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“Dal Sud al Sud Tirol” Murgo incontra Niedrist

Ignaz Niedrist e Michele Scammacca del Murgo, si incontrano sotto il vulcano per raccontare due grandi storie enologiche

Storie di vino e vinerons che smarcano i confini, come quelle di Ignaz Niedrist e Michele Scammacca del Murgo. A Tenuta San Michele è andata in scena una serata evento, con focus su due storie di famiglia e di espressioni territoriali, apparentemente così lontane ed invece legate a doppio filo. Unite soprattutto dall’orgoglio di salvaguardare i propri territori, valorizzandoli con produzioni d’eccellenza, attraversando epoche diverse e spesso complicate. Un viaggio enogastronomico d’eccellenza, dai fertili suoli baciati dalla lava dell’Etna dove nel 1860 inizia la storia vitivinicola dei Murgo, ai vigneti altoatesini di Cornaiano, Appiano Monte, e Gries, che hanno visto anche loro oltre 150 anni di storia di famiglia.

Il racconto in parallelo non è poi così arduo. Zone di montagna, che godono di favorevoli incroci di Eolo mitigatore, ed una forte escursione termica, capaci di donare carattere e impronta identitari ai vini di due illuminati produttori.

Ignaz Niedrist si sente figlio del Pinot Nero, e pensare che il nonno ne possedeva solo due filari nel Sud Tirol, che vantava distese di Schiava, quando il territorio godeva delle fruttuose esportazioni in Austria , Svizzera e nord Europa. Ma quello che era l’avamposto a sud dell’impero austroungarico, divenne dopo la Grande Guerra, un lembo di terra a nord dell’Italia, da Sud Tirol ad Alto Adige, appunto ! Dopo la grave crisi economica del dopoguerra, nomi come Col Terenzio e San Michele Appiano hanno creato un movimento virtuoso, facendo gioco di squadra, riunendo i piccoli produttori in cooperative, scevre dall’ingerenza politica, che hanno intuito di far migrare le produzioni dai rossi ai bianchi, e dalla quantità alla qualità.

La rinascita della viticultura e del prestigio del vino altoatesino, ha così in una ventina d’anni stabilizzato una fruttuosa esportazione, e capovolto anche i rapporti di forza commerciale con i bianchi friulani.

Ignaz ci racconta come  “Dei 5000 ettari di vigneti dell’Alto Adige, quasi il 70% sono ormai a bacca bianca. Abbiamo la fortuna di occuparci solo del 50% della commercializzazione, perché la metà del vino prodotto viene già consumato nelle stagioni turistiche in provincia. La restante parte è divisa in un 30% di esportazione internazionale e 20 nazionale”.

Un viticultore in Alto Adige non possiede più di un ettaro, ma è forte il senso di imprenditorialità commerciale. E così dalla povertà dell’ultimo dopoguerra, il valore della terra vitata è cresciuto a dismisura, raggiungendo anche il milione di euro per ettaro !

Eppure il nonno di Ignaz muore nel 1920 e per 70anni, la famiglia non ha più lavorato l’uva, ma solo conferito la produzione in cantina cooperativa. L’azienda viene rifondata, anche con i vigneti di grande vocazione della moglie di Ignaz, Elisabeth, con 5 ettari a Cornaiano e 5 ad Appiano Monte, in un contesto calcareo molto interessante per il pinot nero, ed un ettaro a Gries. Quest’ultima una vigna di città a Bolzano, dove nasce un particolare Lagrein che sembra quasi un vino del sud. Oggi in azienda anche i due figli Maria e Johannes che portano idee nuove, ed i Niedrist insieme cercano di dare valore alla storia ed al futuro.

La famiglia Scammacca, vanta una storia vitivinicola bicentenaria. Il Barone Emanuele Scammacca del Murgo, ereditò i 30 ettari di terreni sull’Etna, donati ai suoi avi dal senatore Gravina. La sua brillante carriera diplomatica non gli ha sempre consentito di essere presente in Sicilia. Ma grazie alla sua grande passione per l’agricoltura e gli agrumi, diede inizio nel 1981 alla riconversione aziendale, dando poi carta bianca ai figli Michele, Pietro, Alessandro e Matteo. Così l’azienda ha raggiunto importanti traguardi, non solo nella valorizzazione del terroir etneo, ma anche nell’affermare il successo del metodo classico etneo.

Bollicine da Nerello Mascalese che da oltre30 anni, fanno parlare del Metodo Classico, anche come prestigioso biglietto da visita per l’enologia siciliana. Vini freschi e fragranti, di straordinaria persistenza gusto olfattiva, grazie anche al particolare microclima, oltre che ad una pratica agronomica ed enologica di prim’ordine. Tre le Tenute del Murgo, da San Michele in territorio di Santa Venerina, a Gelso Bianco di Catania, fino a La Francescana di Aprilia. 

Michele Scammacca, da affabile padrone di casa ha narrato agli ospiti la storia della propria famiglia, i prodotti della cantina, ed il terroir etneo, introdotto da Claudio Di Maria, miglior sommelier Sicilia 2023, che ha curato gli ottimi abbinamenti in food pairing.

L’entrèe e gli antipasti di “Crostone di pane nero con burrata e mortadella”, “Macco di fave”, “Arancinetto al cavolo trunzo di Aci”, “Caponata di Carciofi” e ”Involtino di verza con verdure” hanno trovato grande abbinamento con le Magnum Extra Brut 2013, e Magnum Extra Brut Rosè 2015 di Tenute Scammacca del Murgo. 

Il “Risotto alla zucca con guanciale croccante e carciofi su fondo bruno” è stato apprezzatissimo.

Pairing azzeccatissimo con due bianchi fermi sempre declinati “Dal Sud al Sud Tirol”. Rispettivamente Etna Bianco Tenuta San Michele 2021 di Murgo e Mitterberg Weiss Trias Igt 2019 di Niedrist.

Due grandi espressioni in rosso altoatesine hanno invece accompagnato lo “Stracotto di manzo con riduzione al vino e patate la forno”. Gli Alto Adige “Pinot Nero Riserva Doc 2018” e “Lagrein Gries Berger Gei Riserva Doc 2018” di Niedrist.

A fine serata, tutti soddisfatti, da una parte i fortunati ospiti e dall’altra Michele Scammacca ed Ignaz Niedrist con i loro familiari che hanno dimostrato, ancora una volta, come il vino può diventare materia che unifica, e rinsalda le amicizie, al di là di ogni confine.

E così pungoliamo Michele, su cosa potrebbe invidiare a Ignaz Niedrist :

 “Il territorio unico dell’Alto Adige è gestito alla perfezione. Sembra fatto per essere valorizzato in tutte le attività che si fanno – risponde- dal turismo estivo ed invernale, alla cucina al recupero delle tradizioni più autentiche, che anche noi possediamo in gran misura, ma che potremmo valorizzare ancora meglio”.

Domanda d’obbligo a questo punto per Ignaz, su cosa potrebbe invidiare a sua volta a Michele :

Le montagne no ! – esclama sorridendo –  semmai il vulcano attivo e la sua primordialità che attira persone da tutto il mondo. In Sicilia ci sono meno vallate, e forse per questo trovo più apertura mentale. Noi risultiamo un pò più chiusi per motivi storici, e forse logistici. Sotto il profilo della produzione, da noi il mercato, dopo vent’anni di ascesa si è positivamente stabilizzato. Sull’Etna vedo un grande fermento, e complessivamente più internazionalità in Sicilia”