In un’atmosfera sospesa tra tradizione, natura e innovazione l’evento enologico più atteso dell’anno, il Merano WineFestival, ha accolto nella sua 33esima edizione un interessante focus che valorizza il legame tra vino, cultura e territorio del territorio campano.
Infatti, protagonisti della masterclass “Intrecci di territorio e di vitae” presso l’Hotel Terme Merano e spazio Casa Campania, sono stati i vini delle cinque province: Consorzio Tutela Vini Vesuvio, Consorzio Vita Salernum Vites, Consorzio Tutela Vini d’Irpinia e Consorzio VITICA insieme a Sannio Consorzio Tutela Vini.
Un momento di approfondimento dedicato alle pluralità e alle differenti espressioni vitivinicole di questa regione curato dalla giornalista Chiara Giorleo e presenziato da Cesare Avenia (Presidente del Consorzio di Tutela dei vini di Caserta) e Ciro Giordano (presidente del Consorzio Tutela Vini del Vesuvio). Insieme hanno delineato tutti gli aspetti, compresi quelli storici, che contraddistinguono le tre diverse aree vitivinicole del territorio campano: Irpinia, Vesuvio e Caserta.
L’enologia regionale si caratterizza proprio per l’enorme ricchezza culturale e varietale delle viti coltivate sul vasto territorio. Quest’ultimo è uno dei più antichi nuclei di insediamento della vite e, ancora oggi, si caratterizza per la presenza di ceppi centenari. In Campania si contano infatti oltre 100 vitigni autoctoni, accanto a numerose varietà internazionali custoditi e valorizzati in una molteplicità di ambienti vocati alla coltivazione della vite, ciascuno con connotazioni molto specifiche:
- un nucleo costiero come nel caso dei caratteristici terrazzamenti delle Costiera Amalfitana e Sorrentina e delle isole di Ischia, Capri e Procida;
- uno vulcanico caratterizzato da terreni ricchi di ceneri e lapilli, come nel caso nelle terre del Vesuvio, delle solfatare di Pozzuoli, degli Astroni. Qui nasce un’elegante espressione della varietà Catalanesca del Caprettone e del Fiano di Avellino;
- uno interno dove spiccano l’Aglianico del Sannio, la Falanghina, Greco, e Coda di Volpe.
Ma il vero principe del territorio vitivinicolo campano è l’Aglianico, un vitigno antichissimo a bacca rossa originario della Grecia e portato dai Fenici, conosciuto con il nome di “Ellenico”, ovvero “proveniente dall’Antica Grecia”. Nei terreni vulcanici trova il proprio habitat ideale, ma la sua versatilità lo rende un vino che ben si adatta alle diverse zone di coltivazione.
Tutti questi aspetti e molti altri sono stati messi in evidenza durante la degustazione di sei etichette, espressione sensoriale straordinaria che il territorio campano è in grado di produrre.
Aversa Asprinio Trentapioli 2022, Salvatore Martusciello
Azienda nata nel 2015 dall’idea progettuale di una delle famiglie importanti per la storia dei vini campani. Le vigne sono situate nella Penisola Sorrentina, nei Campi Flegrei e ad Aversa da cui nascono i cosiddetti “vini di persistenza” come ama definirli lo stesso produttore Salvatore che insieme alla moglie Gilda danno vita a espressioni uniche del territorio, dal persistente, deciso e assolutamente identitario profilo sensoriale. Un esempio è lo spumante proveniente da uve 100% Asprinio d’Aversa prodotto con Metodo Charmat “Trentapioli”, nome che vuole ricordare la scala utilizzata per salire sull’alberata alta 15 metri formata da circa 30 pioli. Lo spumante resta per un periodo di almeno 180 giorni a maturare sui lieviti in autoclave.
Alla vista si mostra con una brillante veste dorata dall’invitante perlage, fine e puntiforme, anticipa esuberanti nuances di ananas e mela verde. Con l’attesa emerge una ventata di erbe aromatiche e ancora timo, limone e salvia. Il sorso, teso e vibrante, è percorso da una carbonica sferzante; scandito da freschezza e da un lungo finale che sfuma lentamente con un soffio salmastro.
Catalanesca del Monte Somma IGP Katà 2021, Cantine Olivella
Sita a Sant’Anastasia ai piedi del Monte Somma nel Parco Nazionale del Vesuvio, Cantine Olivella, prende il nome da un’antica sorgente dell’Olivella situata sul Monte Somma che riforniva l’acqua al Palazzo Reale di Carlo di Borbone a Portici. L’azienda attenta alla tradizione vitivinicola e a mantenere il massimo equilibrio biologico, dispone di 12 ettari vitati suddivisi in tre diversi Comuni: Sant’Anastasia, Pollena Trocchia e Somma Vesuviana. Qui vengono coltivate le seguenti varietà: Piedirosso, Caprettone e Catalanesca. Da quest’ultima deriva Katà 2021, un vino identitario, che esprime molto bene il connubio tra un’uva da secoli presente in Campania e la terra vulcanica dove viene prodotto ovvero, si tratta di terreni sciolti e leggeri, molto drenanti e ricchi di sostanze minerali.
