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Primavera in Bolle, Tenute Nicosia presenta le nuove sboccature

Anteprima dedicata alle nuove sboccature degli spumanti Metodo Classico di una cantina storica che valorizza vitigni autoctoni e terroir unici

“Primavera in Bolle” alla sua terza edizione, è già diventato per addetti ai lavori, giornalisti e sommelier un must immancabile. Sarà per la credibilità di Tenute Nicosia, una famiglia del vino che da cinque generazioni racconta al mondo, attraverso le sue premiate etichette, l’essenza e l’identità di un territorio unico come quello etneo, e non solo.

Primavera in bolle è quindi l’anteprima dedicata alla presentazione delle nuove sboccature degli spumanti Metodo Classico, ma anche occasione imperdibile per fare il punto sulla situazione degli spumanti dell’Etna, e sulla valorizzazione di vitigni autoctoni e terroir, dei quali Tenute Nicosia si candida a diventare ambasciatore e traino di un trend in continua evoluzione.

Ed il racconto quest’anno diventa “teatrale”, affidato ai migliori interpreti della squadra di Tenute Nicosia, a cominciare dal CEO Graziano Nicosia, erede di una dinastia che imbottigliava già negli anni’50, quando ancora sull’Etna non esisteva la Doc, arrivata nel 1968. Tenute Nicosia oggi abbraccia il panorama vitivinicolo di tutta la Sicilia Orientale, producendo anche negli areali di Vittoria e Noto. Primavera in Bolle 2024, da degustazione tecnica, guidata, diventa quindi narrativa, aprendosi al confronto con gli interlocutori, seguendo le suggestioni che i narratori concedono.

Ciascun interprete della squadra di Tenute Nicosia, presenta un vino, sul filo di un’idea romantica di vitalità e gioia, che si apre alla festa ed alla condivisione, con il supporto della brillante enologa Maria Carella. Ed in ogni calice di questi spumanti ritroviamo l’essenza del territorio, del paesaggio che circonda le vigne, unito al giusto rispetto del tempo, e all’attenzione ai particolari.

Quanto all’Etna, l’obiettivo di Tenute Nicosia è rappresentarla nelle sue varie sfaccettature e versanti, così diversi e capaci di donare espressioni uniche al calice. Così la rappresentazione si fa differente non solo in base al luogo di produzione, ma anche in virtù di un diverso affinamento dei vini.

Lo spumante non nasce come completamento di una gamma che dalla linea Vulkà, ai cru di contrada monte Gorna e San Nicolò, spazia fino ai lunghi affinamenti, con le  riserve di Monte Gorna – esordisce Graziano Nicosiama perchè crediamo nel territorio che si presta alla produzione spumantistica col metodo classico, dal grandissimo potenziale e le cui prime esperienze moderne risalgono a fine anni ’90”.

In effetti dopo pionieri come Benanti col suo carricante, dal 2011 Tenute Nicosia si è posizionato tra i protagonisti nel panorama spumantistico etneo. Oggi sono 25 le aziende che sull’Etna producono metodo classico, e credono in un futuro radioso nel panorama internazionale per gli spumanti dell’Etna. E la famiglia Nicosia, con gli Spumanti Sosta Tre Santi mira ad essere ambasciatrice di questo trend, contribuendo alla crescita degli spumanti sul piano nazionale in maniera significativa.

Siamo molto contenti per i risultati raggiunti negli ultimi anni, e miriamo ad essere riconosciuti come un’alternativa ai classici territori italiani nella produzione del metodo classico. Certo rispetto agli oltre 10 milioni di bottiglie del Franciacorta e del Trento Doc, l’Etna rimarrà pur sempre una nicchia. Ma una nicchia capace di esprimere vini spumanti d’eccellenza, come il nostro Sosta Tre Santi Etna Rosato Doc che alla sua prima edizione è entrato tra i migliori cento vini al mondo per Wine Enthusiast”- aggiunge un raggiante Graziano.

Introdotto nel 2011 lo spumante da nerello mascalese, vitigno largamente prevalente fino agli anni 2000 sull’Etna, e che rimane il principe etneo, oggi Tenute Nicosia punta anche a valorizzare le capacità evolutive del carricante, che il Consorzio Etna Doc ha recentemente introdotto nel disciplinare dello spumante.

Ed in effetti sull’Etna la percentuale di produzione della bacca bianca è arrivata già al 45% sul totale dei vitigni allevati, invertendo lo storico trend. Il Consorzio ha recentemente deliberato l’introduzione in etichetta della possibilità di indicarne il dosaggio zero, e gli Spumanti Sosta Tre Santi di Nicosia, sono già tutti pas dosè. Altra modifica introdotta è la dicitura “millesimato” disciplinato per le etichette che fanno almeno 24mesi sui lieviti, e la “Riserva” prevista a partire dai 48 mesi sui lieviti.

