Il fine dining di Alloro, da un anno “casa” di Valeria Raciti,si esprime già nell’accoglienza garbata e cordiale dello staff e nello stile moderno, ricercato ma non ridondante del locale, che rispecchia in pieno la personalità dei titolari.
Vincenzo Orifici e Matteo Grassi Bertazzi, due “anime artistiche” che hanno voluto fortemente questo progetto di successo. Perfettamente incastonato nel Barocco di Acireale, che consente ai propri ospiti di gustare attraverso un sapiente gioco di specchi -l’ambiente- è impreziosito da alcune opere dello stesso Vincenzo, già Jewelry designer per importanti maison.
Confort e gusto creativo vanni di pari passo nell’arredamento, dove si vede la mano sapiente di Matteo, brillante home decor.
Insomma un mix sorprendente frutto della collaborazione tra persone con storie diverse, ma perfettamente integratesi nella genesi di Alloro, in quella Acireale che è poi patria di Valeria Raciti, cresciuta tra il famoso Carnevale, la scenografica festa di San Sebastiano e le estati al fresco della rigogliosa campagna circostante il cinquecentesco Santuario di Loreto.
Conserve di pomodoro e vendemmia, riti ancestrali ai quali Valeria non si è mai sottratta, anzi!
La sua innata curiosità ed il legame con nonna Maria, hanno fatto il resto.
Le chiediamo della genesi della sua passione per la cucina.
“Amo cucinare e sporcarmi le mani con gli ingredienti praticamente da quando sono nata, e ciò grazie allo stretto rapporto con mia nonna materna, Maria. Era sempre ai fornelli, ma sorprendentemente linda e curata. Evidentemente si alzava di notte per prepararsi alla lunga giornata in cucina. Io le stavo accanto rubando con lo sguardo ogni sua mossa, ma quando curiosa le chiedevo come si faceva quel tale piatto, la sua pronta risposta era…”Accussì, no viri?”.
Il bel sorriso di Valeria si apre regalandoci altri frammenti di vita vissuta.
“La mia cucina del cuore è quella di nonna, che non corrisponde però a quella tradizionale, ed è contaminata dalla mia formazione da autodidatta. Mi sono formata per amore e per cultura personale, studiando tanto per approcciarmi alla tecnica ed alla disciplina. La partecipazione a Masterchef richiedeva infatti l’assenza di precedenti esperienze, anche semi professionali, nel settore, per cui mi è mancata l’esperienza sistematica, quella della brigata, ma ho trovato il mio metodo”.
A proposito di Masterchef, quanto ha significato per te la partecipazione e la vittoria nell’ottava edizione del talent?
“Masterchef 8 è stata l’occasione per fare uno switch dopo un duro periodo personale ed esorcizzare perdite importanti, dopo un crollo emotivo sono riuscita a ripartire. Col senno di poi mi ritengo molto fortunata soprattutto per questo. Certo, passare dal grande schermo mi ha cambiato la vita non solo professionalmente, perché si innescano anche meccanismi di notorietà, ma io mi sento la Valeria di sempre”.
Questo frullatore di emozioni, ti ha anche regalato nuove amicizie e collaborazioni?
“Masterchef da tanto, ma non puoi avere un rapporto con i giudici, mentre sei legata ai vincoli contrattuali. Ho fatto degli eventi a Dubai con lo chef Locatelli, ante Covid. Ammiro molto tutti i giudici del programma e mi appassiona la loro cucina, così diversa dall’uno all’altro, proprio come le personalità di ciascuno. E’ difficile poi in generale ritagliarsi il tempo per frequentare i colleghi. Quando posso amo andare a mangiare bene con gli amici”.
Gli ingredienti base della cucina che proponi da Alloro, sono quindi quella della tradizione familiare o preferisci le contaminazioni?
“Penso di trovare gli ingredienti di un piatto in quella che mi piace definire una memoria del gusto. Quando riesco a creare un piatto nuovo è come se aprissi dei cassettini mentali della memoria, all’interno dei quali ritrovo tutti i sapori e gli ingredienti con i quali sono venuta a contatto.
Cerco l’abbinamento attraverso l’intuizione del sapore, che preferisco non confinare mai”.
La Valeria Raciti privata ha degli hobby, riesce a ritagliarsi del tempo per sé?
“Bella domanda! Molti credono che la vita da chef sia eventi e lustrini, ma in realtà, riesco a ritagliarmi solo tre settimane l’anno nelle quali cerco di viaggiare e staccare un pò. Prima facevo teatro amatoriale, un’altra vera passione, ma ormai è solo un ricordo.Faccio fatica anche a ritagliarmi un fine settimana. Ma non mi lamento”.