Vivido e smagliante oro alla vista. Naso delicato, caratterizzato da note di fresia gialla, ginestra e albicocca, pietra focaia, cenni vegetali. Sorso d’impatto grazie a una sferzante freschezza che rende scattante la progressione. Termina con una lunga scia sapida che rievoca le sensazioni già percepite all’olfatto. Dal grande potenziale di maturazione.
Vesuvio Lacryma Christi Bianco Superiore Vigna Lapillo 2021, Sorrentino Vini
Paolo Sorrentino, fondatore dell’azienda, insieme alla moglie Angela Cascone e ai figli Giuseppe, Benny e Maria Paola, si mantengono fedeli alle radici tradizionali, si avventurano anche in molteplici iniziative, focalizzate sulla ricerca e l’esaltazione delle coltivazioni biologiche.
Interessante il Vesuvio Lacryma Christi Bianco, un vino di grande espressività prodotto sulle fertili pendici del Vesuvio a 500mt dove esiste un’elevata presenza di lapilli che ne determina una maggiore mineralità del terreno e intensità aromatica dal punto di vista sensoriale.
Prodotto con uve 80% Caprettone e 20% Falanghina, si distingue per il suo manto lucente. Corredo variegato composto da fiori di acacia e ginestra, erbe aromatiche, mela verde, frutta tropicale, pietra focaia a illuminare un fondo fruttato. In bocca è fresco e appagante, caratterizzato da una pronunciata vibrazione sapida, smorzata in chiusura da ritorni fruttati.
Fiano di Avellino DOCG 2023, Cantine Romano Nicola
Nata nel 1985 con un campo sperimentale O.T.V. (orientamento tecnologico e varietale) seguito dalla Facoltà Agraria di Portici e con la collaborazione dell’Ispettorato Agrario di Avellino, può essere definita tra le aziende pioniere della viticoltura irpina, con la sua estensione di circa 4 ettari seguiti direttamente da Nicola Romano e suo figlio Amerino, da cui provengono vini dalla spiccata personalità comeil Fiano di Avellino DOCG 2023.Prodotto a Lapio (AV) su di un terreno prevalentemente argilloso, affina in acciaio per 6 mesi e in bottiglia per 2/3 mesi.
Una seducente sovrapposizione di pesca, fiori di tiglio anticipa i toni minerali oltre ad eleganti nuances di polvere di gesso. Un vino che con il tempo si apre al naso con le sue numerose nuances, in grado di esprimersi nella sua evoluzione. Al palato si assiste ad una perfetta fusione tra freschezza, struttura e sapidità. Grande persistenza.
Falerno del Massico Rosso Vigna Camarato 2018, Villa Matilde Avallone
Villa Matilde Avallone si sviluppa in oltre 110 ettari, di cui 70 vitati, nel territorio dell’Ager Falernus, lungo le pendici del vulcano spento di Roccamonfina, nell’area più a nord della provincia di Caserta. Gli ingredienti del terroir mescolano note minerali, dovute alla natura vulcanica, con note marine e salmastre in un delicato equilibrio. Qui l’antico Falerno, il vino più famoso della letteratura classica scomparso agli inizi del ’900 e riportato in vita negli anni ’70 nei vigneti delle colline di Villa Matilde Avallone, trova la sua massima espressione in un legame indissolubile tra cultura e le tradizioni del territorio.
«Un vino storico espressione storica e tradizionale del Falerno. In degustazione l’annata 2018 appartenente a quelle etichette che dovranno andare ancora in distribuzione. Qualità, rispetto del territorio e una produzione che si basa sul principio del tempo o meglio del non avere fretta. La mia è una vigna di 60 anni – ha chiosato Maria Ida Avallone – basata su quel giusto equilibrio in grado di modulare l’unicità dell’Aglianico, l’eleganza e la potenza del territorio».
La lucentezza del manto si combina con un profilo olfattivo che conquista. Note dalle tonalità scure e speziate, che si tinge di china, cuoio e tabacco, distendendosi su un tappeto di erbe aromatiche. Ogni sorso vibra di un sapore concentrato, aggrappato a un corpo muscoloso, con una raffinata intelaiatura tannica supportata dalla freschezza e bilanciata sapidità.
Taurasi DOCG Redivivo 2018, Urciuolo Vini
La storia dell’azienda vitivinicola Urciuolo Vini nasce nel cuore dell’Irpinia. Ciro Urciuolo e sua moglie Caterina Tammaro hanno raccolto e rilanciato, con caparbietà l’eredità vitivinicola delle famiglieda cui provengono. Oggi, amano unire antiche tecniche di vinificazione a quelle più innovative e all’avanguardia per ottenere un prodotto unico e identitario.
Prodotto da uve 100% Aglianico, si presenta con un fitto manto carminio. La trama olfattiva è tratteggiata da frutta rossa, rabarbaro, alloro, menta; un sottile filo speziato lega il tutto. Freschezza e sapidità guidano il sorso mentre, il tannino, mostra la sua forza con garbata eleganza. Beva profonda, con un finale di grande persistenza che suggerisce evocativi ritorni di frutta e spezie.