Tra le maestose e imponenti sfumature dell’Etna, luogo che negli ultimi anni si è particolarmente distinto per essere tra i più apprezzati tesori enologici che incanta i palati di tutto il mondo, troviamo non solo un prodotto di assoluta qualità ma che narra anche storie intime e familiari. Questa terra vulcanica, dove la lava scorre come una testimonianza del suo passato tumultuoso, offre un terroir unico e privilegiato per la coltivazione delle viti in un’eterna danza tra il fuoco sotterraneo e la fertile terra siciliana che dà vita a vini di carattere e complessità straordinari.
Il vino dell’Etna non è solo una semplice bevanda ma una storia che racconta, attraverso le radici profonde delle viti, della passione dei viticoltori che custodiscono gelosamente antiche tradizioni tramandate di generazione in generazione e di come la passione possa trasformarsi in qualcosa di più, proprio come accaduto a Tenute Moganazzi. Si tratta infatti di una piccola azienda completamente a conduzione familiare che prende il nome della contrada in cui trova, appunto contrada Moganazzi sita a Passopisciaro e cuore pulsante della rispettiva DOC, sul versante nord-est dell’Etna a 650 m.s.l.
Nasce tutto da nonno Michele Pennisi, medico cardiologo di Randazzo alle pendici dell’Etna che decide di coltivare – concretamente – la sua passione per la terra e per l’uva. Sono gli anni sessanta quando acquista i terreni dove oggi si sviluppa Tenute Moganazzi e con il passare degli anni questa passione si perpetua passando dai figli Vincenzo, Giusi e Giuseppe per arrivare poi ai nipoti, che oggi portano avanti l’azienda di famiglia. Ma come ogni storia di famiglia c’è sempre la necessità di trovare un filo conduttore, e nel caso in questione lo troviamo in Don Vito, fattore e collaboratore del nonno prima, dei figli poi e adesso dei nipoti (Giuseppe, Michele, Antonella, Barbara e Flavia) e che affianca da sempre la famiglia in tutte le sue attività, dal vigneto alla vinificazione.
Dal semplice piacere per la coltivazione del nonno Michele – che come molte realtà siciliane produceva solo per rivendere i propri frutti – si passa ad una produzione a tutti gli effetti nel 2006 quando proprio il figlio Vincenzo decide di produrre e imbottigliare professionalmente il vino con una sua etichetta, dedicata al padre e fautore di questa passione familiare tanto da prenderne il nome: il Don Michele. Mix tra tradizione e autenticità tipici siciliani, il Don Michele si presenta in commercio nelle sue due versioni, rosso e bianco, investendo sul commercio estero soprattutto in America e California, con una piccola parentesi anche in rosato, che si attesta tra i primi a essere stati proposti sul territorio (produzione dal 2006 al 2014 circa) prima di diventare un’usanza ad oggi ben consolidata sull’Etna.
In questo luogo si trovano le tipiche varietà autoctone etnee per lo più coltivati ad alberello nei circa sette ettari vitati di Tenute Moganazzi : uve a bacca nera come Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio e uve bianche tra cui Carricante e Cataratto, di un’età media di ottant’anni, rigorosamente vendemmiate a mano, con passaggi intermedi in acciaio o in rovere francese per una produzione limitata ma di estrema qualità, che conta circa quattromila bottiglie per annata, numerate di anno in anno sul retro, per apprezzarne l’unicità di ciascuna.
Il Don Michele rosso, prodotto di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, si presenta rosso rubino intenso con sfumature granata dovute al passaggio in barrique di rovere francese prima dell’imbottigliamento; il naso tipicamente fruttato e croccante dei sentori vulcanici si abbina amabilmente con la sensazione di pseudocalore dovuta all’alcolicità (14% vol.) tipica dei vini vulcanici, che rilascia una piacevolissima e duratura persistenza in bocca. Il Don Michele bianco invece, da Carricante con piccole percentuali di Cataratto, risulta di colore giallo paglierino vivace con un naso ricco di sentori di frutta bianca, la pesca e la susina in primis, di fiori, soprattutto gelsomino, e poi di erbe balsamiche, menta e rosmarino in testa, e una nota leggera di fumo minerale. Al sorso è fresco, sapido, dall’allungo ammandorlato, frutto dell’affinamento per circa otto mesi in serbatoi d’acciaio prima di essere imbottigliato.
Tenute Moganazzi risulta anche un luogo da vivere, visto che offre esperienze esclusive immersi in vigneti secolari e botti antiche e lo spettacolo naturale in cui si inserisce, proponendo percorsi di degustazione e visite in cantina, coocking class ed eventi organizzati sempre più frequentemente, specialmente nel periodo estivo (vedasi il grande successo di “Astronomia in Vigna”, esperienza di visita notturna dei vigneti accompagnata dalla visione degli astri) con un’esclusiva veduta sulle vigne dall’altura che le sovrasta.