Nasce VI.N.O.S. l’associazione che unisce i territori di Nurra, Coros e Romangia in un originale racconto, univoco e moderno
Nel nostro viaggio sulle tracce del Vermentino, partiamo da Alghero in una giornata torrida che pure ci consentirà -lo scopriremo dopo- di godere pienamente di un tramonto indimenticabile con vista sull’Asinara. Siamo in una terra bellissima per biodiversità pedoclimatica e ricca di storie e leggende, dove abbiamo avuto la fortuna di tenere a battesimo un associazione di giovani talentuosi vignaioli, che hanno unito le loro energie e competenze per valorizzare l’intero territorio del nord-ovest e dei quali, nel prossimo futuro, sentiremo molto parlare.
Amicizie nate in molti casi nelle aule universitarie, hanno fatto sì che sette giovani viticultori, enologi ed agronomi, provenienti da esperienze diverse, abbiano fondato i Vignaioli del Nord Ovest Sardegna, associazione il cui acronimo VI.N.O.S. strizza l’occhio al marketing. Mario Bagella (il Presidente), Gian Piero Saccu, Giulio Ruiu, Antonio Cargiaghe, Leo Conti, Gavino Delogu e Antonio Ogana, il cui progetto ci è stato segnalato da Immacolata Serra, Delegata provinciale ONAV, hanno così ufficialmente inaugurato la nascita di questa realtà progettuale che valorizzerà certamente i territori della Nurra, del Coros e della Romangia e le produzioni vitivinicole dell’areale. Il territorio del nord ovest della Sardegna attualmente ricade solo in parte nella piccola Doc Moscato di Sorso e Sennori e ad ovest nella Doc Alghero. La Nurra ha già una sua IGP.
A pochi km da Alghero, nei pressi del Lago Baratz -unico bacino naturale della Sardegna- sito dove la leggenda vuole sorgesse l’antica città di Barax, sommersa dalle acque del Rio dei Giunchi, incontriamo per primo Gian Piero Saccu, brillante giovane enologo, con esperienze anche all’estero specie in quel di Blenheim, nel Marlborough, dove la Nuova Zelanda esprime eccellenti Sauvignon blanc.
Podere 45 è l’azienda della famiglia Saccu, nata nel 2021 da un vigneto di 25 anni. Due ettari allevati a Vermentino e Cagnulari, che in passato venivano conferiti alla cantina sociale di riferimento della zona. La svolta imprenditoriale valorizza il prezioso vigneto di famiglia, che sorge in questa pianura algherese, nata negli anni ’30 dalla bonifica idraulica e fondiaria di 30000 ha di terreni , resi fertili e produttivi da una vera e propria visionaria colonizzazione. Da Podere 45 vengono prodotte due etichette di vermentino, una di cagnulari, ed una di rosato (85% vermentino e 15% cagnulari).
La prima etichetta proviene da un suolo più sciolto, con maggiore presenza di calcare. Degustiamo il Vermentino di Sardegna Doc 2022. Annata estremamente calda ma declinata in tranquillità, con ottima maturazione delle uve, e forse minore acidità, elementi che danno vita ad un vino che mostra un corredo aromatico già complesso. Sorprende per un bel frutto a polpa gialla, prima ancora della tradizionale tendenza floreale, di acacia e macchia mediterranea. Figlio coerente di questa annata calda, che evidentemente sul versante algherese si giova di influenze mitigatrici, che definiremmo quasi “atlantiche”. Usando il tappo stelvin, Gian Piero “gioca” un po’ con la permeabilità delle membrane, per un risultato complessivamente piacevolissimo, per la sua bella integrità e freschezza.
La seconda produzione di Vermentino e’ differenziata come Alghero bianco Doc. Sempre Vermentino in purezza, ma proveniente esclusivamente dal terreno più argilloso di Podere 45. Questo vino fa 3 giorni di macerazione pre-fermentativa, ed il suo terroir gli regala un bell’estratto. Al calice lo ritroviamo minerale e sapido, con una buona complessità, che gli regalerà una bella evoluzione. Degustiamo anche la 2021 frutto di un annata decisamente diversa, fresca e colpita da una gelata l’8 di aprile che ne ha ridotto la produzione del 70%, dopo che un caldo febbraio aveva anticipato il risveglio delle viti. Lo apprezziamo già alla vista per la sua brillantezza, questo Vermentino Doc 2021 frutto dell’intero vigneto Saccu, che si offre subito in morbidezza e presenza calorica, bilanciate da una bella energia fresco-sapida, su note floreali e di macchia. A Gian Piero e la sua famiglia, va anche il merito di credere nel Cagnulari, vitigno divenuto quasi reliquia dopo la phillossera, e recuperato da alcuni produttori di Usini nel Coros e da lì diffusosi nella Nurra.
