I suoi tempi di cottura sono quanto di più… moderno possibile in cucina: tre secondi nell’olio bollente, poco più di un “clic” su Google o di un “like” su Facebook. Invece la sua storia è antica, quanto di più radicato nella cucina tipica contadina. Era, infatti, il cibo dei poveri al di qua e al di là del Pollino, quell’area geografica vera e propria “cerniera” fra due regioni: Calabria e Basilicata. A lui è toccato il compito, perfettamente compiuto, di sfamare intere famiglie che altro non potevano permettersi nel desco quotidiano.
Oggi, Altomonte si proclama – con pieno merito – “capitale dello zafarano crusco”, ossia quel peperone dal sapore assolutamente unico e dal valore antropologico inestimabile. Scrigno di tradizioni e di cultura enogastronomica e potenziale moltiplicatore economico. Per questo, il paese “Isola d’arte del ‘300 toscano in Calabria” ha celebrato in uno dei suoi luoghi più belli e significativi la nascita della “Confraternita degli zafarani cruschi del Pollino”, sgorgata dalla lungimirante intuizione di Enzo e Michele Barbieri, custodi e motori (assieme a tutti i componenti di una splendida e intraprendente famiglia già alla terza generazione) nella loro attività imprenditoriale, di una bella fetta di storia culturale ed economica di una intera regione.
Come per ogni nascita che si rispetti, la Confraternita ha visto attorno a sé tutti coloro che già l’hanno a cuore. <E’ una giornata molto importante – ha detto durante il convegno il gran priore, Enzo Barbieri, chef e imprenditore, grande protagonista della crescita turistica della regione – E’ come realizzare un sogno che mira a promuovere il nostro territorio, così come aveva fatto mio padre Italo che negli anni Sessanta ebbe l’intuizione di donare agli ospiti un prodotto che faceva parte della dieta dei poveri facendolo così conoscere ben oltre il nostro territorio. Altomonte all’epoca non era un centro turistico ma da quel momento un bellissimo mix di attrazioni lo ha reso paese pilota dello sviluppo turistico. Dalla tradizione, quindi, sgorgano sapori antichi che vanno adesso custoditi e promossi attraverso la Confraternita>.
Da diversi anni le confraternite presenti oggi in tutta Italia, circa 140, puntano proprio su questo e lo fanno ormai con un meccanismo ben rodato ed efficace: <Dal 1974 la Fice – spiega il presidente della Federazione italiana circoli enogastronomici, Marco Porzio, che guidava ad Altomonte una nutrita e qualificata delegazione nazionale – mira a sviluppare innanzitutto la convivialità e il confronto su prodotti di eccellenza che fanno riscoprire borghi meravigliosi e un patrimonio culturale ineguagliabile che l’Italia possiede e che deve mantenere. Il nostro Paese ha caratteristiche uniche basate proprio su prodotti autoctoni: attraverso loro emerge la storia del territorio e noi vogliamo che tutto ciò venga custodito ed esaltato. E tutte le confraternite che fanno parte della Fice hanno questo obiettivo primario>.
Cosa è una confraternita? Da dove viene il desiderio di associarsi, di creare gruppi di persone che… giurano fedeltà a un fine enogastronomico tutto basato sui sapori e sul valore delle tradizioni? Lo spiega benissimo il prof. Ottavio Cavalcanti già docente di Storia delle tradizioni popolari presso l’Università della Calabria di Cosenza: <Le confraternite anche se hanno certi rituali particolari non sono certo goliardate ma cose molto serie. Innanzitutto c’è la ritualità conviviale che fa nascere l’esigenza di congregarsi; condividere lo stesso cibo crea familiarità. Poi mangiare bene è salutare e certi pasti che erano basati su cibi semplicissimi, come per esempio polpette e vino, hanno un posto importante nelle diete antiche e nelle tradizioni. Adesso, tramite il loro recupero, possiamo davvero celebrare quello che era la “ricchezza della povertà”>.
Il ruolo delle confraternite è, quindi, assolutamente centrale. Ad Altomonte ne sono venute tante da lontano (Busto Arsizio, Brescia, Novara) e anche dalla più vicina Puglia, oltre quelle calabresi che hanno voluto essere tutte presenti (dal Bergamotto al Baccalà, alla Frittola) per accompagnare il… lieto evento che ne prelude altri, visto che già si prospetta la nascita di una nuova confraternita per celebrare il classico ”peperoncino diavolicchio” di Diamante.
Tutti insieme, con i loro variopinti e caratteristici mantelli, hanno posato sulla scalinata di S. Maria della Consolazione. Un colpo d’occhio straordinario, come straordinaria, unica, è stata l’atmosfera che ha caratterizzato l’intera giornata sino al convivio nel ristorante dell’Hotel Barbieri a cui tutta la famiglia si è dedicata con la ben nota passione.
<Sono stati, questi ultimi, due mesi molto intensi e di grande impegno – conferma Michele Barbieri, priore della Confraternita – ma il risultato di questa giornata ci soddisfa pienamente. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di far conoscere questo prodotto nel mondo anche con l’aiuto della nostra azienda agricola. Sento attorno a noi un grande entusiasmo e vedo all’orizzonte tanti progetti da realizzare. E’ stato il miglior modo per cominciare un cammino>.
Il rituale dello scambio dei doni fra le Confraternite presenti è stato emblematico del clima che regna tra i vari… “reparti mobili” della Fice. Un vero e proprio esercito di strenui (ma molto efficaci) difensori di quei sapori che vengono dal passato ma parlano, nel mondo di oggi, della immensa e assolutamente unica, varietà e tipicità di alcuni prodotti italiani di eccellenza.
La nascita della “Confraternita degli zafarani cruschi del Pollino” è un messaggio forte rivolto a tutti i cultori dell’enogastronomia e di quella parte della cultura italiana basata sul gusto. Una conferma viene dallo stesso sindaco, Gianpietro Coppola: <Altomonte è quello che ogni parte del Sud può diventare>. Parole eloquenti sul valore, anche economico, e sulla necessità della conoscenza dei prodotti tipici sui mercati anche internazionali.
<L’obiettivo – spiegano Enzo e Michele Barbieri – è quello di preservare, valorizzare e promuovere la cultura e le tradizioni legate ai celebri peperoni cruschi del Pollino, un simbolo della nostra terra. Con questo passaggio ci impegniamo a diffondere la conoscenza di questa eccellenza gastronomica a livello nazionale e internazionale attraverso degustazioni, eventi culturali e la collaborazione con le altre confraternite>.
Agli odori e ai sapori degli zafarani cruschi fritti a vista dalla famiglia Barbieri nello splendido chiostro dei Domenicani, si sono aggiunti come detto gli straordinari colori delle Confraternite e le note di canzoni della tradizione popolare calabrese e meridionale.
Infine il convivio ha segnato un altro passaggio fondamentale. Un trionfo di sapori veri: dalla “schicculiata” alla “tamarrata”, alla “zuppa contadina”, ai pani scavati, ai “rascatieddi della tradizione con pomodoro ricotta salata e peperoncino” solo per citarne alcuni; nomi intraducibili che hanno tutto il fascino dell’antico: esempi tipici di cultura e di grande cucina della tradizione meridionale. E davanti ad essi l’Italia, da Novara in giù, si è unita magicamente. Un altro miracolo targato… Famiglia Barbieri.