Altomonte. Una definizione le rende sicuramente merito: “Isola del ‘300 toscano in Calabria”. Giacché l’aspetto dell’isola lo possiede sicuramente, adagiata – com’è – su quel poggio che sembra realizzato appositamente per fare da piedistallo a un borgo che, con i suoi contorni unici, suscita emozioni.
E, come si usa nelle mostre d’arte, quando le opere si mettono in favore di luce e su sfondi propizi, Altomonte risalta ancora di più se si guarda con quello sfondo del tutto unico che è la catena del Pollino che segna il confine geografico fra Calabria e Basilicata.
Suggestioni, emozioni, storia, arte. Un “quadrilatero” che racchiude questo splendido borgo che sembra giungere ogni giorno da un mondo lontano, il Trecento appunto. Da cui nasce quella definizione – assolutamente legittima e meritata – che accoglie i visitatori all’ingresso del paese.
La posizione è stata propizia nei secoli per attirare viandanti, artisti e conquistatori come dimostra la sua storia che mette in rilievo i suoi quarti di nobiltà sin dal Medioevo quando il Casato dei Sangineto lasciò tracce indelebili.
Altomonte oggi è sede della mostra “Calabria Angioina: novità gotiche e tradizione bizantina al tramonto del Medioevo”. Il Museo civico e la chiesa di Santa Maria della Consolazione offrono luoghi meravigliosamente dedicati al trionfo delle emozioni artistiche.
La parte sommitale del paese – nettamente distinguibile anche da lontano – dopo aver chiesto una sana fatica per raggiungerla, si offre quindi a chi è desideroso di fare un viaggio nel tempo.
Un viaggio che, saggiamente, è stato prorogato di un mese concedendo quindi questa opportunità sino al 29 febbraio. La mostra curata da Stefania Paone (Università della Calabria) e dedicata alla cultura artistica della Calabria Angioina, espone anche un frammento di sarcofago in marmo del XV secolo raffigurante Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria.
Ma sono innumerevoli le opere esposte, che provengono da un passato ricco di momenti di arte assoluta e di una storia che le faceva – e le fa tuttora – da splendida cornice. Come il “San Ladislao” di Simone Martini (tempera e olio su tavola) realizzato tra il 1326 e il 1328 che spicca e attira nella prima sala che concede subito al visitatore forse l’opera dell’artista più noto.
Ma sarebbe riduttivo pensare che sia da meno la splendida coppia di formelle con scene tratte dai Vangeli Apocrifi – alabastro intagliato con tracce di pittura e decorazioni in oro – attribuite a maestranze italiane del XIV secolo. Pari giudizio per la famosa “Madonna delle pere” di Paolo di Ciacio (documentata nel 1457).
Opere di assoluto rilievo artistico e storico (come tutte le altre) in un contesto molto curato che risente di un grande impegno di idee e di energie, dagli ideatori sino a coloro che con passione accompagnano, spiegano, fanno assaporare tutto il gusto dell’arte e della storia.
La visita consente di gustare oltre una quarantina di opere: oreficerie, sculture, documenti, monete, affreschi, tavole e disegni provenienti da tutta la Calabria.
Nella chiesa della Consolazione, dal caratteristico gigantesco rosone, gli strumenti della tecnologia contribuiscono a creare una realtà virtuale per consentire ai visitatori di esplorare la ricostruzione in 3D della chiesa, per scoprire la storia del feudo e l’aspetto originale che l’edificio aveva al tempo degli Angioini.
Altomonte, così, riprende il suo posto. Di straordinaria “Isola” di arte e di cultura. Crocevia che si offre a una lettura di sé meditata e ragionata. Mai frettolosa, come non lo sono i suoi abitanti che nelle magiche e mai scontate viuzze del paese (non a caso fra i “Borghi più belli d’Italia) sembrano perfettamente consapevoli della storia e delle tradizioni che custodiscono con sempre maggiore tenacia a dispetto dei tempi dell’Intelligenza artificiale che avanzano minacciosi.
Attorno a quel gioiello delicatamente e magicamente adagiato su un poggio, le campagne – per lo più ben curate – testimoniano la volontà di non trascurare quella parte della vita umana che ci collega con la natura. Ed è questo intreccio che consente, a chi visita Altomonte, di respirare profondamente e immergersi in una realtà che concede quel valore assoluto di tempi e silenzi altrove dimenticati.