Nel cuore della magica Taormina, tra il blu intenso del Mar Ionio e la luce delle stelle del cinema internazionale, si è svolta la XIX edizione del Premio Cinematografico delle Nazioni. La kermesse, curata da Michel Curatolo e dal direttore artistico Marco Fallanca, ha ospitato anche quest’anno attori, registi e personaggi dello spettacolo provenienti da ogni angolo del mondo, e si è arricchita del sempre stimolante ciclo di dibattiti Thinkingreen, appuntamento consolidato che affianca il Nations Award sul piano convegnistico.
Thinkingreen, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Messina, si propone come un vero e proprio “salotto dell’economia sostenibile”, ponendo ogni anno l’accento sulla tematica fondamentale della salvaguardia dell’ambiente attraverso tavole rotonde, confronti e case history rivolti a professionisti, dirigenti della pubblica amministrazione e politici.
Per l’occasione, sono state realizzate due esclusive cene di gala a quattro mani, pensate per accogliere ospiti illustri del mondo cinematografico. Una di queste si è svolta nella panoramica terrazza del Grand Hotel San Pietro di Taormina, un luogo sospeso tra cielo e mare, che ha fatto da cornice a una cena ricca di suggestioni gastronomiche.

A firmare la cena, due chef siciliani di spicco: Luca Miuccio, executive chef del ristorante dell’hotel e di Batu, il lato gourmet del Grand Hotel San Pietro dedicato a chi cerca un’esperienza di gusto fatta di equilibrio e armonia, storie e sapori di diversi territori, intima all’interno del suo dehors e Marco Baglieri, chef del ristorante stellato Crocifisso di Noto. I due chef, uniti da una profonda conoscenza del territorio e da un approccio etico e creativo alla cucina, hanno condiviso la regia della serata, dando vita a un percorso a più mani, dove le rispettive identità si sono incontrate in un equilibrio sorprendente.
Luca Miuccio porta in cucina un’anima contemporanea radicata nella Sicilia autentica, dove ogni piatto nasce dall’uso di materie prime di qualità, scelte con cura e rispetto per la stagionalità. La sua cucina è un gioco raffinato di consistenze e contrasti, che mixa i migliori prodotti del territorio con tecniche moderne e innovative, regalando un’esperienza sensoriale intensa e coinvolgente. Il suo stile, diretto ed elegante, evita ogni eccesso per raccontare con sobrietà l’essenza dalle numerose declinazioni della cucina siciliana.
Marco Baglieri ha costruito nel tempo una cucina essenziale, colta e profondamente territoriale, capace di rendere nobile la semplicità in una visione assolutamente contemporanea. La sua proposta gastronomica si fonda su un’attenta selezione di ingredienti autoctoni, spesso poco conosciuti, che vengono valorizzati con tecniche raffinate e una cura maniacale per il dettaglio. Ogni piatto è un viaggio nella memoria gustativa della Sicilia, ma raccontato con un linguaggio moderno e pulito, che esalta le texture, i profumi e le sfumature più autentiche del territorio.
Durante la cena, le loro visioni si sono fuse in modo armonico, in un dialogo tra nord e sud della Sicilia, tra mare e terra, tra passato e futuro. Ogni piatto è stato pensato per raccontare un ingrediente, un paesaggio, un’emozione, in perfetta sintonia
Il risultato è stato un menu a quattro mani costruito sul rispetto delle stagioni, sulla valorizzazione delle materie prime locali e su una narrazione gastronomica autentica, in cui tradizione e innovazione hanno danzato insieme, lasciando il segno nei ricordi degli ospiti presenti come: Hande Soral, attrice turca, protagonista della serie di grande successo “Terra Amara”, Celeste Dalla Porta interprete dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, “Parthenope”, il regista, sceneggiatore, comico, animatore, scrittore, produttore e scenografo nonché unico membro americano dei Monty Python Terry Gilliam e l’attrice Barbara Tabita.

La cena si è aperta con il piatto dello chef Marco Baglieri: filetto di ricciola accompagnato da caviale di aringa affumicato, che introduce una nota iodata intensa e persistente, capace di amplificare la componente marina del piatto. La mandorla in purezza, lavorata per mantenere struttura e fragranza, aggiunge morbidezza e una dolcezza naturale che bilancia l’affumicato. A completare, una misticanza idroponica—coltivata in ambiente controllato per garantire massima qualità e concentrazione aromatica—condita con aceto Tosazzu, tipico della tradizione giapponese, che apporta un elegante equilibrio umami. Un piatto dal profilo pulito ma complesso, dove tecnica, materia e sensibilità gustativa dialogano con precisione.

