Le Wine Experience di Ais Catania fanno tappa in Valle d’Isonzo ospitando il produttore di Lis Neris , cantina tra le protagoniste a livello internazionale del successo dei vini del Friuli. Cinque generazioni di vinerons dal 1879, hanno contribuito alla crescita della cantina, oggi rappresentata da Alvaro Pecorari, che nel 1981 a soli 25anni prese in mano dal padre la conduzione dell’azienda. Così, dai 3 ettari iniziali, oggi Lis Neris ne conta ben 74, che disegnano il panorama tra l’Isonzo ed il confine Sloveno, sempre lì dove Le Nere, ( in friulano Lis Neris appunto ), le donne di nero vestite, si recavano ogni mattina per curare le vigne.
Intrigante il percorso degustativo con tema i grandi bianchi che caratterizzano lo stile della maison, condotto da Maria Grazia Barbagallo vice presidente regionale Ais e da Federica Milazzo miglior sommelier Sicilia 2022.
“Siamo cresciuti piano piano , più consapevoli e solidi, grazie al tempo ed all’esperienza maturata-ci ha raccontato Pecorari – Tempi lunghi , pazienza ed errori fanno parte del gioco. Non sono per la moda del vino, ed in cantina ricerchiamo la sostanza. I nostri, li definirei vini agricoli, frutto della cultura del territorio che sta intorno. Credo che solo il lavoro di una vita, come mi ha insegnato anche la mia nonna asburgica, può dare la consapevolezza di conoscere il proprio terroir.”
Vini di qualità frutto di una corretta e rispettosa interpretazione del terroir, quelli di Lis Neris. Due le realtà produttive approfondite in masterclass: il modello classico friulano, cioè il monovitigno legato alla cultura teutonica, e le interpretazioni moderne, varianti sviluppate quando la maturata esperienza ha dato consapevolezza che dai monovitigni si potessero realizzare delle splendide cuvèe. Il nutrito parterre di pubblico ed addetti ai lavori, ha potuto così apprezzare due batterie di vini, tre varietali e tre cuvèes, con sorprendente blind tasting finale.
“Le attuali vigne di Pinot Grigio rappresentano la storia della nostra esperienza nel vino , piantati primi anni ’80, hanno costituito il primo tassello su cui costruire la nostra storia moderna. Equilibrio nuovo rispetto alle tecniche del passato, abbassando le rese per pianta, con l’obiettivo di migliorare la qualità. Fu nella fase storica asburgica che arrivarono in Friuli i grandi vitigni francesi e tedeschi, pinot grigio, bianco, sauvignon blanc, chardonnay, a mio avviso dopo 200anni da considerarsi autoctoni”- aggiunge Alvaro Pecorari.
Ci conferma poi, come sia fondamentale l’attenzione alle variazioni climatiche, perché le espressioni dei vitigni cambiano nelle annate più fresche rispetto a quelle più calde. Variabili molto importanti messe in evidenza anche dalla posizione geografica dell’azienda. Gorizia dista 20 km da quel mare, braccio settentrionale del mediterraneo, che dona influssi interessanti da clima mite e temperato, con sullo sfondo le Alpi Giulie, sempre a 20 km.
Lis Neris, baricentrica tra mare e montagna gode quindi di un bel contrasto climatico, che in realtà favorisce la maturazione e lo sviluppo aromatico delle varietà bianche, mentre la bora, che da quelle parti arriva meno intensa da est, sanifica naturalmente le viti.
“E poi ci sono i claps –aggiunge Alvaro– sassi silicei con funzione drenante di origine glaciale. Se in Rodano sono orgogliosi dei loro galets noi lo siamo dei claps, ciottoli che di notte rilasciano il calore del sole e allontanano le malattie della vite. Questo calore diretto e di rimando, aiuta la concentrazione dei vini , mentre l’ossigeno e l’acqua, che le viti con ripagata fatica trovano attraversando gli strati di terreno, donano grande eleganza”
E’ noto ormai come il limite di fertilità della pianta sia il primo tassello della qualità, che ritroviamo negli assaggi declinati con eleganza da Federica Milazzo e Maria Grazia Barbagallo.
