“L’Etna tra i territori dei grandi bianchi”, non una semplice masterclass, ma uno sguardo sinottico sullo stato dell’arte dei bianchi del mondo, fortemente voluto da Antonio Benanti, e realizzato da Agatino Failla global sales manager e wine expert , coadiuvato da Simona Florio e dalla impeccabile squadra di Benanti. Ci gustiamo così un viaggio nei territori dei grandi bianchi, panorama dove l’Etna ed il suo carricante, entrano a far parte a buon diritto, grazie anche alla visione del cav. Giuseppe Benanti che ha investito sul vitigno e sui vini del vulcano.
Ciò che, grazie ai successi del moderno ed elegante Pietra Marina di Benanti, nel solco di una tradizione fatta da realtà ultracentenarie come Barone di Villagrande, poteva apparire infatti come un semplice exploit, pone oggi i bianchi etnei in una posizione di riguardo nel panorama vitivinicolo mondiale.
Onori ed oneri per un movimento che, Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Etna Doc, ricorda avere richiami profondi, proprio come le radici resilienti dei vecchi alberelli contorti dell’Etna.
”La Sicilia è sempre stata una regione di bianchi. Ancora oggi oltre il 60% delle cultivar è a bacca bianca, ed un ettaro su tre in Sicilia è coltivato a catarratto. I 98mila ettari vitati della regione poi, ne fanno la seconda in Italia, appena dopo il Veneto.L’Etna si è fatta conoscere al mondo con i suoi rossi è vero, ma il futuro, anche per il climate change, lo vedo più bianco che rosso”.
Il racconto della degustazione esclusiva, alla quale non sono voluti mancare tanti produttori, è stato condotto magistralmente da Federico Latteri, in un dialogo accattivante con Agatino Failla e con la platea di giornalisti, wine expert ed appassionati, presenti per l’occasione a ViniMilo.
“E’ importante aprirsi al mondo, come abbiamo provato a fare oggi – aggiunge Agatino Failla – senza confronto o apertura non può esserci un vero upgrade. Siamo andati all’estero a degustare i vini, ad approfondire la conoscenza dei singoli terroir. Con i nostri bianchi siamo riusciti ad ottenere grande qualità, che oggi ci fa riconoscere tra le eccellenze, ma non dobbiamo adagiarci sugli allori”.
La masterclass si snoda in tre batterie, per meglio esplorare similitudini e differenze tra territori e produzioni d’eccellenza del mondo dei bianchi. Dal carricante etneo ai monovarietali di chenin blanc di Loira e Sud Africa. Per poi volare alla scoperta dei riesling dell’Eden Valley australiana ed ancora dello stile quintessenziale dello Swartland sud-africano e della Nahe teutonica. Infine un tour ideale della Borgogna da nord a sud, per esplorare il confronto tra l’Etna Bianco Superiore di Milo e le eccellenze dello chardonnay, con etichette da Chablis, Beaune e Mersault.
Ciro Biondi, Etna DOC Bianco – Contrada Ronzini “Pianta” 2021
Intorno ad un vecchio cratere risalente al 125 a.c. a Trecastagni, si snoda la proprietà di Ciro Biondi e la moglie Stef, presente alla masterclass. La famiglia Biondi produce vino da secoli, ma è agli inizi del ‘900 che si afferma partecipando con successo a vari concorsi internazionali. Ciro ha recuperato i vigneti di famiglia a 650 mt di altitudine dai quali produce questo bianco, dalla vigna “Chianta” in c.da Ronzini.In media prodotto da alberelli antichi, il carricante, con saldo di minnella e catarratto, fa 24 ore sulle bucce a bassa temperatura, pressatura molto soffice e quindi in tonneau dove fermenta, sostando in legno per 9 mesi, sottoposto a puntuali batonnàge. Un anno di acciaio prima dell’imbottigliamento. Stile che potremmo definire borgognone per la vinificazione e maturazione in tonneau usati, dove il legno ha solo il ruolo di armonizzazione. Non c’è infatti un impronta marcante del legno in questo carricante del 2021, un giovanotto dalle note mielate, che sviluppa già una certa complessità godendo dell’esposizione soleggiata del versante sud est etneo. Morbido ma ben equilibrato al palato si giova di un’acidità rinfrescante su note di sfalcio d’erba ed erbette aromatiche, mentre tornano sentori mielati, chiudendo su note ammandorlate e buona mineralità.
