Solo pochi decenni fa, parlare di metodo classico siciliano, a livello internazionale, sarebbe stata quasi un eresia. Non certo per chi conosce la storia del vino, ma perchè il nettare dell’isola è stato per lungo tempo commercialmente identificato come -spesso fondamentale- vino da taglio.
Lontani i fasti dello “Champagne Etna” del Barone Felice Spitaleri, che in quel di Solicchiata diede impronta stilistica di successo ai vitigni internazionali – prima bottiglia datata 1870 – la storia moderna delle bollicine siciliane si deve a lungimiranti produttori, come il Barone Emanuele Scammacca del Murgo ed il cav. Benanti, che hanno portato in auge i vitigni indigeni del vulcano, spumantizzandoli.
La “Giornata del Sommelier“, ormai tradizionalmente organizzata da AIS Catania e AIS Jonico Etnea, ha voluto dedicare il focus iniziale di un intero giorno aperto ai winelovers, addetti ai lavori, e nuovi appassionati, in maniera spumeggiante, ad una Masterclass proprio sulle “bolle di Sicilia”.
A condurre ” La carica delle bollicine siciliane”, in un appassionante degustazione interattiva Claudio Di Maria, Miglior Sommelier di Sicilia 2023, e Sergio Bellissimo sommelier e degustatore AIS, secondo classificato all’ultimo concorso. Maria Grazia Barbagallo, vice presidente regionale AIS, ci ha raccontato con soddisfazione dello spirito di gruppo che anima anche questa giornata, occasione per tanti -ogni anno- di avvicinamento al mondo del vino.
Quest’anno la delegazione di Catania guidata da Maria Grazia e quella Jonico Etnea con Paolo Pennisi, hanno proposto un programma fittissimo nella splendida cornice di Radice Pura con i suoi lussureggianti giardini e lo scenografico antico palmento. “Novità di questa edizione – aggiunge Maria Grazia, che ha condotto anche la Masterclass “Macerati e non solo” – la presenza di molti produttori ai banchi d’assaggio delle cantine selezionate, che non hanno voluto mancare all’evento, dialogando con i numerosi ospiti.
Il percorso degustativo proposto in MASTERCLASS ha abbracciato tutta l’isola, coinvolgendo l’aspetto edonistico dello spumante, le espressioni territoriali dei vitigni spumantizzati oltre il Vulcano, e le storie di famiglia dei vinerons, alcune inaspettate.
GURRIERI – Donna Grazia Brut –
Già nell’immediatezza questo spumante da nero d’avola e frappato vinificati in bianco, dona le sue caratteristiche fondamentali, dal taglio erbaceo alle sensazioni delicate di lieviti. Non è semplice la spumantizzazione del nero d’avola, specie in territori dove il calore è una componente importante. Caratteristici sentori di fiori freschi, camomilla, su una nota ritmata e rinfrescante di salvia. In bocca assolutamente corrispondente. Bollicine cremose, mai invasive, con una acidità ben presente e mai scomposta con finale sapido e piacevolmente ammandorlato. Nota caratterizzante di questo spumante, la piacevolezza di beva.
ALESSANDRO di CAMPOREALE – Extra Brut 2019
La famiglia Alessandro di Camporeale, in contrada Mandranova fa vino da oltre ventanni, ma la data di fondazione in realtà affonda le radici nella storia siciliana. Alla famiglia va il merito di aver rimodulato e portato in auge la Doc Monreale, con la restrizione delle tipologie di uvaggi. Rivalorizzato con questa referenza il catarratto extra lucido spumantizzato in purezza, giocato tutto sulla freschezza dell’agrume. La mano del produttore ha voluto una scelta stilistica che -racconta Sergio- Valentino Tesi, miglior sommelier d’Italia 2019, ha definito “un graffio citrino”. Pochi sono gli esempi di spumante da catarratto e volendo paragonarlo al precedente, manca quella nota di lieviti, grazie al maggior affinamento ed alla scelta dell’enologo-aggiunge Claudio. 36 i mesi di affinamento per questa bollicina che gioca tutto sulle freschezze. Dritto, pulito, dall’effervescenza cremosa. Chiude su una nota di nocciola.
