PROMO BAR

Sulla rotta del tartufo siciliano

A Chiaramonte Gulfi una splendida vetrina per un prodotto sulla rampa di lancio

Chiaramonte Gulfi, ovvero il “balcone di Sicilia”.  Ma in verità è tanto, molto di più. Certo, la sua invidiabile posizione suscita proprio quella definizione, persino scontata, visto che si trova adagiato dolcemente su un pendio dei Monti Iblei. Ma è all’interno di quel “balcone” che bisogna andare per scoprire il meglio di questo nobile paese il cui centro storico è ricco di angoli di grande bellezza che ti riportano indietro nel tempo.

Il viaggio che Chiaramonte Gulfi propone si svolge su un palcoscenico vivo e luminoso. La pietra chiara di cui sono fatti gli edifici assorbe e ridà luce. Parla di vita, quella pietra. Come ogni cosa che risplende. I vicoli, le strade, le vie, le piazze hanno tanto di antico. Potrebbero essere lo sfondo dei più celebrati centri dell’Umbria. Invece, questo tesoro è racchiuso nello “scrigno Sicilia”.

Ma Chiaramonte Gulfi non vuole assomigliare a niente e a nessuno. Ha già tanto di suo. La storia, le tradizioni, i prodotti della terra: olio e vino, soprattutto. Questi ultimi già ben conosciuti e celebrati, e che richiamano visitatori e “girovaghi del gusto” da ogni parte.

Chiaramonte Gulfi adesso vuole… calare il terzo asso: il tartufo siciliano. Vale a dire quella magìa rimasta praticamente sotto terra per decenni e che adesso, invece, sta riemergendo tirata fuori, cavata (è il caso di dirlo…), da un interesse e da una conoscenza che si sta diffondendo in tutta l’Isola. Tanto che, finalmente, anche l’Ars se ne sta occupando in particolare con il – necessario – regolamento che disciplina l’attività di ricerca e coltivazione.

Due giorni a base di tartufo siciliano. Questo ha vissuto il centro ibleo nel primo fine settimana di giugno grazie all’iniziativa del sindaco Mario Cutello e della sua amministrazione comunale che ne ha fatto una battaglia di sviluppo per le aree interne dell’Isola. Dagli stand in piazza alle degustazioni, dalle masterclass sino al convegno ricchissimo di interventi e testimonianze che hanno espresso ogni angolazione, ogni lato (più o meno) nascosto di questo preziosissimo fungo ipogeo.

Poi i micologi delle varie associazioni siciliane, i cavatori con i loro straordinari “coequipier a quattro zampe”, quei “lagotti romagnoli” che con il loro odorato sono gli indispensabili cercatori…. d’oro. Sottolineata anche la componente fortemente naturalistica del mondo del tartufo che è anche tutela dell’ambiente. Non è stato trascurato neanche  l’allarme riguardo la raccolta indiscriminata o quella anticipata a fini commerciali. E, in più, la chicca “gossip”: al mercato di Alba (terra nobile del tartufo italiano) solo il 3 per cento del prodotto può veramente dirsi locale. Tanto per dare una idea dei grandi interessi economici che girano attorno al tartufo e che confermano che il tartufo può fare economia.

Tanto che, come è stato ricordato – alla vigilia di “Sicily 2025” – tutto ciò che è gusto in Sicilia (proclamata per il prossimo anno “regione enogastronomica d’Europa”) potrà avere una vetrina unica e di grande rilevanza internazionale. Un palcoscenico che durerà 12 mesi e che avrà i riflettori accesi da tutto il Continente.

Tra i tanti interventi di spessore e di notevole interesse anche quello di Angelo Bincoletto, micologo e grande appassionato di tartufi, membro del comitato scientifico nazionale Amb. Portatore di segreti… profumati contenuti in tanta esperienza in giro per l’Italia. Da lui è venuto un altro stimolo a proseguire sulla rotta del tartufo siciliano.

Soddisfatto Giovanni Landini, micologo dell’Associazione Torrenova, che ha lavorato per portare a Chiaramonte Gulfi tutto il mondo del tartufo siciliano: <Due giorni importanti per mettere a fuoco le potenzialità di un settore in grande espansione e che adesso attira moltissima attenzione. Ci sono grandi possibilità di sviluppo e anche, per chi lo vuole, di fare impresa. Ma soprattutto di conoscere meglio anche dal punto di vista naturalistico alcuni scorci della Sicilia che sono particolarmente vocati come la zona dei Monti Sicani, quella dei Nebrodi/Peloritani e quella degli Iblei/Erei>.