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KLOPE’ bollicine esclusive firmate Valle delle Ferle

Il debutto del loro Metodo Classico KLOPE’ è stata la splendida occasione per tornare a visitare questa oasi verdeggiante, adagiata lungo quella che fu una delle più antiche Strade del Vino conosciute
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Il debutto del loro Metodo Classico KLOPE’ è stata la splendida occasione per tornare a visitare questa oasi verdeggiante, adagiata lungo quella che fu una delle più antiche Strade del Vino conosciute

Il colpo di fulmine che nel 2016 ha fatto dei giovani ingegneri Claudia Sciacca e Andrea Annino, due produttori capaci di contribuire alla rinascita del brand Cerasuolo di Vittoria, sta tutto lì, nella vecchia vigna scoperta per caso, e che li ha affascinati a tal punto da farli investire nell’azienda. Quella di Valle delle Ferle rappresenta infatti la più antica vigna maritata rimasta a Caltagirone dove, lungo i filari, frappato e nero d’avola si alternano casualmente, dando vita ad un Cerasuolo di Vittoria identitario ed oggi a KLOPE’ un metodo classico rosè, da frappato e nero d’avola, che rappresenta un unicum.

Il debutto del loro Metodo Classico KLOPE’ è stata splendida occasione per tornare a visitare questa oasi verdeggiante, adagiata lungo quella che fu una delle più antiche Strade del Vino conosciute, pare la più antica d’Europa, itinerario commerciale che già nel 1500 a.c. da Kamarina e Gela giungeva fino a Siracusa e Catania. La presentazione della nuova etichetta è stata impreziosita da un’esclusiva verticale del loro premiato Cerasuolo di Vittoria Docg con degustazione delle annate dall’ultima 2020 fino alla 2016.

Nel 2022 proprio la loro prima etichetta di questa docg , la 2016, ha subito regalato all’azienda di Caltagirone, un posto nel gotha delle migliori cantine internazionali, grazie alla Gran Medaglia d’oro ottenuta al Concours Mondial de Bruxelles 2022, uno dei massimi riconoscimenti enologici, che in quell’anno solo 16 aziende italiane sono riuscite ad ottenere.

Le storie importanti nascono spesso dal caso, ma non è stato semplice realizzare una cantina moderna e visitabile, in un involucro antico, capace però di trasmettere echi della tradizione vitivinicola dei luoghi. Anche la selezione massale è frutto di un lavoro certosino, dove qualche vite fallata è stata ripristinata con meticolosità, perché la concorrenza radicale in una vigna antica non è cosa semplice da gestire.

In circa 10 ettari, a 400 metri slm, Claudia ed Andrea, affiancati dal loro agronomo ed enologo Andrea Marletta, allevano le loro viti in regime biologico, ricavando bassissima resa, senza irrigazione di soccorso ed avendo bandito la plastica anche per legare i tralci. Qui protagonista diventa l’ampelodesmos mauratinacus, la “disa”, legaccio naturale i cui fusti tenaci sono storicamente utilizzati per legare le viti ed impagliare le sedie. 

I terreni dai quali originano le etichette di Tenuta Valle delle Ferle sono di tipo alluvionale, sabbia ed argilla ma ricche di scheletro. Terra d’argilla che gli antichi conoscevano bene, risalendo dal mare fino a queste colline per acquistare le anfore vinarie prodotte in zona. 

I commercianti greci si erano spinti fin nell’entroterra della Sicilia orientale anche per la fama di cui godeva l’antico vino Murgentia, prodotto in queste zone e presente sulle tavole piu’ importanti dell’epoca, ed al quale oggi Tenuta Valle delle Ferle dedica una delle proprie etichette. 

La domanda è d’obbligo, da dove deriva l’idea di chiamarlo KLOPE’ ?

La risposta di Claudia è sorprendente. “Furto in greco antico si dice Klopè, ed io ed Andrea, abbiamo pensato a questo nome non a caso. Le uve della vigna antica utilizzate provengono da una collina alle spalle del corpo principale dell’azienda, zona non coperta da videosorveglianza, e ad ogni vendemmia, quando ci recavamo sul posto, non trovavamo neppure un grappolo di frappato e nero d’avola !  Così io ed Andrea abbiamo deciso di anticipare la vendemmia e di utlizzare le uve, sorrette da bella acidità,  per produrre uno spumante… praticamente per sottrarre al furto la nostra uva !”

Le neonate bollicine di Klopè, rosato che sosta 30 mesi sui lieviti, allevato su queste verdi colline iblee, hanno rivelato un assaggio sorprendente per gusto e personalità. 

La sboccatura di questo Millesimato 2019, pas dosè,  prodotto in sole 600 bottiglie che riposano da 8 mesi, al calice si esprime in un rosato brillante che nero d’avola e frappato arricchiscono di intriganti riflessi ramati. 

Andrea Marletta ci conferma che le uve leggermente pressate fermentano per metà tempo in acciaio, e giunte a 7/8 gradi babo completano la fermentazione in barrique. Etichetta di grande equilibrio, grazie all’allevamento collinare del vigneto risalente al 1974 ed al paziente batonnàge di 4 mesi del vino base.   

Un naso ricco per espressione floreale molto piacevole di glicine, fiori di ginestra, ma anche violetta e fiori rossi di campo, puntuale si fonde con la fragranza del lievito e con il frutto. Sentori complessi,  dalle fragoline di bosco, alla crosta di pane, note soffuse di speziatura dolce, cannella ed una punta di zenzero, ma ben fuse ed articolate.

In bocca il fine perlage fodera il palato, e ritorna la ciliegia rossa, il lampone, la freschezza citrica del lime, che ben dialoga con i frutti rossi, e le note vegetali leggermente verdi. Chiusura agrumata intrigante su note di pompelmo rosa. Un vino decisamente gastronomico, inconfondibile nella sua particolarità. 

La strada, fin qui inesplorata, di spumantizzare insieme l’uvaggio tradizionale del cerasuolo di vittoria, concentra in KLOPE’ le peculiarità migliori dei due vitigni frappato e nero d’avola, segnando un importante salto di qualità nella filosofia produttiva di Valle delle Ferle, una delle sfide che Claudia ed Andrea hanno saputo raccogliere e che si preannuncia di successo.