BRUGNANO – Brut 2020
Cantine Brugnano, fondata negli anni 50 dal nonno Francesco che, come tanti produceva vino sfuso. Nel 2020 la nuova generazione decide di reinvestire nella cantina di famiglia. Terreni tra il territorio di Partinico dove viene allevato il catarratto, e circa 60 ettari all’interno della doc Alcamo. Dal 2024 entrerà in biologico certificato. Brugnano Brut, ha la particolarità del saldo 5% di chardonnay. Naso in via di prima evoluzione. 28 i mesi di affinamento per questo spumante da catarratto lucido proveniente dai 650 mt slm di Partinico, da cui la c.da Mandranova dista solo circa 20 km, ma qui i venti del nord influiscono su freschezza, ed escursione termica. Ciò nonostante la scelta stilistica della cantina, e dell’enologo Angelo Rubino, gli conferisce note evolutive già al naso, quasi di pasta di mandorla. Piccola scia tannica, per un sorso gastronomico volendo da tutto pasto, giocando sulle temperature. Un metodo classico di equilibrio, naso e corpo avvolgenti e di spessore. Espressione di come due cantine poste alla stessa altitudine, stesso fronte mare e terreni, possano proporre – per un vino tecnico come lo spumante – etichette molto differenti, grazie alla mano del produttore.
CANTINE RUSSO – Mon Pit Blanc de Blanc 2016
La famiglia Russo grazie anche ai cambi generazionali ha dato tanto al vino dell’Etna. Prima della Doc esprimeva già una bottiglia di successo, il Vino di Solicchiata. Dopo le prove di spumantizzazione degli anni 90, le prime bollicine nascono nel 2010 con il metodo classico Rosè Mon Pit. Il nome prende spunto dall’appellazione di una nuova bocca eruttiva, un cratere non ancora formato, “pit”, appunto. Nel 2011 Cantine Russo esprime il primo blanc del blanc, tra i primi carricante, con saldo 30% di catarratto. Contrada Crasà nel nord est dell’Etna, gode di un canale di venti costanti che crea un clima salubre ed asciutto. Qui avvicinandosi all’Alcantara il terreno originario, ricoperto dai capricci del vulcano, è in prevalenza argilloso sabbioso, componente che si ritrova nelle espressioni vinicole. 60 mesi di affinamento, per questo spumante millesimo 2016 dove il tempo di contatto con i lieviti fa la differenza. Francesco Russo enologo, ci ricorda che se l’annata è piu fredda, in cantina la maggior permanenza sui lieviti può regalare maggior equilibrio. La scelta enologica quindi dipende dalle annate, dando giusta importanza alla base dello spumante. Carricante fresco e floreale, (a breve diventerà etna doc e presto docg) con quasi 6 anni sui lieviti, che non sono percettibili. Immediato al naso, con un leggero sentore di crosta di pane. In bocca è secco, equilibrato e armonico, si apre con discrezione, su una linea sottile e piacevolissima che invoglia al sorso.
GIOVINCO – Extra Brut 2019
Vito Giovinco da anni ha avviato lo studio sulla spumantistica in Sicilia. Artefice di successo insieme a Gigi Lo Guzzo nel 1989 della storia spumantistica moderna di Murgo. Ha ripreso questa azienda risalente al 1920, solo nel 2017. In questo areale intorno al Lago Arancio, nasce il suo spumante da nerello mascalese, varietà molto diffusa nella sicilia occidentale. Vinificato in bianco, dopo una grandissima selezione di uve. Ma la differenza, ricorda sempre Vito Giovinco ( intervistato da noi in occasione dell’en primeur di un’altra bollicina anch’essa protagonista di questa masterclass) la fa il vino base. Siamo in centro Sicilia tra le basse colline girgentane, che incorniciano lo skyline del lago Arancio. Alle note gessose e minerali, piacevolmente salmastre, fanno eco sentori di crosta di pane, floreali e di frutta tropicale.
