Acireale, città tardo barocca tutelata come Patrimonio dell’Umanità Unesco, riserva bellezze e sapori unici come hanno testimoniato i numerosi momenti di confronto di valorizzazione e promozione con interpreti i produttori del settore agroalimentare, i grandi chef e i ristoratori del territorio. Tutto questo è avvenuto all’interno dell’evento enogastronomico “I Colori del gusto”, organizzato dalla Città di Acireale, con la Regione Sicilia- Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo e con Smart Venues, il progetto di innovazione dell’Agrifood Tech nato su iniziativa della Regione Sicilia, con la collaborazione della Comunità Europea.
Una prestigiosa manifestazione che celebra le eccellenze culinarie e vitivinicole del territorio siciliano, attraverso un viaggio tra sapori e tecniche d’alta cucina, dove la creatività degli chef si combina alla qualità delle materie prime, per creare piatti in grado di sorprendere e affascinare anche i palati più esigenti. Ma non solo, protagoniste sono stateanche masterclass di approfondimento sull’attuale realtà enogastronomica siciliana in particolare, una dedicata agli oli provenienti dal Sud-Est della Sicilia, il Val di Noto patrimonio dell’Unesco, dove il territorio dona bontà e numerose materie prime.
A guidare i presenti all’interno della Casa del Gusto Riccardo Randello, coordinatore tecnico APO il quale ha messo in evidenza la storia, l’importanza e le diverse declinazioni d’eccellenza che l’olio in Sicilia possiede e in particolare quello prodotto all’interno del Val di Noto. Tutto questo è avvenuto alla presenza di note aziende del territorio dove la storia millenaria di quest’angolo di Sicilia viene ancora arricchita con la sua antica tradizione olivicola.
Casa Grazia – INVOLIO Cerasuola
Dal lago Biviere, il più grande lago salato costiero di Sicilia, inserito all’interno della Riserva Naturale Orientata Biviere di Gela, Maria Grazia Di Francesco lungimirante patron dell’azienda, ne raccoglie i frutti con prodotti d’eccellenza come testimonia il suo Olio Extra Vergine d’Oliva – INVOLIO Cerasuola. In degustazione spiccano i sentori di carciofo e pomodoro maturo tipico della varietà. Al gusto l’amaro, la freschezza del fruttato e la piccantezza lo rende armonico e persistente.
Viverètna – Olio evo linea Oro
Un’azienda immersa tra i boschi dell’Etna e le colline di Chiaramonte Gulfi gestita con passione e determinazione da Eugenio Vivera e Loredana Porto. Il loro impegno costante è orientato verso la ricerca dell’alta qualità nella produzione dell’olio extravergine d’oliva, secondo una visione di profondo rispetto per l’ambiente. In degustazione Tonda Iblea in purezza dal complesso ed intenso bouquet di erbe aromatiche quali basilico e menta selvatica. Il piccante in gola e la nota lieve di amaro lo rendono avvolgente, elegante e perfettamente equilibrato.
Sciabacco
Azienda agricola di Francesca Tumino, sita tra Caltagirone e Scoglitti, qui trova zona d’elezione il suo extravergine “Sciabacco”, un monovarietale da Moresca che prende il nome dalla contrada che ospita l’oliveto. All’olfatto spiccano soprattutto le note erbacee accompagnate da sentori di origano e pomodoro. Il piccante emerge sul finale dell’assaggio.
Tondo Oil
Azienda sita a Buccheri (SR) sui Monti Iblei, nel sud est della Sicilia, trova nell’operato del suo patron Andrea Sciò una rilevante azione di produzione e valorizzazione del territorio. Le piante di ulivo crescono sui diversi versanti della piccola valle di Sant’Andrea, contrada in vicinanza di un Monastero templare con annessa chiesa del XIII secolo, ad una altitudine che varia dai 500 ai 600 m.s.l.m. La cultivar d’elezione è la Tonda Iblea da cui deriva il nome dell’azienda e che richiama le caratteristiche organolettiche dell’olio, equilibrato, «rotondo» nei sapori.
Uno straordinario itinerario tra natura e gusto che ha interessato anche il focus dedicato ai “Vitigni reliquia”, rari gioielli enologici dal valore inestimabile apprezzati attraverso un percorso di conoscenza, ricerca e analisi condotto dalla prof.ssa Elisabetta Nicolosi dell’Università di Catania accompagnata da Maria Grazia Barbagallo vicepresidente AIS Sicilia.
«Parola chiave quando si parla di vitigni reliquia dell’Etna è biodiversità, la stessa da cui è partito lo studio condotto dal Di3A con l’obiettivo di far conoscere e tutelare quelle varietà che negli anni ’60 sono state accantonate, dal momento in cui non avevano i requisiti richiesti dall’agricoltura moderna di quegli anni. In realtà, si tratta di risorse importanti non solo dal punto di vista colturale ma anche culturale; parliamo di tradizioni, vignaioli che hanno mantenuto in vita queste biodiversità e territori che vengono raccontati. Obiettivo oggi della ricerca è portare avanti l’innovazione nella tradizione».
La Sicilia, terra ricca di eccellenze provenienti da ogni parte dell’isola, dove l’Etna influisce sulle caratteristiche dei terreni rendendoli più ricchi in struttura e stratificazione, nel tempo fondamentale e ampiamente riconosciuto è stato il ruolo svolto dalle coltivazioni autoctone di Carricante, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Catarratto, Cerasuolo di Vittoria, Nero d’Avola, vini e vitigni tra i più famosi al mondo. I vitigni siciliani sono però molti di più rispetto alle varietà citate. Una realtà interessante nell’ottica della salvaguardia delle biodiversità che nel 2000 ha portato l’avvio alla ricerca da parte del Di3A (il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania) individuando una quindicina di “vitigni reliquia”, analizzandone le caratteristiche, la morfologia, le diverse varietà, il patrimonio genetico. Lo studio, avviato da Antonio Cicala, ricercatore del Di3A che si è occupato anche di vecchie tecniche colturali, è firmato da Elisabetta Nicolosi, Stefano La Malfa, Alessandra Gentile (docenti del Di3A) e da Filippo Ferlito, ricercatore del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, di Acireale).
Una ricerca che ha permesso di definire la loro resistenza e resilienza, di custodirli, caratterizzarli e valorizzarli, grazie anche all’operato di numerosi viticoltori. Da qui la produzione di microvinificazioni sperimentali che sono state piacevolmente degustate durante la serata.