GRIS 2021
Pinot Grigio in purezza, il vino più prodotto dall’azienda . Frutto di un’annata molto equilibrata , e vendemmia un po’ ritardata. Gioventù scalpitante che ritroveremo più complesso nel tempo. Fresco e fragrante, di frutta croccante quasi acerba. Fermenta e matura in tonneau di rovere da 500 lt., legno che non risulta coprente, ma che permette al vino di aprirsi e respirare scambiando con la natura. La parte olfattiva, rivela note vegetali, erbacee, floreali ed aromatiche. Al palato piacevole la nota sapida, di fiore fresco e agrumato, già di equilibrio e spessore. In bocca si esprime al meglio scaldando un po’, esprimendo quella sostanza frutto di un attento batonnàge. Etichetta di bella tensione, con una suadente morbidezza che accompagna le delicate note floreali e una fragrante vena acida. Di buona personalità e persistenza.
JUROSA 2021
Chardonnay in purezza dal naso più evidente, con note legnose leggermente presenti. In effetti la presenza di un 30% di legno nuovo, regala la leggera nota vanigliata, quasi burrosa. Ancora fiore di camomilla, ginestra. Frutta più carnosa del primo, con una mela gialla interessante. L’espressione classica di uno chardonnay, che ha capacità di adattamento al caldo e freddo, performante e versatile, che esprime la sua genetica. Un assaggio più largo e corposo, di strati più morbidi.
La parte gustativa, esce molto bene, banana matura e pera in particolare. Anche qui il tempo saprà fare un buon lavoro, rivelandone tutto il potenziale. Alvaro ci conferma che dai 9 agli 11 anni, si è potuto constatare che questi vini hanno infatti un potenziale di crescita, poi entrano in una fase di stabilità.
PICOL 2021
Sauvignon Blanc dai profumi di macchia mediterranea, di rosmarino, salvia e basilico, timo e ancora origano. Vegetale ed aromatico, più complesso di quanto ti aspetti. Al palato si rivela con una nota quasi piccante, che si allarga in bocca, e le note vegetali ritornano, su una sapidità importante, esaltazione della lenta maturazione del profilo acido. Affina 2 mesi maturando in tonneau, ma solo per una quota, tra dicembre e gennaio, per favorire una lenta ossidazione, torna quindi in acciaio per dieci mesi.
FIORE DI CAMPO GOLD 2019
Niente legno per questo blend di Friulano, Sauvignon e Riesling, prima annata di produzione 2018, che fermenta e matura solo in acciaio. Piccole note di riduzione arricchiscono il profilo aromatico. Naso di fiori di campo, da uve ben mature, con un sauvignon un pò più presente rispetto al tocai friulano, mutazione genetica del sauvignon blanc arrivato da Bordeaux. Alla fine del 1800, l’odierno friulano, viene importato infatti dagli Asburgo, per avere una varietà produttiva che potesse competere con costi più bassi. C’erano infatti i dazi a pesare sulle vendite, già ad Udine. Il saldo di riesling esalta le note acide, ed il sauvignon si distingue, con note saline dal ricordo nordico, per una complessiva bella intensità aromatica.
LIS 2019
Alvaro lo considera il prototipo del moderno modello aziendale, un blend dove lo chardonnay si fa notare, e convergono le varietà pinot grigio e sauvignon blanc. L’annata fresca ha regalato un bouquet ricco e delicato, sentori di fiori bianchi, aromi di frutta gialla, cenni tropicali, sensazioni di miele, vaniglia e sfumature di erbe officinali e spezie. LIS la cui prima annata è 1999, vinifica e affina in botti di rovere francese. Al palato regala suadente morbidezza, sorretta da un carattere fresco, dinamico e molto persistente.
CONFINI 2019
Confini esordì nel 1997, con l’idea di provare un’idea di surmaturazione del pinot grigio in particolare, che in quest’area climatica, riceve un equilibrio aromatico acido interessante.
