Nel cuore pulsante della viticoltura italiana d’eccellenza in Piemonte e precisamente nel comune di Barbaresco (CN), dal 1870 si trova Roagna azienda nota per la produzione del Barbaresco Crichet Pajè, il vino più importante della cantina la cui prima annata risale al 1978. Vinificato da un singolo vigneto oggi è inserito al primo posto della “The Most Expensive Italian Wines“, la lista dei vini più costosi d’Italia stilata dal sito Wine Searcher che monitora i prezzi dei vini presenti in enoteche di tutto il mondo, con un prezzo medio di 1173 dollari (1053 euro).
Un vino dalla grande personalità, complessità e longevità frutto della costante ricerca di chi ha voluto fortemente realizzare un’autentica “opera d’arte” del territorio piemontese. Si tratta di Giovanni e Maria Candida, classe 1912 e 1915, i protagonisti dell’acquisto della storica Cascina Pajè, avvenuto nel 1953.
Il Barbaresco Crichet Pajè nasce infatti dalla ricerca di Giovanni Roagna, che dopo anni di sperimentazione, è riuscito a dare vita a un vino unico. Utilizzato come riserva personale della famiglia, utilizzata per gli avvenimenti più importanti, solo nel 1978 con Alfredo Roagna il vino iniziò ad essere commercializzato e apprezzato.
Il termine Crichet significa “parte alta della piccola collina”, ovvero la posizione ottimale per la coltura del Nebbiolo. Pajé invece fa riferimento alla menzione geografica di origine, deriva dal dialetto piemontese, con cui storicamente venivano nominate le differenti vigne. Una dolce lingua di terra protetta dai venti grazie alle colline circostanti, aperta sulla vallata del fiume Tanaro, che mitiga gli inverni freddi e soprattutto le estati calde.
All’interno di questo territorio nasce uno dei vini più apprezzati al mondo, proveniente da uve vendemmiate manualmente in ottobre quando raggiungono la perfetta maturazione fisiologica. Dopo due selezioni manuali per garantire l’integrità, le uve vengono vinificate in tini di legno con lieviti indigeni. Il vino poi matura in botti di rovere per completare il suo sviluppo. Ne deriva così un profilo olfattivo di grande eleganza e complessità, caratterizzato da frutta a polpa rossa matura e spezie; superbo al palato inciso da una vibrante freschezza e da una fine persistenza.
Un viaggio sensoriale straordinario racchiuso in bottiglie numerate e a produzione limitata, come testimonianza dell’incredibile qualità che caratterizza il lavoro dell’azienda.
Interessante anche le posizioni di prestigio ottenute da vini e rinomate aziende italiane come: il “Masseto” Toscana IGT di Tenuta Masseto al secondo posto con un prezzo medio di 1056 dollari (948 euro) a bottiglia; sul podio, in terza posizione il Barolo Brunate Riserva di Giuseppe Rinaldi, con una quotazione media di 982 dollari (882 euro).
La quarta posizione è occupata dal Barolo Otin Fiorin Piè Franco – Michel di Cappellano con un prezzo medio a bottiglia di 824 euro. Tra le etichette toscane e piemontesi c’è spazio anche per l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva di Giuseppe Quintarelli, a 741 euro, che si piazza al quinto posto della classifica. Al sesto posto si classifica l’Imeneus della Fattorie dei Dolfi (716 euro), vino a base di Prugnolo Gentile (o Sangiovese Grosso); segue il Pira Riserva (652 euro) che prende il nome dall’omonima vigna da cui origina e il Barolo di Giuseppe Rinaldi (644 euro). Alla nona posizione il I Bruno de Venti di Fattoria dei Dolfi, a base di Merlot con piccole aggiunte di Cabernet Franc (644 euro) e il Barolo Le Rocche di Castiglione Falletto di Bruno Giacosa (622 euro).