Sapori senza confini, dicevamo, ma quali altri mondi ti piace esplorare in cucina?
“Ormai hai capito che sono una inguaribile curiosa, e quindi da ogni viaggio traggo sempre qualcosa di nuovo che magari porto anche nei miei piatti. Dalla semplicità della cucina Amalfitana alla cucina Orientale, della quale trovo affascinante il metodo, il rispetto del prodotto e l’esaltazione del sapore, fino a quella spagnola o messicana, tutto può diventare elemento di contaminazione, finendo in quei cassettini della memoria di cui ti parlavo”.
Benedetti cassettini…ma allora ti sono serviti anche a Masterchef?
“In realtà credo proprio di sì, perché spesso gioco d’istinto trovando un abbinamento originale. Così com’è accaduto in quei 30 secondi nei quali dover inventare un piatto per la trasmissione. In generale credo che programmi fatti bene, come questo, abbiano un aspetto educativo importante, veicolando informazioni che fanno cultura del cibo”.
L’esperienza a tavola
L’accoglienza cordiale, puntuale e mai invasiva da Alloro comincia dall’abbinamento con i piatti di Valeria, proposti in pairing perfetto con le creazioni del bartender Angelo Sanfilippo, e le selezioni della sommelier Agnese Barszcz.
Oltre al Menù a la carte, il ristorante propone due interessanti percorsi degustazione “La nostra Terra e “Il nostro Mare”. Optiamo per cenare a la carte, con un fuori menù che si rivelerà sorprendente.
Due gli antipasti provati “A Piè Monte” dove Valeria gioca brillantemente con la tartàre di fassona attraversando l’Italia, con arancia candita e cucunci, l’immancabile salsa tonnata, caviale di sesamo, lupini ed erbe nuove. L’altro entrèe è rappresentato da uno dei piatti più apprezzati dagli ospiti di Alloro, “Capesante in fermento” un esplosione di gusto sul fil rouge di una delicatezza inaspettata, grazie al connubio delle capesante con garum di tonno, cocco, limone e caviale.
Tra i primi piatti azzeccatissima la proposta della “Pappardella con sugo alla Genovese” un piatto frutto di una contaminazione garbata, dove Valeria Raciti ha il merito di celebrare la tradizione napoletana, sposandola egregiamente con la cipolla di Giarratana. La Genovese è un piatto poco conosciuto fuori dai confini napoletani e le cui origini sono incerte. Pare che il nome di questa prelibatezza, a base di ragù bianco di manzo di prima scelta e cipolla ramata, derivi dalla frequentazione napoletana dei mercanti svizzeri di Geneva (Ginevra) appunto, che amavano consumare carne con tanta cipolla già nel XV secolo.
Che dire del fuori menù propostoci! Si tratta di uno “Spaghetto ai Ricci” apparentemente tradizionale, il cui profumo ne precede la degustazione, per poi esaltare la riconoscibilità dei sapori. Valeria osa con garbo abbinandolo ad una inedita spuma di cocco, servita a parte, la cui mescita riservata al secondo assaggio mette d’accordo anche i puristi. Una vera rivelazione al palato, salmastro, cremoso, dolce e sapido, infine arricchito dal tocco dell’ormai preziosa alga mauro.
Potevamo non apprezzare poi uno dei piatti maggiormente rappresentativi del menu di Alloro, che ha pure sugellato la vittoria a Masterchef 8 di Valeria? Si tratta di “Oppostamente Attratti”, dove la guancia di vitello brasata incontra il gambero rosso crudo, proposta completata da una bisque di carapace di gamberi, marsala e fondo bruno di vitello, insalatina di radici e germogli, che rivela armonie sorprendenti tra terra e mare, per nulla scontate.
La scelta del dessert ricade su una colorata, voluttuosa e profumata “Cotta di Lei” che ci regala una bella freschezza. Panna cotta alla fava tonka e vaniglia, fragole e basilico.
I piatti di Valeria Raciti -degustati nell’accogliente location di Alloro ad Acireale (CT)– coniugano perfettamente una cucina semplice ma mai banale, dove l’inguaribile curiosità e voglia di apprendere della sua interprete, ne contamina positivamente lo stile e l’evoluzione dei ricordi rende perfettamente riconoscibile l’alta qualità dei suoi protagonisti.