Gli Spumanti in degustazione:

Sosta Tre Santi Carricante Brut 2020

Questa etichetta Doc Sicilia rappresenta una tra le poche espressioni etnee di carricante in purezza. Rigorosamente da uve del versante sud est dell’Etna. Tenute Nicosia crede molto in questo vitigno, varietà antica presente già in Magna Grecia. Acidità elevata, e malico importante, con valori di ph fondamentali per la produzione del metodo classico e per la longevità del vino. Valorizzare i varietali tipici della zona, è l’impulso che ha dato vita al progetto del 2011 di Tenute Nicosia. “Il Metodo -specifica Maria Carellaè costante, tutti sono millesimati, ma si differenziano al calice per le caratteristiche del varietale e dell’annata. Il 2020 è stata un’annata calda, con inverno mite e moderata piovosità. La  primavera tardava a giungere ma la stagione si è evoluta con fasi fenologiche regolari, fino ad un ottobre asciutto. Ciò ha comportato un anticipo della vendemmia a meta settembre”.

La raccolta è infatti solitamente anticipata di una decina di giorni, rispetto alla vendemmia per la maturazione classica. In pressa si prende solo il succo proveniente dal primo sgrondo ad inizio pressatura per mantenere un ph elevato, che garantisce freschezza nel tempo . Il vino base ottenuto, nella primavera successiva, a marzo 2021, è andato in bottiglia per la seconda fermentazione e, dopo 32 mesi di affinamento sui lieviti, sboccato a novembre 2023.

Annata calda che si sente al bicchiere, con un frutto croccante, e un agrume che prevale sulle note più fresche tipiche di annate più piovose. Il racconto evocativo lasciato a Marco Marcialis, si snoda a mano libera tra purezza e bellezza di vino e paesaggi. Immagini dell’Etna, si alternano a panieri di agrumi. Tutto parla di una purezza eroica, che vogliamo immaginare caratterizzata dal colore giallo. Da quello degli agrumi, a quello della ginestra “ginesta etnensis”. Emozioni cromatiche che nel  complesso attirano l’attenzione, concludendo con il mandorlo in fiore, importante riconoscimento gusto-olfattivo che si ritrova all’interno dei calici di carricante.

La luce gialla di primavera ritrovata nella successiva visita a Monte Gorna, guidati dall’agronomo Alessandro Lo Genco, incorniciato dal suo paesaggio marino lì sullo sfondo, evocano la sapidità che si ritrova nel calice e ideali succulenti abbinamenti.

Sosta Tre Santi Etna Rosato Doc 2021

Nerello mascalese dal versante sud est dell’Etna, che per la sua vicinanza al mare, dona salinità al suo frutto in purezza. Annata calda, caratterizzata anche dagli scenografici e quasi innocui parossismi dell’Etna, la cui cenere lavica non ha danneggiato le piante. Fa macerazione in pressa di pochissime ore, giusto per estrarre un pò di colore, da quel nerello che per i suoi scarsi polifenoli acilati dona una colorazione tenue. Un naso ammaliante di fiori secchi la nota iniziale caratterizzante, per un bel corredo aromatico, dove benzenoidi e terpeni si profilano al meglio nel bicchiere, dopo almeno 20 mesi di affinamento sui lieviti.

Un’etichetta dall’enorme successo e gradimento, molto versatile anche a tavola. Francesco Chittari, collaboratore di Tenute Nicosia e founder dell’associazione Spumanti dell’Etna, presenta il vino partendo dalle note di “Pink” degli Aerosmith, album pubblicato nel 1997. “Pink is my new obsession” ripete, ed è un po’ quello che il mercato del vino ha riservato a questa etichetta, per il valore che consumatori e critica gli hanno conferito. La prima edizione 2018 ha ottenuto i 5 Grappoli Bibenda e la menzione di Wine Enthusiast tra i migliori 100 vini al mondo.

La suggestione al calice è quella di accompagnare un figlio nel suo percorso di crescita. Ogni assaggio diventa un’esperienza unica, occasione per una nuova scoperta. Un vino romantico, generoso, suadente, ammaliante. “Ricorda la grazia, ma anche la forza e la potenza che solo una donna può avere, unita ad una meticolosa cura del dettaglio, sensibilità e ricchezza di emozioni” -aggiunge Francesco Chittari- la sua riscoperta nel tempo può regalare nuove emozioni, da solo o con variopinti abbinamenti gastronomici”.

Sosta Tre Santi Etna Bianco Brut 2019.

Etna doc da nerello mascalese vinificato in bianco. I piovosi inverno e primavera dell’annata, seguiti da un giugno asciutto ed un’estate regolare, hanno dato vita ad un vino fresco ed acido, di bella verticalità. Un profilo nordico per questo nerello che fa 36 mesi di affinamento sui lieviti. Tenute Nicosia, val la pena ricordarlo, è stata la prima azienda a produrre un Etna Doc da nerello mascalese vinificato in bianco, quando nel 2011 è stato cambiato il disciplinare di produzione.

