Capire le potenzialità dei vini più iconici del’Etna,con le sue terre vulcaniche e un clima unico, alle cui pendici si producono alcuni dei vini più affascinanti e complessi al mondo. Questi vini non solo sono rinomati per la loro freschezza e vitalità giovanile, ma anche per la loro straordinaria capacità di invecchiamento. Nella masterclass de “Le contrade dell’Etna” riservata agli esperti di settore sono stati narrati i segreti di questi vini dell’Etna che si prestano all’invecchiamento, scoprendo le caratteristiche distintive di varietà come Carricante e Catarratto per i bianchi e Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per i rossi, analizzando come evolvono nel tempo.
A condurre questo viaggio temporale e gustativo la Wine Educator e founder di Wine Club Cristina Mercuri, con oltre 10 anni di esperienza nel settore del vino e aspirante Master of Wine; sviscerando le caratteristiche del territorio vulcanico più produttivo del mondo e di come l’approccio a questo territorio sia salito alla ribalta relativamente da poco. Ma è altrettanto vero che non può più considerarsi giovane sia per le conoscenze applicate alle varie produzioni etnee sia per risultati in termini di mercato. Narrando di come le “sciare” e le esposizioni influenzino il territorio etneo in tutti i suoi versanti troviamo espressioni diverse di ciascun progetto enologico abbinato a questo concetto, traducendo proprio il focus di questa manifestazione.
La degustazione ha presentato le distinte annate di vini bianchi, rosati e rossi etnei che si prestano all’invecchiamento, con caratteristiche peculiari riconoscibili nonostante il tempo passato in bottiglia e con risultati più che sorprendenti. Un totale di sette etichette dell’Etna abbinate a due annate differenti per un totale di dieci annate complessive, dal 2013 al 2023.
Si inizia con i bianchi, nello specifico con il confronto tra due annate molto diverse dell’Etna Bianco A’ Puddara di Tenute di Fessina. Ad essere degustata per prima è la versione del 2022 rappresentazione di un classico bianco dell’Etna in cui le parti dure e la mineralità la fanno da padroni; discorso totalmente diverso per l’annata di confronto, la 2015, che evolve e si equilibra nel corso degli anni, grazie ad una splendida acidità che consegna proprio la longevità a questa espressione di bianco vulcanico etneo.
Subito dopo tocca ad un’etichetta molto intima e familiare di Nicosia, l’Etna Bianco Contrada Monte Gorna Vecchie Viti. Un’elegante espressione di Carricante che viene concepito come un vino da attendere, basti pensare ai quattro anni di maturazione in cantina, cui segue un passaggio di 12 mesi in barrique di rovere francese che gli donano anche un colore giallo dorato intenso. Se nella versione 2019 spiccano note di frutta e note terziare al palato, nella contrapposizione del 2013 cambia completamente migliorandone la complessità, mielato sia per l’intensità di colore ma anche per piacevoli note ossidative che sviluppandosi conservano amabilmente questa etichetta.
L’ultimo bianco proposto è il Contrada PC di Passopisciaro, particolarmente importante perché rappresenta come l’Etna sia un terroir talmente vasto da poter inglobare anche vitigni internazionali come lo Chardonnay con cui viene prodotta questa etichetta. La sua prima versione proposta in degustazione, la 2022, non è ancora sul mercato così da poterla scoprire in anteprima; un vino con note affumicate, pere e note citriche ben evidenti che fanno da fil rouge per l’annata 2018 di confronto, per un vino ancora vibrante che per caratteristiche si avvicina quasi ad alcune espressioni di Chablis di Borgogna.
Terminati i bianchi è il turno dei rosati, a cominciare dall’Etna Rosato Millemetri di Feudo Cavaliere. Siamo a Santa Maria di Licodia, versante sud ovest, in una parte dell’Etna recentemente valorizzata a circa 900 mt s.l.m. Nella sua prima annata di confronto come la 2019 troviamo in bocca un vino nervoso che si avvicina per struttura più ad un rosso caratterizzato da una grande complessità soprattutto al naso. La 2016 nonostante l’età risulta comunque molto fresco e bilanciato con una grande potenza che esplode al sorso mancando una bella persistenza in bocca.
Segue il confronto diretto con il secondo rosato in degustazione, l’Etna Rosato Contrada Volpare di Maugeri. Entrambe le versioni proposte, la 2023 e la 2021, risultano molto simili per eleganza e acidità con note floreali e di frutti rossi al naso. Stupisce però il confronto con il colore; se la prima annata si presenta con un rosa antico tenute, la ‘21 risulta talmente tanto scarica da sembrare un bianco. Il motivo? Le criticità dell’annata di vinificazione, in cui i problemi climatici hanno provocato un forte stress all’uva tanto da concentrare pochi antociani in buccia.
Infine tocca dunque ai rossi, passando alle annate più vecchie fino alle più recenti. Il primo confronto vede protagonista Tenuta Tascante con l’Etna Rosso Contrada Sciaranuova VV 2017. Domina lo pseudocalore in questo vino ma con un tannino assolutamente morbido e lungo, motivo per il quale si presume una longevità ben più duratura. Nell’annata 2020 si ritrova la stessa componente alcolica, ma con un naso nettamente più fresco con note balsamiche sullo sfondo, sicuramente segno delle caratteristiche di un passaggio in legno prolungato.
Profumo di Vulcano di Federico Graziani è l’ultimo vino in degustazione, con annate nettamente diverse, 2013 e 2021. La prima nota che si percepisce è la grande parte floreale e la nota ossidativa che ben si bilancia nel calice con una grande verticalità, merito dei tannini ammorbiditi magistralmente. La versione invece del 2021, benchè meno complessa, rappresenta un’espressione naturale del terroir di montagna in cui mineralità e sapidità la fanno da padrone, complici tannini pronti all’evoluzione in bottiglia.
La degustazione, che ha visto la presenza di molti stranieri interessati, è stata condotta interamente in inglese tecnico, potendo quindi conoscere le sfumature dell’argomento anche in un linguaggio più aperto. Confronti, approfondimenti e curiosità sono stati il fulcro di questa masterclass di settore, apprezzata soprattutto per aver rappresentato le sfumature del vulcano più alto d’Europa e il suo terroir unico diviso per contrade.