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Etna VS Vesuvio-Campi Flegrei, le affinità enologiche

Molte le affinità, poche le differenze, tra le espressioni vinicole dell'Etna e del Vesuvio. Struttura e complessità gusto-olfattiva, intensità e persistenza, sono alcuni degli elementi distintivi dei vini in assaggio durante l’interessante masterclass dedicata alla produzione vitivinicola delle principali aree vulcaniche di Sicilia e Campania

Nel cuore pulsante della cittadina di Trecastagni, luogo dove l’arte e la storia incontrano la religiosità e la natura, situata sul fianco sud-orientale del vulcano, è andata in scena venerdì 21 giugno 2024 la masterclass “Etna vs Vesuvio-Campi Flegrei, calici vulcanici a confronto” inserita all’interno della 2^ edizione del ‘Festival dei Vulcani’. Un progetto voluto dalla Fondazione Trecastagni Patrimonio dell’Etna guidata da Giovanni Barbagallo e curato dal Direttore del Festival Giuseppe Riggio.

Realtà vitivinicola d’eccellenza Cantine Nicosia ha sposato in pieno questa manifestazione tanto da creare, in collaborazione con la sezione di Catania ONAV guidata da Danilo Trapanotto, un workshop dedicato alle caratteristiche pedoclimatiche e vitivinicole che rendono unico il terroir vulcanico etneo. Il tutto inserito in un interessante gemellaggio enologico con il territorio vulcanico campano Vesuvio-Campi Flegrei, oggi al centro delle cronache a causa della loro intensa attività sismica.

«Siamo onorati di partecipare come sponsor al “Festival dei vulcani” giunto alla seconda edizione -dichiara Graziano Nicosia di Cantine Nicosia-. Interessante si presenta il confronto vitivinicolo tra la nostra amata “mamma Etna” e un territorio oggi vulcanicamente attivo come quello campano».

Quando si parla di similitudini tra Vesuvio-Campi Flegrei e l’Etna, “mamma Etna” per i siciliani, quello che sicuramente colpisce è il valore che la popolazione locale attribuisce a queste straordinarie forze della natura; un rapporto di assoluto rispetto, quasi di riverenza costituito da un dialogo quotidiano, che alcune volte spaventa ma che silenzioso si mostra carico di emozioni.

Presente il dott. Simone Feoli, commissario ONAV Beneventano e docente nazionale ONAV che egregiamente ha ripercorso le tappe storiche della viticoltura nelle aree del Vesuvio e dei Campi Flegrei, evidenziando le diverse caratteristiche morfologiche dei due territori da cui nascono vini dalle differenti espressioni gusto-olfattive.

Una prima differenza riguarda la loro localizzazione: i Campi Flegrei sono un’area vulcanica che si estende a ovest di Napoli; il Vesuvio, invece, si trova nella zona sud-est di Napoli. Interessante anche la loro struttura: il Vesuvio chiamato SommaVesuvio è uno stratovulcano, un vulcano con un cono eruttivo proveniente dal Monte Somma e dal Gran Cono del Vesuvio; i Campi Flegrei sono un supervulcano ovvero, centri eruttivi (grandi caldere) che, nel corso della loro storia, hanno registrato almeno un’eruzione con un indice di esplosività vulcanica pari a 8 o superiore.

Morfologia dunque unica al mondo, capace di definire la tipicità del vino e la sua assoluta qualità. Ma se indispensabile si rivela comprendere struttura e posizionamento di queste aree altrettanto fondamentale, come ha spiegato il dott. Feoli, è conoscere la suddivisione del territorio campano costituito da due aree morfologicamente opposte.

«La prima area da attenzionare è l’Irpinia – racconta Simone Feolila parte più alta, quella continentale della regione con una viticoltura di montagna intorno ai 1000 m s.l.m. Sannio e Irpinia costituiscono l’area interna della Campania dove la viticoltura parte dai 300 metri e arriva fino ai 1000 m s.l.m.».

Notevole è la biodiversità di vitigni a bacca bianca e rossa presente in Campania a partire dall’Aglianico, il Piedirosso e ancora Guarnaccia Nera e Falanghina apprezzati dal punto di vista sensoriale in tre batterie a confronto con alcuni dei vitigni principi del territorio vulcanico etneo come: il Nerello Mascalese, Carricante, Catarratto e la Minnella bianca, seppur quest’ultima utilizzata in piccole percentuali.

ROSATI, ESPRESSIONI DI DUE TERRITORI

I primi due vini degustati hanno messo subito in evidenza caratteristiche comuni come persistenza e decisa scia sapida, a partire dall’etichetta etnea Sosta Tre Santi Etna Rosato Brut Millesimato da Nerello Mascalese vendemmia 2021, prodotto da Cantine Nicosia con uve selezionate provenienti dagli alti terrazzamenti lavici del versante sud-orientale del vulcano, presso Monte Gorna a Trecastagni.  Dopo circa 24 mesi di affinamento sui lieviti in bottiglia, si può ammirare il brillante manto ramato, caratterizzata da un perlage raffinato e incessante. Intensi sono i ricordi di ciliegia, fragoline di bosco, melagrana e ancora, spezie (pepe rosa), pan brioche e crosta di pane, seguite da note di mandorle tostate. Coerente all’assaggio, si diffonde avvolgente al palato in una lunghissima progressione scandita da una delicata vena sapida.