I Custodi delle vigne dell’Etna, Etna DOC Bianco – Contrada Taverna “Ante” 2021
Secondo vino totalmente in acciaio per una vinificazione più protetta, da vigneti siti ad altitudine maggiore, sul versante est dell’Etna. Mario Paoluzi introduce il loro bianco storico, la cui prima annata risale al 2009, ma è dalla 2011 che viene tratto da questa stessa vigna di poco più di un ettaro vicino S.Alfio, in territorio di Mascali. Terrazze e alberelli di carricante piantati nel 2008. Le uve fanno una pressatura soffice e fermentano in acciaio per 18 mesi, mentre il vino va in bottiglia nella primavera dell’anno successivo, affinando per un anno. Dal Versante est, viene fuori così un vino dal profilo verticale da vino di montagna, ma consistente, con la parte agrumata integra e viva che ci trasmette una grande freschezza.Solo sullo sfondo sottili note di idrocarburo che nell’evoluzione caratterizzano il carricante, come accade a timorasso o falanghina ad es. Al naso note verdi di bosso, e fruttate di sorbo. Un apparente maturità su alcuni sentori che invece al sorso esprime la sua verticalità, giocando su tensione ed un equilibrio acido sapido, che allunga il sorso.
Domaine Breton, Vouvray AOC – La Dilettante 2023
Per il confronto con questi due vini, Agatino Failla ha scelto due chenin blanc da zone diverse della Loira, ed uno dal Sud Africa.Dalla Touraine appellazione importantissima per i bianchi, questa etichetta di Domaine Breton, un’azienda che nasce negli anni ’80, famosa per i vini a base di cabernet franc. Una decina gli ettari vitati distribuiti su due appellation. Qui i suoli argilloso calcarei con percentuali di silice, giocano il loro ruolo. Vinificato in legno ed affinato in acciaio, fa malolattica solo in base all’annata. I lieviti rigorosamente indigeni e minima solforosa, rendono il calice brillante e pulito che non fa trasparire lo stile dell’azienda, che coltiva in biodinamico e non fa chiarifica e filtrazione. Chenin blanc d’ingresso, ma non per questo deludente, anzi! Essenziale ed incisivo all’assaggio, nello stile del produttore che non ammicca, ma si concede suadente con un ingresso floreale ed una pronunciata vena minerale, quasi gessosa. Diremmo di una purezza espressiva, confermata da un ingresso fresco, declinata su una tessitura più semplice dei primi due e che gioca su una lunghezza garbata.
Mullineaux & Leeu Family Wines, Swartland – Old Vine Chenin Blanc Kloof Street 2021
La degustazione ci fa fare un balzo sulle sponde occidentali del Sud Africa, nello Swartland, dove la fascia costiera è interessata da correnti fredde antartiche, che danno bianchi vivi con acidità pronunciate. Un’areale “underrated” che negli ultimi anni ha saputo valorizzare le vecchie vigne di quasi 50anni, con basse rese e produzioni d’eccellenza, specie di chenin blanc, l’uva in assoluto più coltivata in quell’area. A condurre l’azienda Chris ed Andrea Mullineux, quest’ultima nominata best winemaker of the world nel 2016 per Wine Enthusiast, che cura con attenzione maniacale le loro vecchie vigne. Varietà di suoli, che vanno dallo scisto antico per le vecchie viti che trovano in profondità il nutrimento, mentre due parcelle poggiano su uno strato di argilla fine, con in superficie suolo sabbioso da disfacimento granitico. Risultato vini intensi e corposi, ed anche lo chenin blanc si avvale della combinazione di queste caratteristiche che arricchiscono il vino.
Nello Swartland la 2021 è stata un’ottima annata, con vendemmia inizio febbraio. La vinificazione è lineare, in serbatoi d’acciaio con lieviti indigeni, ed una piccola parte in legno, per poi assemblare le masse. Nessun lungo affinamento, per imbottigliare lo chenin blanc nella sua purezza e godere della spontaneità espressiva delle vecchie vigne. All’assaggio, di una tessitura più fitta del primo e maggiore profondità, note floreali e vegetali con note di pietra focaia per questo vino che preannuncia una lunga evoluzione. Morbido ed al contempo fresco, gioca più sulla parte acida che sapida.