Estrazione importante, di litchi, lavanda. Il Pinot Grigio è l’ossatura di questo vino, al quale conferisce struttura, ampiezza, morbidezza e calore, il Gewürztraminer è decisivo per la qualità aromatica delle sensazioni olfattive. Ma è grazie al Riesling che raggiunge un giusto equilibrio acido, che ne esalta la complessità gustativa. Tre vitigni così diversi per un vino unico.
Queste cuvèe, fanno due anni di maturazione sui lieviti. Alla fine del primo anno, svolto a partite separate, si uniscono e vanno in acciaio. Quindi batonnàge per un anno, e imbottigliamento un anno dopo la raccolta. L’affinamento successivo in bottiglia per trovare distensione. I varietali sono apparsi più dinamici, eleganti, senza mai essere prepotenti. Questi blend giocano invece più sull’armonia, sull’equilibrio, sulla finezza.
Blind Tasting
Il vino si rivela al calice di grande lucentezza, naso agrumato, di oli essenziali, camomilla pestata in mortaio, acidità ancora ben presente ed una bella nota sapida, ancora lungo. La vivacità olfattiva si allarga al palato, fresco, ampio e profondo. Tra profumi che spaziano si coglie una speziatura balsamica, quasi di alghe emerse con la bassa marea ed un limone di Amalfi maturo. Un applauso ha accolto lo svelamento di questo vino ancora coinvolgente, un Sauvignon del 2003 !
“Fu un estate quasi africana, negativa per un sauvignon blanc con bassa piovosità, che preludeva a pochi profumi e tanta struttura -racconta Alvaro- il tempo ci ha portato la salvia, erbe aromatiche vegetali, quasi garrigue !”.
Tal Lùc cuvèe .5.6.
La Masterclass si chiude con questo passito dolce di grande spessore, da due varietà che subiscono l’appassimento, Verduzzo friuliano e Riesling. Primi anni 70 fu impiantata una piccola vigna di verduzzo, che però per il clima decisamente diverso rispetto es. a Cividale, non regalava soddisfazioni. Molti anni dopo, nel 1995, la prima annata di questo vino estremo, quasi mitteleuropeo, che da la dimensione di quel posto Tal Lùc (“nel posto” appunto), che ricorda la nonna di Alvaro. Un appassimento di tre mesi su graticci orizzontali, sui quali le uve vengono girate un paio di volte per arieggiare. Il bouquet seduce con intensi profumi di zafferano, scorza di agrumi candita, fico, dattero, che accompagnano un sorso morbido e suadente.
Non diremmo che gli zuccheri residui siano 300 gr/lt, grazie alla finissima acidità e alle spezie che si impadroniscono del legno, creando uno spettacolare quadro aromatico tipicamente mediterraneo, ma con un residuo zuccherino perfettamente in equilibrio tra componente dolce e tonalità fresche e minerali, con un finale sapido, piacevolmente fresco e persistente.
L’autorevolezza gentile di Alvaro, viene ancora stimolata da Maria Grazia Barbagallo, che con Pecorari parla del progetto “Fatto in Paradiso”. E’ un progetto creato in più tempi, il cui nome si deve alla figlia Francesca, scomparsa in un incidente stradale nel 2002, mentre si recava in cantina. Francesca, sognatrice di una creatività innata, era anche amante dei Queen e del loro Made in Heaven.
Nato dalla fantasia giovanile di una sedicenne il progetto, finito in un cassetto, per un amaro scherzo del destino viene ripreso nel 2003, l’anno dopo del vuoto creatosi per la sua assenza, tentando di recuperare le sue idee. Una magnum che esce ogni anno , per finanziare progetti che riguardano i bambini, e che in 20anni ha già contribuito a realizzare 10 scuole in Myanmar, due in India e due in Uganda, insieme alla comunità di Sant’Egidio ed ai padri del P.i.m.e.
Una storia di famiglia quella di Lis Neris, complessa e affascinante proprio come le loro etichette, declinata su un fil rouge di stile, disciplina ed eleganza.