A seguire ‘Ereo’ Vesuvio Doc Rosato 2023 di Cantine Olivella, azienda sita nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio, ai piedi del Monte Somma. I vigneti sono posti su terreno sabbioso-vulcanico e le viti sono a piede franco. Ereo nasce dalla vinificazione di uve Piedirosso, Guarnaccia Nera vitigno che ha caratterizzato la viticoltura nel Vesuvio da sempre, e Sciascinoso. Alla vista si presenta fiore di pesco imperniato di luce; all’olfatto si apre elegante con profumi di frutti di bosco, ciliegie, sottobosco e petali di rosa canina, seguiti da un deciso soffio minerale. Al sorso evidenzia un’incisiva freschezza, sostenuta da una lunga ed energica persistenza.

BIANCHI VULCANICI

Notevole è stato l’intervento di Alessandro Lo Genco, agronomo di Cantine Nicosia in merito alla storia del maestoso Monte Gorna a Trecastagni (CT), un cono vulcanico risalente al 396 a.C. sito

a circa 750m s.l.m., la cui vicinanza al mare determina insieme alle correnti proventi dall’Etna un’ottima escursione termica. Fattore importante per creare vini di qualità. Ad una quota inferiore si trovano invece i vigneti di Monte San Nicolò con esposizione a Sud-Est da cui proviene Contrada Monte San Nicolò Etna Doc Bianco Biologico 2022 formato dal 95% Carricante e 5% Minnella. Quest’ultima è una varietà “reliquia” a bacca bianca che proprio negli ultimi anni è stata oggetto di studio da partedell’Università di Catania del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente sezione di Arboricoltura e Genetica Agraria, referente la prof.ssa e ricercatrice Elisabetta Nicolosi presente alla masterclass.

Danilo Trapanotto, delegato ONAV sezione Catania coadiuvato da Maria Carella, enologo di Cantine Nicosia ha guidato i presenti verso una dettagliata analisi sensoriale del vino. Luminoso manto paglierino con riflessi verdolini; intensa la nota floreale di ginestra seguita da erbe aromatiche; spicca una delicata scia agrumata e di frutta secca. Freschezza e sapidità scandiscono la progressione gustativa.

Proveniente da Contrada Monte Gorna è il secondo vino della batteria dei bianchi, l’Etna Doc Bianco Biologico 2022 di Cantine Nicosia prodotto da uve autoctone 90% Carricante e 10% Catarratto.   

Interessante è stato constatare come la differenza di altitudine dei due coni vulcanici e di composizione dei suoli, evidenziata dall’intervento di Andrea Marletta agronomo ed enologo, riescono a determinare in modo netto e differente il profilo gusto-olfattivo. Dato che si evidenzia già alla vista in questo vino dalla brillante veste dorata. Vivido ventaglio odoroso di miele e vaniglia, fiori di ginestra e sambuco, eleganti rimandi di lime si fondono con toni minerali di pietra focaia. Rotondo all’assaggio, è animato da freschezza e vibrante vena sapida.


Confronto degno di menzione con ‘Vigna Astroni’ Campi Flegrei Doc Falanghina 2019 di Cantine Astroni situata a ridosso del cratere omonimo. Cru di Falanghina dei Campi Flegrei, le uve provengono da un unico vigneto a terrazze. Il vino viene imbottigliato dopo 8 mesi di affinamento in acciaio con una filtrazione blanda. Giallo paglierino carico, si mostra deciso all’olfatto evidenziando identitari sentori di idrocarburo che richiamano il caratteristico tufo napoletano, conosciuto anche come tufo giallo nato dall’attività vulcanica dei Campi Flegrei. Seguono nuance tostate e vegetali. All’assaggio la sapidità richiama i profumi precedentemente percepiti al naso, accompagnata da una vivida freschezza.

ROSSI DA VITICOLTURA EROICA

Non poteva mancare l’analisi e il confronto con i vini rossi. Il primo vino rosso degustato è stato ‘Terrazze Romane’ Campi Flegrei Doc Piedirosso 2020 di Cantine del Mare, azienda guidata da Gennaro Schiano, sita nel Comune di Monte di Procida, comune più prossimo all’isola di Procida.

Rosso rubino contornato da riflessi carminio. Al naso cattura l’attenzione con profumi di erbe e frutta: timo, susine, marasche, mora di rovo oltre a marcate note di corteccia e chiodi di garofano. In bocca lascia emergere una succosa freschezza e tannini ancora scalpitanti.


Lascia piacevolmente sorpresi la corrispondenza olfattiva delineata dalla spiccata nota di mora di rovo con Contrada Monte San Nicolò Etna Doc Rosso Biologico 2020 di Tenute Nicosia, da uve Nerello Mascalese. Rubino lucente. Variopinto il ventaglio olfattivo: profumi di violetta, ribes rosso, sottobosco, pepe rosa. Il sorso esprime una vibrante freschezza e una nota sapida; tannini garbati che sottolineano l’attraenza gustativa.


Ultimo in batteria e in degustazione ‘Vecchie Viti’ Contrada Monte Gorna Etna Doc Rosso Riserva 2017 di Tenute Nicosia ottenuto da Nerello Mascalese in purezza e alberelli antichi di 80 anni. Lunga la maturazione in cantina con un passaggio in barrique di rovere francese di 24 mesi, capace di donare un manto carminio di bella lucentezza. Immediati riconoscimenti di note balsamiche seguite da ciliegia, fragoline di bosco, sottobosco, pepe nero, cannella e una piacevole scia di tabacco. Sorso lungo e di spessore, ritmato da freschezza e tannini decisi ma ben cesellati.