Domaine Michel Chevre, Saumur AOC – Clos de l’Ecotard 2021
Torniamo in Loire a Saumur. A Courchamps per l’esattezza dove Michel Chevrè personaggio molto noto nella Loira,già responsabile di cantina di Domaine de Rotschild, da fine anni 2000 inizia a vinificare piccole parcelle. Quella di Clos de l’Écotard è di appena un ettaro. Il suo chenin vinifica in legno, parte in barrique e parte in tonneau, e matura in botti grandi da 1200 lt. All’assaggio quello che ti immagini da uno chenìn della Loira. Una carica aromatica ancora in pectore, con acidità e mineralità prevalenti ad esprimere in pieno l’anima territoriale, da suoli di gesso e tufo. Mineralità già all’olfatto, con una punta di dolcezza data dal rovere che rimane sullo sfondo. In bocca tessitura ultra fitta, per un vino materico, caratterizzato da grande acidità e mineralità.
Benanti, Etna DOC Bianco – Contrada Cavaliere 2021
La seconda batteria inizia con questo carricante di Benanti in purezza, che si presta al confronto con uno dei vitigni più iconici, il riesling, nella specie da due regioni e continenti agli antipodi: Eden Valley dall’Australia e Nahe dalla Germania.
Agatino Failla ricorda proprio qui il cav. Giuseppe Benanti, definendolo con orgoglio e commozione il suo maestro, certamente riconosciuto come uno dei fautori della rinascita dell’Etna.
Le linee di Benanti provengono da terroir differenti, monte Serra dal 2016, c.da Cavaliere dal 2017 con il rosso e il bianco di contrada, Rinazzo a Milo dal 2018, Fara Galluzzo a etna nord dal 2018 e dal 2020 con Calderara Sottana. Pietramarina, Rovittello e Serra della Contessa sono i top di gamma. Proprio seguendo questa maturazione territoriale dell’Etna, è interessante valutare l’evoluzione del mono varietale nei diversi versanti dell’Etna. Per questa 2021 da c.da Cavaliere (prima annata 2017) siamo a sud ovest dell’Etna a 950 slm, dove il clima è continentale. “Vinificato in acciaio, come il c.da Rinazzo, con uno stile simile allo chablis,con lieviti autoctoni registrati per far parlare nel calice il territorio”- ci racconta Agatino. Giovanni Marletta l’agronomo di Benanti, parla di c.da Cavaliere, precisando che i versanti a sud del vulcano sono relativamente più giovani degli altri versanti, ma in questa c.da si ritrovano formazioni geologiche più antiche ed evolute rispetto al versante nord. La differenza è soprattutto climatica, con esposizione alle insolazioni tardive del pomeriggio. L’areale soffre di un limitato apporto idrico, con una media di 600 mm l’anno, mentre ad es. Rinazzo a Milo ne ha il 70% in più! Questo favorisce la differenziazione nell’evoluzione dei suoli e di conseguenza l’espressione nei vini. A sud ovest i bianchi sorprendentemente hanno una maturazione più tardiva nonostante l’insolazione, complice l’altura, e maturano fenolicamente con un corredo più completo.Vinificato ed affinato in acciaio, sosta almeno un anno sulle fecce fini e poi almeno 6 mesi in bottiglia. I rossi e i bianchi dell’Etna -ormai è noto – si giovano di un buon affinamento in bottiglia. Le vigne hanno almeno 50anni e sono allevate a spalliera. Vino che esprime note agrumate d’arancia e minerali molto pronunciate, ma la parte agrumata qui vira sulla scorza d’arancia. Ed ancora erbe officinali, lavanda, per un sorso fresco, sapido, energico di bella progressione. Vino che definiremmo di montagna per spettro aromatico ed assaggio.
Pewsey Vale, Eden Valley – 1961 Block Riesling 2021
Riesling da Pewsey Vale località ad est di Barossa, nella parte occidentale dell’Eden Valley australiana. Altitudini e clima differente rispetto a Barossa con i suoi famosi shyraz, perché qui siamo a 500 mt slm. L’altitudine gioca un ruolo importante su questi riesling di grande qualità, un po’ come nella storica Clare Valley.L’azienda produce solo riesling, che in questa zona si iniziò a piantare già nel 1847 e dove tutte le vigne reimpiantate sembrano avere lo stesso materiale genetico di quelle del 1847. In questi terreni magri con rocce affioranti, le viti di riesling hanno trovato casa.I filari seguono i profili delle colline delineando un paesaggio unico. La cantina seleziona le migliori uve, vinificate con lieviti indigeni ed affinate in acciaio, con periodicità variabile. La 2021 è stata una bellissima annata con piovosità regolare, maturazione lenta ed ottimale. Risultato, un bel millesimo, con la parte di idrocarburo pronunciata ed un sottofondo burroso e fruttato, ben armonizzati. Sorso fresco e pieno, dove sentori di fiori bianchi e frutta riempiono il palato senza appesantirlo, per un assaggio dinamico ed energico, complesso ed armonico.