Storicamente il cagnulari era presente in tutto l’areale del nord ovest nei tradizionali vigneti promiscui, risultando in assoluto la varietà più coltivata prefillossera, nel Sassarese, e nel Coros. Poche le caratteristiche in comune con il più famoso cannonau, poichè il cagnulari dal grappolo molto compatto, ha maggiore dotazione in polifenoli, ed a parità di suoli con il cannonau, maggiore acidità fissa, così che insieme riescono a dar vita a blend longevi. A seconda dei territori può risultare un vino difficile da apprezzare sul mercato i primi due anni, infatti storicamente viene vinificato in uvaggio, ma la famiglia Saccu scommette su una produzione in purezza, che grazie al particolare terroir di questa pianura a poca distanza dal mare, gli conferisce un carattere più giovanile e pronto, diremmo in moderno stile barbera.
Ci spostiamo di un paio di Km in bassa collina per conoscere Antonio e la sua Cantina Cargiaghe. Siamo in piena Nurra, con una bella esposizione diretta sul mare, proprio lì a due passi. Sei gli ettari di superficie vitata a Vermentino, Carignano, Cabernet sauvignon e Cagnulari, con recenti impianti di Cannonau e Moscato .
Qui lo scisto è ben visibile dal profilo del suolo e siamo a soli tre km. da un mare che, spinto dal maestrale, si fa sentire senza incontrare barriere. La particolarità del terroir non può che incidere sul profilo aromatico dei suoi vini, regalandogli una bella mineralità, valorizzata dalla vinificazione.
Oggi i vini di Antonio Cargiaghe fanno solo acciaio, ma in un prossimo futuro prevede di far vivere, in particolare al suo cabernet, una breve sosta in legno. Il suo Vermentino grazie alla piena esposizione, quest’anno si vendemmia a fine agosto, in anticipo rispetto al solito.
In cantina abbiamo il piacere di degustare il campione di vasca del Vermentino, dalla vendemmia 2022. Ci conferma che la calda annata 2022, ha regalato al calice un prodotto già pronto. Per questo motivo Antonio, enologo di talento, ha adottato una chiusura particolare per il suo Vermentino 2022; la scelta è caduta sul Nomacorc 100 di Vinventions. Il nostro V.I.P. Tasting prosegue con la degustazione del suo Vermentino di Sardegna Doc 2021. Sapidità e note balsamiche che si susseguono piacevolmente, ricordando il segno lasciato da quel 2 maggio in cui salsedine e freddo fuori stagione (temperature fino a 5 gradi) ed i forti venti, hanno sferzato i vigneti fino a 50 km dalla costa, riducendone la produzione, ma arricchendo il bouquet dei vini prodotti.
La “pompa” di Maestrale che scende dalla Cote du Rhone, passando dalla Corsica , spesso esplode sulle bocche di Bonifacio con l’effetto Venturi ma soprattutto, mitiga le alte temperature che si raggiungerebbero altrimenti. Lo sbalzo termico tra mattina e sera è noto, costituisce invece un fattore fondamentale per fissare la componenti fenoliche ed esaltare gli aspetti acidi dei vitigni. Antonio per i suoi rossi ha scelto di utilizzare il Nomacorc 300, per dare un po’ di evoluzione in bottiglia. Apprezziamo il suo Alghero Rosso Doc 2020, un Carignano della Nurra, insolitamente fresco, fruttato e dinamico, meno strutturato rispetto a quello del Sulcis. Qui il territorio ne fa un vino gastronomico da apprezzare anche d’estate, giocando sulle temperature.
Abbandoniamo idealmente la pianura e la bassa collina della Nurra e dirigendoci verso Sassari entriamo nel Coros, ad Usini ( dal greco euxenos “paese ospitale” ) terra ricca e fertile in posizione ottimale tra le colline, dove si trova dal 2016 la cantina di Gavino Delogu. Un paesaggio puntellato da ulivi secolari e vitigni antichi come il Cagnulari, quasi perduto a causa della phillossera e recuperato proprio ad Usini -come ci raccontava Gian Piero Saccu- e da qui ripropogatosi.
