Strada del Vino dell’Etna sempre più impegnata nel valorizzare il territorio e la destagionalizzazione della patria elettiva dell’Etna Bianco Superiore. “Nord Sud Ovest Est”, il titolo della prima Masterclass che oggi vi raccontiamo, appellativo frutto della creatività di Marika Mannino direttrice della “Strada” che ha introdotto l’evento, seguita dalla Presidente Gina Russo che, presso la sala degustazioni del Centro Servizi di Milo, ha presentato nell’occasione una nuova iniziativa che parte il 5 febbraio. Si tratta di un vero scambio esperienziale, tra la Strada del Vino dell’Etna e la Strada del Vino del Trentino, della quale 30 ospiti dal 5 al 9 febbraio, vivranno il Vulcano per le sue particolarità naturalistiche e le produzioni enogastronomiche d’eccellenza, ricambiando a fine mese, quando una delegazione etnea, vivrà una esperienza gemella in Trentino.
Gioele Micali sommelier AIS ha condotto entrambe le degustazioni, guidando i partecipanti alla scoperta dei vini dei vari versanti dell’Etna, in compagnia di produttori e rappresentanti di 6 cantine, La Gelsomina con Melania Nicolosi, Barone di Villagrande con Alfonso Caltagirone, Enza La Fauci titolare dell’omonima cantina, Valeria Agosta di Palmento Costanzo, Ugo Nicosia per Cantine Iuppa e Gina Russo di Cantine Russo.
Dopo i saluti di Alfio Cosentino, Sindaco di Milo, che ha ringraziato l’ass.ne per l’importante promozione del territorio, considerato che abbraccia circa 90 aziende non solo vinicole e tra le proposte enoturistiche, vanta il Tour del treno dei vini dell’Etna alla scoperta delle cantine del versante nord, ed Etna & Wine per valorizzare anche da un punto di vista naturalistico il Versante Sud Est.
La degustazione è stata accompagnata dalla proposta gastronomica di due realtà locali, Putia Lab che ha proposto un suo piatto , mentre i vini sono stati accompagnati dai grissini artigianali del Panificio S. Andrea. L’azienda della famiglia Russo nacque nel 1860, iniziando a produrre vini sfusi a Solicchiata, finchè Francesco Russo decise nel 1955 di imbottigliarlo come Vino di Solicchiata. Quando nel 1968 nasce la Doc Etna, Russo imbottiglia l’Etna Rosso Doc. Oggi Francesco Russo e’ l’enologo, dell’azienda, con terreni in c.da Casà, Piano dei Daini e Quota Mille. Dal 2010 Cantine Russo ha iniziato a spumantizzare. Il “Mon Pit” è un affermato spumante classico da uve carricante 80% cataratto 20% .
Il blanc de blancs presentato è una vendemmia 2017, sboccatura 2020. Riposa 48 mesi sui lieviti, dopo 6 / 7 mesi dal degorgement mesi immesso sul mercato. Spuma compatta, cremosa, con fine e durevole perlage, ci racconta un naso che rimanda a fragranza di biscotto, burro fuso. Elegante e ricco per note floreali di zagara e mimosa in crescendo, con sbuffi fragranti e note dolci di mela cotogna matura. Una scia aromatica le cui aspettative sono confermate al palato, con una nota tattile, ed equilibrio gusto-olfattivo, con un’impalcatura fresco-sapida grazie ad una nota pseudo-calorica. Versatile in abbinamento ai pasti, non solo agli aperitivi quindi, ma a marinature importanti e piatti elaborati.
Tenuta Masseria Setteporte, dove Piero Portale, ha il merito di aver riscoperto a sud il vulcano, versante che vantava una storia importante, in territorio di Biancavilla.
“N’Ettaro”, il vino proposto, da carricante e catarratto; vino fermo , giallo paglierino , vivace e lucente, questo Etna Bianco doc 2019. L’olfazione fresca , ci riporta sui ricordi primari, di florealità, margherita, fresie, e sbuffo erbaceo, che rivela la sua gioventù. Sottile la venatura minerale, nota salina e iodata che si sprigiona, impronta tipica , originale. Un sorso snello al palato, longilineo e fresco. Con spiccata spina acida, familiare ai bianchi etnei, che ne nobilita la struttura.