Schäfer Fröhlich, Nahe – Riesling Schiefergestein 2021
Un Ortswein (anello di congiunzione tra i VDP Gutswein ed i vini da singoli vigne d’eccellenza) sorprendente. Nahe è una regione molto interessante per i riesling, con i vigneti che si sviluppano lungo l’omonimo fiume affluente di sinistra del Reno.I migliori Riesling del Nahe sono speziati e fragranti, dotati di una grande eleganza. Oltre ai vini secchi, quotati i vini della regione con importante residuo zuccherino Beerenauslese e Trockenbeerenauslese.
Qui i riesling hanno caratteristiche intermedie rispetto a quelli della Mosella e del Rheingau, eleganti in Mosella ma con acidità piu pronunciata, a volte nervosa, potenti e consistenti in Rheingau. Nahe in tutti i sensi sta proprio in mezzo a questi territori e ne assume le migliori caratteristiche. In degustazione proposte due aziende della Nahe che hanno una grande storia. Questo primo assaggio risulta quasi didattico, di una purezza espressiva che non va interpretata. Ricchezza di suoli, misti di scisto con un assemblaggio da diverse vigne. Lo stile è quello rigoroso dell’azienda, che fa solo acciaio, lasciando presagire una bella evoluzione. Schäfer Fröhlich coltiva viti da oltre 200anni, ma negli ultimi 20anni ha effettuato una vera svolta, con vini precisi e centrati, proprio come questo.
Dönnhoff, Nahe – Grosses Gewächs Riesling Felsenberg “Felsentürmchen” 2021
La famiglia Donnhof, presente già in documenti di metà 700, vivendo in questi territori da generazioni cerca di interpretare il terroir nel migliore dei modi. Le uve provengono da terreno di porfido di origine vulcanica. Un Großes Gewächs (grosso modo quelli che in Francia sarebbe un Grand Cru), da questo territorio fatto di pendenze importanti, anche del 60%. Proprio l’inclinazione delle viti e la natura dei suoli catturano al meglio i raggi solari.Acciaio e in parte in legno per questo vino all’assaggio, che viene successivamente assemblato. Al calice si presenta rotondo, e le note idrocarburiche non sono ancora presenti, per un naso di frutta appena matura che regala un palato complesso di grande stoffa, nonostante la gioventù. Enorme il potenziale d’invecchiamento.
Barone di Villagrande, Etna DOC Bianco Superiore – Contrada Villagrande 2021
Villagrande è un’azienda storica giunta alla decima generazione, quella di Marco Nicolosi, presente all’appuntamento di grande spessore, dove protagonisti sono i territori. “Quello etneo – specifica Marco – può confrontarsi con i grandi bianchi, anche se alcune varietà aromatiche hanno una presenza terpenica che il carricante non può e non deve avere. Ma pur con le specifiche diverse ciò che accomuna i vini di grandi territori, è la cura, la competenza e la passione con la quale produttori avveduti cercano di far parlare il territorio. Con riferimento al nostro areale di Milo abbiamo cercato di preservare e recuperare con selezione massale e progetti con l’Università, varietà antiche autoctone minori come la Madama Bianca, che costituiscono una vera ricchezza del nostro terroir, da preservare e valorizzare, e che potranno aiutarci anche nelle nuove sfide del climate change”.Questo Contrada Villagrande nasce senza la purezza del carricante, presente al 95%, proprio perché in vigna da sempre c’e’ una biodiversità varietale. Fermenta ed affina in botti di rovere da 500L. per dodici mesi ed un anno in bottiglia. Fiori bianchi e frutta appena matura con un finale ammandorlato e leggere note vanigliate, per un bel finale giocato su freschezza e mineralità.