Il vino è una forma d’arte, perché in fondo frutto di uno slancio artistico della natura -racconta  Santi Natola– mentre immagini e dipinti, intercettano le qualità di questo spumante metodo classico da nerello mascalese, snocciolate da Santi. La luminosità, di quella luce solare che diventa illuminazione e da slancio, grande vitalità; il movimento, di una bolla che riempie un palato fibroso, che sviluppa energia e crea vita; la nitida percezione, di acidità, salinità e intensità, in un testa coda aromatico tra nord e sud, tra mare e terra. Stupisce come la tecnica non prevalga mai sulla matrice del terroir etneo, e lo stile non si fa mai predominante sulle caratteristiche del millesimo.

Vini per cui vale l’attesa, mai uguale a se stessi, perchè sono vini di territorio. Lo stile di Tenute Nicosia, perfettamente incarnato dall’enologa Maria Carella, vuole allontanarsi da quella precisione calligrafica, spesso ritrovata nelle bollicine, per farsi soavemente fagocitare da un terroir.

Sosta Tre Santi Etna Bianco Brut Sessantamesi

Annata 2016 per questonerello mascalese, frutto di una delle più belle annate per il panorama vitivinicolo etneo. Marco Marcialis, racconta il tema di questo vino, cui tutti a Tenute Nicosia sono affezionati, perché fa omaggio ad una storia familiare. Debuttava a Vinitaly con l’annata 2012, per i 120anni dell’azienda, prodotto solo per una serie di feste-evento condivise con clienti, chef e giornalisti. Riproposto a distanza di 5 anni, rappresenta l’amore per il vino di questa famiglia, e nel calice rivela un carattere minerale, sapido, che si apre splendidamente al palato con le note complesse tipiche di questa etichetta celebrativa.

Frutto di un Inverno moderatamente mite, con una primavera fresca e regolare, e fasi fenologiche e maturazione idealiracconta Maria Carella – queste sboccature speciali  le facciamo solo per annate come questa, che riteniamo adatte per un lungo affinamento. Qui il vino base attende un anno in più in acciaio, prima di rifermentare in bottiglia”.

Francesco Chittari, ricorda il valore del tempo…che è galantuomo, ma anche elemento romantico per eccellenza. L’eleganza di questa etichetta, è frutto di un perfetto connubio di tempo e cura del dettaglio, che insieme ne danno perfetta visione e lo nobilitano. “Ci sono vini che dopo la sboccatura non appassiscono, fioriscono di nuovo, semmai cambiano pelle, si emancipano, srotolano la trama della loro vita. Così il “Sessantamesi” di Tenute Nicosia, libera al calice sentori di spezie, agrumi, frutti rossi, ed ancora note vegetali e di frutta bianca , raccontando la sua personalissima trama. Un vino per cui vale l’attesa, minerale di quella sapidità gustativa che qualifica il sorso, allunga la bevuta, ricamando la persistenza e reclamando un buon abbinamento. A tavola si dona al meglio accompagnando i piatti della grandissima tradizione siciliana“, chiosa Santi Natola.

Antonio Marino, rappresenta il fil rouge del racconto di questo “Primavera in Bolle”, rubando i versi al maestro Ivano Fossati, e vede questo spumante di Tenute Nicosia come frutto di “un tempo sognato che bisognava sognare”. Perchè il progetto del metodo classico, quando nacque rappresentava per Nicosia un vero sogno sfidante, in un’epoca per i più acerba, ma che invece bisognava sognare e con largo anticipo. In un susseguirsi di piacevoli emozioni, Antonio, ricorda l’appuntamento estivo qui a Trecastagni (CT) da Tenute Nicosia, con la festa consueta di Bolle in Vigna del prossimo 24 luglio, attesissima da tutti gli appassionati e che quest’anno promette grandi novità, a cominciare dal focus internazionale sugli spumanti da vitigni autoctoni.

Santi Natola propone allora il magistrale dègorgement alla volèe, della sorpresa finale. Una quinta degustazione, quella di uno spumante da carricante, che riposa già da 48 mesi sui lieviti, e per nulla si presenta arrivato, anzi ! Ed allora la squadra di Tenute Nicosia, preannuncia che sarà sboccato ancora in avanti, prima di diventare etichetta effettiva. Perché quelli del tempo, della vigna, della cantina, dell’affinamento, sono valori da tramandare e preservare, rendendoli sempre più percepibili da chi, infine, si approccia a degustare una etichetta preziosa di spumante metodo classico, come quelle apprezzate in questa “Primavera in Bolle”. Qui lo spumante -che si sa è prodotto estremamente tecnico- viene in realtà suggerito dal territorio stesso, così gli spumanti dell’Etna di Tenute Nicosia si fanno originali, per emanciparsi diventando ambasciatori della cucina mediterranea, dove trovano matrimonio ideale.