Enza La Fauci, con la sua cantina del Faro Doc, in c.da Mezzana a Messina, nel 2002 su un terreno di famiglia ha impiantato le varietà tipiche di questa doc. Mentre una famiglia di Maletto l’ha condotta alle falde dellì’Etna, dove in c.da Nave è stata quasi folgorata dal Grecanico dell’Etna. Il suo “Incanto 2021” , fa criomacerazione , con una spalla acida importante, ed affina 3 mesi in barrique di rovere francese, ma si adatta a lunga permanenza in bottiglia che accentuerà di certo le sue note setose. Il suo Giallo carico lo distingue dagli Etna, ma il suo sbuffo minerale di pietra focaia, riporta subito alla mente la specificità del terroir del vulcano. Al gusto sorprende per una leggera piacevole astringenza; complesso il bouquet di frutta gialla e agrumi, con un finale ammandorlato.
Il vino presentato da Barone di Villagrande, azienda con tre secoli di storia nel versante est a Milo, alla decima generazione ed oggi guidata da Marco Nicolosi e l’Etna Rosso Doc 2018, una variazione sul tema, caratterizzato da un‘annata fresca la 2018, di questo nerello mascalese all’80% e cappuccio al 20%, selezionati in c.da Villagrande. Fermenta in acciaio, con macerazione di circa 10 gg., fa quindi un passaggio in botte di castagno per 2 anni ed affina un anno in bottiglia. Un rosso con note autunnali, al naso riconduce a frutti di bosco maturi, corbezzolo, sorbe. Giovani i tannini ma ben integrati, con una componente sapida e fresca. Da bere anche un po’ più fresco, prestandosi ad abbinamenti con preparazioni complesse a base di pesce e non solo.
Ugo Nicosia, sommelier e docente FIS ha introdotto il CLO di Cantine Iuppa, un 2020 da 85% di Mascalese e 15% di Nerello cappuccio. Un recupero certosino di un’azienda in precedenza quasi abbandonata dal tempo, i cui 9 ettari sono stati coraggiosamente recuperati da Angelo Iuppa, con terrazzamenti da 530 a 750 mt. di altitudine, in c.da Salice a Milo, e la consulenza tecnica di Federico Curtaz, con una chicca: il recupero di una particella con alberelli prefillossera, stimati in quasi 130 anni di età. Pur trovandoci nello stesso versante, questi due rossi conferiscono espressioni diverse dell’Etna, ribes rosso , ciliegia, bacche di ginepro e una nota agrumata, pepe nero e un affaccio minerale in questo CLO. Al palato, i tannini vivaci sono ben compensati da una bella freschezza.
Valeria Agosta , anima di Palmento Costanzo, ha proposto in degustazione il suo Contrada Santo Spirito 2016. Siamo in pieno versante nord, tra i 600 e gli 800 mt. sul livello del mare, un vecchio vigneto anche qui, con piante antichissime di 130 anni, sopravvissute alla fillossera. Il vino da vendemmia esclusiva nelle 3 particelle di proprietà in C.da Santo Spirito, affina per 24 mesi nelle “Ovum” di Taransaud, storica tonnellerie le cui scenografiche creazioni hanno il sostanziale merito di favorire un naturale batonnage grazie ai moti convettivi, esaltando la naturale espressività di queste uve autoctone. 90% di nerello mascalese ed un 10% di cappuccio, per questo blend che fa 20 gg di macerazione in tini troncoconici di rovere , 24 mesi in Ovum da 20 hl. e 12 mesi in bottiglia.
Un bel rosso di grande concentrazione materica, con un naso importante che ricorda in crescendo, le prugne surmature fino alla confettura di mirtilli, al the nero, con un bel rimando balsamico e speziato, noce moscata e pepe nero, ma anche tabacco e cuoio. Intenso anche al gusto e persistente, dove i tannini felpati sono pienamente integrati in una bella nota acida.
La famiglia Torrisi nel 1983 acquista La Gelsomina a Presa, terreni che ricadono nel comune di Mascali. Tra 480 e 550 mt di altitudine, e da allora produce il vino. Dal 2018 Tenute Orestiadi di Gibellina gestisce l’azienda. Proposta da Melania Nicolosi un Moscato Passito IGT da vigneti che in anfiteatro circondano scenograficamente un lago.
Da alberelli, vendemmiati a fine agosto e grappoli parzialmente posti al sole su graticci, si ricava questo vino, che affina 8 mesi in acciaio e 2 in bottiglia, dal giallo oro intenso. al naso sottile e fresco, seppur mielato, di rimandi all’albicocca disidrata e all’uva sultanina, con uno sbuffo minerale che lo ingentilisce, che lo rendono coerente al palato, dove rivela una bella persistenza, con un bel finale sapido.
Le degustazioni dei bianchi e rossi dei vari Versanti hanno confermato la natura non solo policroma, ma stratificata ed ulteriormente sfaccettata dell’Etna, le cui produzioni vinicole possiedono in comune una esemplare acidità, che ne costituisce cartina tornasole ed al contempo garanzia di longevità e persistenza nel tempo delle peculiarità gusto-olfattive.