Laudun in seguito al riconoscimento da parte dell’INAO (Istituto Nazionale delle Denominazioni d’Origine) da oggi rientra far parte dei cru della Côtes-du-Rhône, dopo la crescente azione di promozione, valorizzazione del territorio e conseguente domanda dei viticoltori locali. Infatti, dopo Cairanne nel 2018, Laudun diventa così il 18esimo cru della Côtes-du-Rhône.
Comune indipendente del dipartimento del Gard nella denominazione Côtes du Rhône-Villages della Francia meridionale, Laudun, la zona è un’area che per esposizione, clima e terroir fin dal XVI ha caratterizzato la viticoltura della regione attraverso la denominazione “Côte du Rhône Gardois“. Secolo in cui il padre dell’agronomia francese Olivier de Serres riferendosi all’alta qualità dei vini francesi nella sua grande opera agricola Théâtre d’Agriculture et Mesnage des Champs, scrive degli eccellenti vini bianchi provenienti da Orléans, Coucy e Laudun. La sua è stata l’opera più influente nel campo dell’agricoltura per circa 200 anni, a partire dalla sua pubblicazione nel 1599.
Qualità dei vini Laudun riconosciuta ufficialmente anche nel 1947 dal Tribunal d’Uzès e da allora i viticoltori della zona lavorano instancabilmente per renderli delle eccellenze apprezzabili in tutto il mondo. Solo nel 1967 è stata ufficialmente riconosciuta una denominazione Côtes du Rhône Villages autorizzata a utilizzare il nome del suo villaggio.
La denominazione Laudun attualmente comprende i villaggi di Tresques, Saint-Victor La Coste e Laudun, la cui zona di produzione si estende lungo la riva destra del Rodano. Le viti sono piantate lungo i pendii del Plateau de Lacau a nord, le colline di Saint-Victor La Coste a sud e gli altipiani di Tresques a ovest.
I vigneti coprono ben 475 ettari di terreno, curati da circa 90 vignaioli, quest’ultimo suddiviso in due principali tipologie: terreni prevalentemente leggeri (sabbiosi) o rocciosi (di media profondità) e terreni sassosi contenenti ciottoli provenienti dalle antiche terrazze del Rodano, oltre a quelli contenenti strati di ghiaia calcarea. Vigneti, frutteti e dolci profumi provenienti dalle erbe aromatiche dominano il paesaggio circostante, caratterizzato da un clima mediterraneo con estati calde e inverni miti.
Condizioni pedoclimatiche che rendono il territorio unico proprio come i suoi vini caratterizzati da un’esaltante freschezza e un’eleganza in termini di struttura, quando si parla di rossi, pronti per essere gustati giovani ma capaci di regalare emozioni sensoriali complesse sia al palato che all’olfatto dopo anni trascorsi in bottiglia.
I vitigni protagonisti di questi ultimi sono: Grenache e Syrah, abbinati a Mourvèdre, Carignan e/o Cinsault, a seconda della cuvée. All’olfatto ricchi ed espressivi, con note di frutti di bosco rossi e neri ben maturi, confettura, esaltati da una nota di spezie e liquirizia. Al palato buon equilibrio con tannini setosi e un finale persistente.
A rendere speciale questa porzione di terra sono i vini bianchi prodotti spesso in blend con Grenache Blanc, Clairette, Roussane, Bourboulenc e Viognier. Aromatici e complessi, con note di frutta tropicale, pesche bianche, albicocche e fiori bianchi. Rotondi nel gusto, sorretti da calibrata freschezza oltre che da un finale persistente e vellutato.
Dunque, una notizia che va ad aggiungere un importante tassello nel già ricco panorama delle zone vinicole del Rodano. Se fino a questo momento la reputazione del Rodano è stata costruita sulla forza dei suoi vini rossi – in particolare i rossi potenti di denominazioni come Châteauneuf-du-Pape – l’aggiunta di denominazioni come Laudun che verte principalmente sui vini bianchi, evidenzia ancora una volta la pluralità di eccellenze della regione.