PRINCIPE DI CORLEONE – San Loè Brut
Doc Monreale e quasi 200 ettari vitati per Principe di Corleone, tra gli artefici della rinascita di questo areale, dove il nerello mascalese trova grande espressione nella spumantizzazione. Stesso uvaggio della referenza precedente, ma i diversi territori di provenienza e la scelta stilistica aziendale danno vita a due metodo classico marcatamente diversi. Nota erbacea sottile, caratterizzante l’ingresso di bollicine fine e persistenti che danzano su note marcate di spezie dolci. Un vino spumante di prospettiva, che sosta sui lieviti 30 mesi. Fresco e fitto, di grande pulizia finale.
ANSALDI – Cuvèe di Famiglia 2018
Giacomo Ansaldi è un’istituzione della viticultura siciliana. Il suo spumante, tutto da raccontare. Cuvèe di famiglia, per un vino non commerciale di sole 3000 bottiglie, di grande identità. Giacomo sperimenta il metodo classico con vitigni indigeni siciliani, come questo grillo in purezza. Enologo, collezionista, storico e ricercatore, ha contribuito alla rinascita della Doc Erice. Si innamora di un Baglio che fu della famiglia Florio, dove trova un suolo gessoso, e lo ristruttura. Nel tempo mette insieme la più grande collezione al mondo di Perpetuo, 29 botti. Nel 2002 è artefice di un protocollo per riprendere la produzione di Perpetuo, il cosiddetto pre-British, vino di Marsala non fortificato. Ci rivela che la liquer d’expeditiòn del suo grillo metodo classico è proprio frutto della sua esperienza col Perpetuo. Da questo rapporto d’amore maturo tra vino e lieviti, dove la vinificazione avviene a grappolo intero, senza diraspatura, nasce questo spumante. Di grande spessore già al naso, la bolla ritorna al palato complesso e agrumato con piacevoli note di miele e pane tostato, con quel lieve tannino che gli da struttura nobile e sfumate note ossidative sul finale.
CURTO – Extra Brut Rosè 2021
Spumante rosato da nero d’avola, per questa antica azienda agricola di famiglia. Curto, ubicata ad Ispica, territorio tra Ragusa e Siracusa, all’incrocio benefico di mar Ionio e Mediterraneo. Francesca Curto fa vino, continuando la strada tracciata dal padre, con un occhio alla tradizione ed uno sguardo al futuro. Formatasi come enologa, ha arricchito il suo bagaglio in quel di Bordeaux, ed ha trovato nell’esperienza di Vito Giovinco, spalla ideale per questo spumante che avevamo avuto la fortuna di degustare in anteprima. Il Biotipo Fontanelle di Nero d’Avola è fortemente identitario. Spumantizzato in rosato, esordisce con ingresso spigoloso che promette lunga vita. Attacco su note erbacee, di fragolina e gelsi neri. Fresco nel sorso, e coerente al palato, si amalgama su una bella scia sapida.
VALLE DELLE FERLE – Klopè pas dosè 2020
Nel 2016 Andrea Annino e Claudia Sciacca, ingegneri di professione si innamorano di questa tenuta, adagiata su una delle strade del vino più antiche d’Europa, itinerario commerciale magno-greco per il vino del 1500 a.c. Già artefici di un premiatissimo Cerasuolo di Vittoria docg , hanno dato vita da pochi mesi a Klopè, già vittima del suo successo ! Solo 600 bottiglie per questo spumante rosato, che avevamo scoperto in en primeur col millesimo 2019. L’enologo Andrea Marletta ricava da un’antica vigna maritata, di nero d’avola e frappato uno spumante vinificato in unico grande uvaggio. Un’etichetta dunque, che diventa espressione dell’annata. Parte della massa fa fermentazione in barrique, con batonnage giornalieri. Fresco su note di melograno, vegetali, balsamiche. Ricordi di cipria e zucchero filato. In bocca è coerente. Spumante gastronomico, giocato su acidità e frutta rossa tipica dell’uvaggio del cerasuolo di vittoria, ritmato su un bel finale sapido.