Benanti, Etna DOC Bianco Superiore – Contrada Rinazzo 2021
E’ Agatino Failla ad introdurre il c.da Rinazzo di Benanti, Etna Bianco Superiore da Milo.”La nostra filosofia produttiva è fondata sulla riconoscibilità dei nostri vini. Non omologarsi è importante ma occorre avere il focus sul terroir, inquadrando le origini”. Rinazzo si trova ad 800 mt di fronte al mare, ed alle spalle la Valle del Bove. Qui la piovosità media è la più alta in Sicilia, e questo microclima particolare ne fa territorio ideale per i bianchi. La 2021 è stata un’annata molto calda, ed appunto la pioggia ha aiutato la maturazione, donando a questo millesimo finezza ed eleganza, persistenza al naso ed al palato. L’approccio di Benanti è appunto la vinificazione in acciaio, con permanenza sulle fecce fini e frequenti batonnàge, per dare complessità e chance di evoluzione nel tempo, circostanza che consente di meglio comparare l’espressione del vitigno da areali diversi dell’Etna. Vino appena all’inizio della sua bella evoluzione, con un naso che è incrocio tra mare e montagna. La componente agrumata ben presente, ma su sentori profondi di note salmastre evidenti, di bella progressione, energico e dal lungo finale, per un grande vino, verticale ma consistente. Un bianco complesso, dove tutto appare al posto giusto!
Domaine Thierry Laffay. Chablis – Premier Cru Vaillons 2021
Borgogna sugli scudi ! Iniziamo il percorso con questo Chablis da un’azienda gestita da Thierry Laffay fin dal 1978, ed oggi condotta dalla moglie e dai figli Melanie e Maylis Laffay. Circa 7 ettari di vigneti, coltivati interamente a Chardonnay, con il kimmeridge tipico delle colline di Chablis (terreno tardo giurassico di 150 milioni di anni, ricco di fossili di conchiglie) a caratterizzarne la natura dei suoli. Terreni sabbiosi di origine marina e fossili appunto, tra i quali l’iconica exogyra virgula.Assaggiamo un Premier Cru del 2021 da vigneti sulla sponda sinistra del fiume Serein, mentre la sponda destra è quella dei Grand Cru.
L’azienda lavora in maniera semplice, con lieviti indigeni e vinificazioni minimali, affinando i vini in serbatoi d’acciaio fino alla vendemmia successiva, dove vengono sostituiti dal nuovo millesimo. Piacevolmente tagliente, come ti aspetti dallo chardonnay di queste terre, toni burrosi e frutta secca dello chardonnay ancora assenti. Vino spiccatamente minerale già al naso. Uno chablis fluido e profondo, con un’acidità rotonda e note salmastre evidenti.
Domaine Genot Boulanger, Beaune – En Lulunne 2021
Passiamo in Còte de Beaune, dove tra pinot noir e chardonnay, a Meursault, la famiglia di farmacisti di Charles-Henri Génot e la moglie Marie Buolanger, pian piano crea un’azienda importante, con 22 ettari di vigne sui terroir vitivinicoli più belli della Borgogna: Corton-Charlemagne, Meursault-Bouchères, Puligny-Folatières, Clos de Vougeot.
La tenuta è stata creata nel 1974 e la seconda generazione portata dalla figlia, estende il vigneto in Côte de Nuits con nuove acquisizioni in tre Grand Cru. Dal 2008 è gestita da Aude e Guillaume Lavollée, che nel rispetto del territoriosperimentano costantemente, applicando i benefici della biodinamica. Il Domaine è certificato in agricoltura biologica dal 2018. Questo Village viene da una singola parcella di 0,24 ettari. Il suolo è argilloso calcareo con percentuali di limo. Il nome del vino viene dalla fontana di Lulune, che si ritiene risalente agli antichi romani. Vino che matura un anno in pièce (botti da 228 lt. tipiche della Borgogna) per poi fare un passaggio di 6 mesi in acciaio. Freschezza minerale per questo sorprendente chardonnay, che regala note di agrume e frutta secca, miele e mandorla bianca, con un bel finale salino.
Domaine Michelot, Meursault – Les Grands Charrons 2021
Domaine storico di Mersault, dove la famiglia lavora da sette generazioni. Un Village importante che ambisce a divenire Premier Cru. Oggi condotta dal giovane enologo Nicholas Mefre, l’azienda ha iniziato a sperimentare particolari vinificazioni. Lo chardonnay matura in gran parte in pièce, parte in anfore di gres porcellanato e parte in globi di vetro. Assemblate le masse, il vino stabilizza in acciaio per 6 mesi e quindi affina in bottiglia per un anno. Vino brillante, profondo e complesso, il cui assaggio secco e corposo danza su note di frutta matura, burro e delicate di legno. Un profilo ancora di gioventù che lascia presagire una bella evoluzione.