Di Gavino, che ci ripromettiamo di conoscere personalmente in una prossima occasione, degustiamo il Primastella, Vermentino di Sardegna Doc 2021. In fondo i suoi vigneti sono a soli 20 km dal mare, in un tipico contesto collinare calcareo, di argille ferrose con percentuali di calcare attivo elevato. Vigneti posti a quasi a 300 mt. s.l.m. dove grazie al compluvio, che da Porto Torres si incanala fino all’entroterra, sono raggiunti da una benefica influenza salmastra. Ne risulta unVermentino fresco e giovanile, di buona aromaticità, con profumi incentrati su fiori bianchi di campo, ma anche timo e salvia, che ritroviamo al palato con una sottile nota di mandorla fresca, macchia mediterranea e quindi agrumi dolci; buona la chiusura su note sapide.
In questi territori c’è la consapevolezza di raggiungere più facilmente ottime espressioni per i vini bianchi, con caratteristiche di longevità in benessere. Aumenta infatti l’estratto secco e l’acidita’, mentre i ph sono in media più bassi, rispetto alle zone più calde del nord ovest. Ne risultano vini in genere gastronomici, che accompagnano anche la cucina di Usini, dove è famosa la particolare pasta fresca andarinos, estremamente laboriosa, fatta di piccoli coni affusolati in un formato elicoidale, tradizionalmente sposati al sugo di pecora e maiale chiamato “ghisadu”.
In Romangia insiste l’azienda agricola di Leo Conti a Sennori, dove oltre al Vermentino, alleva Cannonau, Cabernet, Cagnulari e Moscato. Di Leo Conti abbiamo degustato il Marasò 2022 proveniente da una delle zone più alte della Romangia. Un anfiteatro naturale che va dal livello del mare fino a 300 mt. slm. Nel territorio a valle sul mare protagonista è la componente di arenaria del Pleistocene, uno dei due macrosuoli caratterizzanti della Romangia.
L’azienda e’ invece su suoli marnici del Miocene, a Zighera, dove si apre lo spettacolo naturale della mezzaluna dell’Asinara sullo sfondo. Marne bianche dove è assente la componente ferrosa, ed il calcare, meno attivo rispetto al Coros, ha già ceduto le sue componenti al terreno. Questo giovane vermentino, più verticale, arriva al naso con una evidente acidità, ed al palato freschezza e bevibilità si accompagnano a piacevoli sensazioni minerali. Leo Conti è un vero enologo giramondo, e da quest’anno inizia ad imbottigliare in proprio, seguendo in pieno lo spirito del percorso associativo che racconta le personalità di ognuno, esaltandone le differenze, e nel quale ciascuno può avvalersi dell’esperienza di chi magari è partito prima.
Con Giulio Ruiu degustiamo la vendemmia 2022 del suo “Vino della Vigna”, blend da 80% Cannonau e 20% di Pascale con piccole percentuali di varietà autoctone bianche. A Sennori in Romangia Giulio conduce con il padre l’Azienda Agricola Ruiu. Il 2023 sarà proprio l’anno del primo imbottigliamento di questo vino soprendente, che affina 7 mesi in acciaio e 2 in bottiglia. In termini commerciali l’azienda in realtà ha sempre prodotto un vino sfuso molto apprezzato, ed è conosciuta anche per la produzione di olio da ulivi secolari. In bottiglia l’azienda ha appena iniziato la propria avventura, ma il nonno era già famoso per il suo Moscato. Un’ espressione particolare, il vino di Giulio, un blend dalla duplice attitudine, di bella beva, molto croccante e saporito, ma lineare e pronto. Se queste sono le basi si prospetta una produzione di nicchia davvero interessante.
La vigna di Giulio rappresenta un po’ la genesi dell’associazione, essendo teatro delle riunioni di Vi.N.O.S. La sua interpretazione , in chiave moderna, prova a recuperare la tradizione italica di vinificare ciò che sta in vigna, comprese le varietà autoctone bianche, scevro dall’imposizione enologica “di stampo teutonico”, di vinificare in purezza. Il vino che ne nasce è frutto di un corretto compromesso tra le diverse maturazioni di cannonau e pascale ( di solito rappresentato con un taglio più alto ), e ci ricorda quando taglio e beva erano fondamentali, perché il vino doveva essere consumato già a Natale ed era frutto del tradizionale uvaggio tra le diverse varietà della vigna.
A Sennori è ubicata anche l’azienda agricola Agreste, di Antonio Ogana che produce cannonau in prevalenza. Non abbiamo potuto degustare i suoi vini, che certamente avremo modo di apprezzare in una prossima occasione.
