira sul marnoso-calcareo.
Roberto Beneventano ci tiene a sottolineare che gli champagne in degustazione sono tutti da prima premitura. Solo da questa, più pregiata, si può dare origine alle Cuvèe. La seconda premitura da vita alla Taille. Infatti da 4000 kg di uva (una marc) che proviene solo dal territorio delimitato, stabilito dalla C.I.V.C., si ottengono solo 2550 lt di mosto, su due premiture.
La prima di 2050 da vita alla cuvèe. In champagne si riserva la denominazione cuvèe anche a quella speciale di una maison o ad un particolare assemblaggio.Mentre stasera degustiamo solo Cuvèe, purtroppo, si rammarica Roberto, in etichetta non è obbligatorio per i produttori indicare se si tratta di cuvèe o taille. ” Steinbruck a fronte dei 18 mesi da disciplinare per la seconda fermentazione naturale in bottiglia, prima dei 36 mesi non fa uscire il prodotto. Per il millesimato poi anzichè il minimo di 36 mesi, lo teniamo in bottiglia per almeno 5 anni. La piu’ giovane annata oggi in masterclass è il 2013 ma abbiamo l’occasione di degustare un 2006 ed un 2007“.
Da Bligny a sud della Champagne, nella Cote de Bar, provengono le 3 uve rare che ritroviamo nel bicchiere del primo vino in degustazione :
- “6 Magnifique”. Lo champagne rappresenta le 6 qualita’ dei vitigni vocati (1/6 per ciascuno). Le uve spaziano dal Cru di Cramant ( detta la principessa ) ed Avize ( soprannominata la damigella d’onore), nonche’ da Busy, Ambonnay e Sezanne. Riposa 7 anni sui lieviti , 8gr/lt di zucchero. Perlàge finissima, da demi pression. Chardonnay e Pinot noir donano riflessi verdognoli al giallo brillante, che prelude all’acidità che si ritrova in bocca. Al naso l’agrume diventa candito, con complessi sentori di erbe medicinali e di piccoli frutti rossi e nocciola. Quasi tridimensionale, entra con una complessità, pastosita’ e persistenza che riempie il cavo orale. Un vino che pretende di vivere a lungo. Oggi da abbinare con un entrèe, magari di pesce crudo. 6 Magnifique oggi ci racconta una storia interessante, che cambierà arricchendosi nel tempo.
Cuvee Extra Brut Vincent, Blanc de Blancs Grand Cru 2013. Un millesimato, mono Cru monovitigno, insomma veramente speciale. Una piccola produzione dedicata ai cultori dello champagne. Grand Cru di Busy, areale famoso dalle cui vecchie vigne si sprigiona un meraviglioso pinot noir, ma che nasconde questa chicca, da Chardonnay in purezza. Giallo verdolino con riflessi dorati, tipico del varietale. Degorgiato nel 2021. Questo extra brut ( 5gr/lt zucchero) e’ ancora molto fresco, dopo 9 anni !
Al naso meno austero del precedente, note di agrume candito, fiori bianchi e note burrose sostenute e persino mielate. In bocca di grande respiro con componente carbonica delicatissima, ma con una nota balsamica derivante dal terroir. Uno chardonnay diverso
–Marie Jeanne , Mono Cru da Mesnil sur Oger, chardonnay in purezza, dosaggio 8gr/lt, degorgiato nel 2020. Riflessi dorati più evidenti, all’olfatto l’attacco con note accenno di note fumèe, balsamiche e di pan grillè. Bollicine finissime e persistenti. Al palato le note accennate mutano in quelle di brioche e compare una piacevole nota salmastra, che si armonizza con le altre sensazioni gustative. Una bella progressione per questo champagne, con un crescendo di maturità della degustazione che conquista.
L’esigenza di conferire alla ristorazione etoilè ha dato vita al “Les Etoiles 2006”. Una piccola produzione il 2006 . Annata particolare con 0,68 di indice di maturità, sconfessato pero’ dalle qualita’ di questo prodotto. In questo momento per Roberto è lo champagne in piena forma, esprimendo una perfetta maturità, il tutto dopo ben 15 anni sui lieviti ! 70% chardonnay che gli dona elegante longevità, ed un 30% dello strutturato pinot noir che viene da Chamery a nord ovest, sulle montagne di Reims. Il giallo diventa dorato, con profilo olfattivo diverso dai primi , equilibratissimo ancora con buona acidità ma dove è evidente la frutta matura, tropicale, banana, e l’intenso agrume che qui diventa arancia sanguinella, con un suadente finale complesso e minerale. Vino pluripremiato a Les etoiles de la gastronomie, per l’ecletticità nell’abbinamento a tutto pasto.
Anniversaire 2007 l’unico a fare un passaggio in botti esauste, 60% pinot noir e 40% chardonnay.
Annata difficile la 2007 che fece decidere per l’elevazione in legno Note tostate e vaniglia al naso, con profumi di fragoline di bosco, frutta candita, evoluzione confermata in bocca. Morbidezza molto presente, da bere subito, abbinandolo con un piatto strutturato. Roberto conclude il nostro “viaggio” stimolandoci a valutare come la demì pression lasci più spazio all’abbinamento col cibo. e la nostra degustazione sia quasi estremizzata, proprio per apprezzare le diverse qualità degli champagne, così da percepire “frequentandoli” quel fil rouge che li contraddistingue per una qualità unica.