A seguire, il primo piatto firmato dallo chef Luca Miuccio: vialone nano avvolto da un estratto di scampi. Il tocco vegetale dei tenerumi, ingredienti iconici della cucina siciliana, dona freschezza e una texture setosa, in un perfetto contrasto con la mineralità degli scampi. A chiudere, arancia candita lavorata artigianalmente, che inserisce una nota agrumata e dolce-amara, pensata non come elemento decorativo ma come vero e proprio controcanto aromatico. Un piatto che unisce tecnica e identità, dove la Sicilia più autentica incontra l’alta cucina contemporanea.

Come secondo, lo chef Miuccio ha proposto una composizione che esalta l’equilibrio tra terra e mare: branzino, cotto a bassa temperatura per preservare la succosità e la delicatezza delle carni, accompagnato da carciofi lavorati in doppia consistenza — croccanti e fondenti — per esaltare le note erbacee e leggermente amaricanti dell’ortaggio. A completare il piatto, una base di quinoa, selezionata per la sua leggerezza e la capacità di assorbire i sapori senza sovrastarli, che conferisce al piatto struttura e un apporto proteico vegetale.
Per preparare il palato al dessert, è stato servito un sorbetto al mandarino dal profilo aromatico netto e vibrante: la sua freschezza agrumata pulisce il palato, mentre la componente acida stimola nuovamente le papille gustative, predisponendo l’equilibrio ideale tra fine pasto e dolce conclusione.

A concludere in dolcezza la serata, una ricca Fantasia di dolcezze firmata dalla storica Pasticceria Principe di Messina, preparata dal giovane talento Daniele Bonansinga, erede di una tradizione familiare che affonda le radici nella pasticceria siciliana più autentica.
Protagonista assoluto il cannolo siciliano alla ricotta, preparato secondo la ricetta originale tramandata dal nonno, con una cialda croccante lavorata a mano e una farcitura espressa a base di ricotta di pecora setacciata, montata fino a ottenere una consistenza cremosa e vellutata.

Accanto una raffinata selezione di monoporzioni di pasticceria moderna, pensata per incontrare i gusti di un pubblico internazionale ma sempre radicata nei sapori del territorio: la setteveli con strati di mousse al cioccolato e croccantino di cereali al gianduia; la mousse al pistacchio con cuore morbido, crumble di frolla alle mandorle e croccante al pistacchio di Bronte; la mousse al limone con Pan di Spagna al limoncello e crumble agrumato; la mousse alla vaniglia con inserto di gelèe ai frutti rossi per un perfetto gioco di dolcezza e acidità.

Non sono mancate le tartellette con crema chantilly e fragoline di bosco, i babà al rum dalla lievitazione naturale, umidi e profumati, e una scenografica torta alle fragole, che ha impreziosito il momenti finale, farcita con una crema al limone leggera e profumata, capace di conquistare il palato e l’olfatto dei presenti con la sua freschezza.
A impreziosire la cena, le eleganti bollicine firmate Bottega, azienda ambasciatrice del Made in Italy nel mondo fondata negli anni ’70 e oggi guidata da Sandro Bottega, le quali hanno accompagnato le portate con equilibrio e carattere: il Pinot Nero Spumante Brut Rosé, ottenuto dalla vinificazione in rosato di uve Pinot Nero, che ha conquistato gli ospiti con il suo perlage fine e persistente e il Prosecco DOC Spumante Brut, prodotto da uve Glera raccolte a perfetta maturazione, dalla beva piacevole e vivace, con profumi floreali e fruttati.
In abbinamento, a seguire, due etichette d’eccellenza dell’azienda vitivinicola Calcagno, realtà di riferimento nel panorama enologico etneo, situata sul versante nord dell’Etna, nel territorio di Passopisciaro. L’azienda, condotta dai fratelli Franco e Gianni e dalla figlia Giusi, interpreta il territorio con rispetto e sensibilità, vinificando in modo artigianale ma preciso, per esprimere in ogni etichetta l’identità profonda e cangiante dell’Etna.
All’assaggio: Ginestra un Etna Bianco DOC ottenuto da uve Carricante in purezza, dal profilo elegante e verticale, sapido e dinamico, con una freschezza decisa; Feudo di Mezzo, Etna Rosso DOC da uve di 90%Nerello Mascalese e 10% Nerello Cappuccio, proviene da una delle contrade più storiche e vocate del versante nord. Un rosso di grande personalità dal tannino elegante, struttura ben equilibrata e lunga persistenza gustativa.