Dalla Cantina di Mario Bagella a soli 400 mt. dal mare, dove ci riuniamo a Montizzeddu, per le degustazioni al tramonto, si scorgono appunto i Tres Montes di Sorso, che nascondono una parete di roccia che sale fino alle vigne di Giulio Ruiu e Leo Conti. Da qui si puo’ intravedere la stratigrafia calcarea. Siamo sulle marne bianche a mezza costa di questo anfiteatro naturale. La pianura è ricca di matrici alluvionali, ma con sottostante strato di arenaria. I pochi corsi d’acqua, storicamente in pianura davano luogo a produzioni ortive. I filari del suo Vermentino allevato invece a circa 120 mt slm, vengono mantenuti asciutti dalle brezze marine che soffiano continuamente, garantendo anche un clima mite e temperato.
Gli 8 ettari di Mario Bagella allevati a Vermentino, Cannonau, Cagnulari e Moscato, a Sorso in Romangia, rispecchiano un po’ l’ampelografia del territorio. Lui da buon presidente dell’associazione, ci trasmette la voglia dei Vi.N.O.S. di abbattare i campanilismi, raccontando questo meraviglioso territorio e ciò che lo contraddistingue, in modo più unitario : i suoli diversi, ma soprattutto la vicinanza dei vigneti al mare e l’influenza del poderoso maestrale, che danno un’ impronta particolare alle varie espressioni in vigna.
A Montizzeddu (che significa piccola collina) uno dei Tres Montes, apprezziamo un’area storicamente tra le più vocate a Sorso per la produzione di vino. Sono circa 1150 gli ettari vitati in Romangia, prevalentemente a Cannonau, con biotipi locali del cannonau sviluppati grazie al particolare ecosistema, e poi Vermentino e Moscato bianco, Cagnulari e Pascale a bacca rossa.
Una scenografia naturale accarezza lo sguardo che al tramonto spazia da Stintino, fino all’Asinara ad ovest, mentre ad est sullo sfondo si erge la bella Castelsardo nell’Anglona, dove i terreni di origine vulcanica, si fanno basaltici.
Il Vermentino di Sardegna “Olieddu 2020” di Mario Bagella che degustiamo quando fanno capolino le prime luci di Porto Torres e Stintino, è anche il simbolo di quella omogeneita’ che, grazie ad un buon affinamento, tenderà ad un espressione idrocarburica dei bianchi del territorio, che ritroviamo già in questa etichetta. In cantina dopo una macerazione a contatto con le bucce per circa 18 ore, Olieddu subisce una fermentazione spontanea grazie all’azione dei lieviti indigeni, affinando per 8 mesi sulle fecce fini. Profuma di rosmarino, timo e della tipica macchia mediterranea di questo angolo di Sardegna, risultando intenso e di buona persistenza anche al palato, succoso e sapido, chiudendo su piacevoli sentori minerali.
Consapevolezza del territorio ed una interpretazione moderna dei vitigni, senza perdere di vista la distinzione delle tre sottozone storiche di Nurra, Coros e Romangia, sono peculiarità dei Vi.N.O.S., capaci di dar vita ad etichette eleganti, originali e marcatamente territoriali. In particolare ritroviamo un filo conduttore nelle varie espressioni di Vermentino, realizzate con il massimo rispetto della natura e dei suoi tempi, con un moderato intervento in cantina e caratterizzate da un sorso morbido e fresco al contempo, che permette alla note saline di ben figurare.
Questo gruppo di amici, che ben rappresentano le aziende, sono uniti anche dalla “cionfra”, che definiremmo un aspetto culturale, il vero piacere di stare insieme, riassunto in questo termine intraducibile.
Sarà interessante ritornare per apprezzare l’evoluzione delle loro declinazioni di Vermentino, e scoprire meglio varietà come il Cagnulari, e le espressioni in rosso delle 7 cantine : Podere45, Cantina Mario Bagella, Agricola Leo Conti, Vini Gavino Delogu, Azienda Agricola Giulio Ruiu, Agreste e Cantina Cargiaghe.
Il plus dei Vi.N.O.S. sta anche in un accoglienza senza sovrastrutture, professionale ed altrettanto gioviale ed autoironica; la loro compagnia rende oltremodo piacevole la visita a queste emergenti realta’ e la degustazione dei loro vini, magari con un passaggio nella vigna di Giulio, che pare sia il vero “tempio della cionfra”.